
Rasul Rza, Nazim Hikmet e Suleyman Rustam
Razul Rza (vero nome Rasul Ibrahim oghlu Rzayev), dichiarato poeta nazionale dell’Azerbaigian nel 1960, è nato il 19 maggio 1910 nella città di Goychay. Ha studiato all’Università Comunista Transcaucasica e si è diplomato all’Istituto Cinematografico di Mosca. E’ stato ministro del suo paese per la Cinematografia (1945-48), presidente dell’Unione degli Scrittori (1938-39) e più volte membro del Soviet supremo dell’Azerbaigian. Premio Stalin nel 1951.
La sua prima poesia – Oggi uscì a Tbilisi nel 1927. Negli anni 1941-45 partecipò alla guerra come corrispondente e scrisse poesie e romanzi d’ispirazione prevalentemente patriottica. E’ autore anche di testi per bambini e di saggi. Ha tradotto nella sua lingua opere di H.W. Longfellow, G.G. Byron, Lope de Vega, P. Eluard, A. Puškin, M. Lermontov, N. Nekrasov, T. Ševčenko, A. Blok, V. Majakovskij (che esercitò una forte influenza sulle sue prime opere poetiche) e molti altri poeti.
Negli anni ’60 cominciò a scrivere con un tono più filosofico, mettendo in evidenza nei suoi romanzi il pensiero analitico, l’approccio filosofico alla vita di ogni giorno. Le sue liriche e le prose tradivano ora una concreta e sottile critica del regime sovietico, e per questo per un certo periodo gli fu proibito di scrivere. Morì a Baku il 1 aprile 1981.
Rasul Rza è considerato un innovatore nella letteratura azerbaigiana. Tutta la sua vita è stata una continua ricerca di forme e mezzi poetici sempre più perfetti. Non ha mai avuto paura di sperimentare. Era profondamente convinto che solo seguendo strade non ancora battute, dove sono frequenti non solo conquiste e scoperte, ma anche insuccessi, si può avanzare. Un chiaro esempio al riguardo è rappresentato dal ciclo di 30 poesie I colori. In esso Rasul Rza crea originali e insolite metafore, dove la bellezza dell’immagine poetica si accoppia alla profondità del pensiero filosofico. Attraverso la percezione dei differenti colori e delle loro sfumature, si arriva ad ampie generalizzazioni filosofiche. Secondo il poeta stesso, i colori attraversano la nostra vita e risvegliano il ricordo di sentimenti assopiti.
In questo ciclo il poeta consapevolmente si allontana dalla struttura e dalla composizione della poesia tradizionale, e crea modelli del tutto nuovi di espressione poetica. Egli sembra invitare il lettore a una collaborazione, rendendolo partecipe della percezione figurata della realtà. La semplicità della forma e la profondità del pensiero sono la principale caratteristica di questi Colori, un ciclo alla maniera emozionale dell’impressionismo, che il poeta Jl’ja Selvin’skij definisce “un passaggio dalla pittura alla filosofia…che oscura il fascino coloristico di Arthur Rimbaud, che ha visto i colori nelle lettere”.
Il ciclo è stato tradotto in molte lingue. Tra gli ammiratori della poesia di Rasul Rza c’è anche Nazim Hikmet, secondo il quale in quest’opera l’autore “ha superato se stesso”. Il poeta turco ha sempre seguito con grande interesse la creazione di Rasul Rza. E da parte sua, anche quest’ultimo ha sempre mostrato affetto e interesse per Nazim Hikmet. Nel ciclo in questione il colore Giallo paglierino è dedicato proprio al poeta turco.
“I colori” tradotti da Paolo Statuti dal russo (Traduttori: Boris Sluzki, David Samojlov, Junna Moriz, Leon Tomm, Alla Achundova)
Rasul Rza
I colori
Ouverture
Bianco, nero, giallo, verde, rosso,
ogni colore è il messaggero di qualcosa,
messaggero di tristezza e di speranza,
messaggero di lutto e di sogno.
Ogni colore ha un senso, ogni colore
ha un particolare contenuto.
Chi per primo ha stabilito, quando?
Chi per primo ha suggerito, quando?
Che il nero è lutto, il rosso è festa,
il giallo è odio e inimicizia?
Chissà quando, perché e chi
li ha distinti così e non diversamente.
Il rosso è il sangue,
ma anche la pietra di un anello,
e il pianto sul viso.
Il nero è il lutto e il dolore,
e l’amore – fino in fondo,
e l’inimicizia – fino in fondo.
Il bianco copre l’occhio come macchia
e può accecare chi vede.
Ma il bianco con un fiore orna la tavola
e allieta l’uomo.
Uno vede le foglie verdi verdi,
un altro rosse rosse.
Ma le foglie rimangono foglie –
pur se diventano verdi, rosse, gialle.
I colori arrivano nei nostri cuori,
simili a un vento freddo o caldo.
I canti arrivano nei nostri cuori,
I colori destano
i nostri ricordi,
i colori destano
i nostri sentimenti.
Simili a un colore freddo o caldo.
Se tu non puoi vedere di più,
un colore sarà un semplice colore.
Anche nei colori, come nella musica,
c’è un’armonia particolare.
Anche nei sentimenti, come nella musica,
c’è un’armonia particolare.
La speranza, la sofferenza, hanno un colore.
I suoni e i colori hanno riempito la Terra.
Se pensi a ciò,
frusciano le pagine dei colori,
si ravvivano i colori del mondo,
del sangue, del fuoco,
della notte e del giorno,
della lotta eterna,
del destino umano.
Bianco
Il sorriso di un bambino addormentato.
La speranza, se si può sperare.
Un favore disinteressato.
Quando un malato sente: “Non è cancro”.
E tutto ciò che crea la felicità umana…
E anche la menzogna detta per consolare.
E l’amicizia fra tutti gli uomini.
La gioia che danno le sfumature del bianco
La gioia.
L’arcobaleno.
La patria.
Il rametto di ciliegio in fiore.
La neve non ancora sciolta.
La faccia di un bambino sporca di latte
e la sua gioia quando immerge
il cucchiaino nella pappa.
I dubbi che si dissolvono come nebbia.
Lo scioglimento di un nodo.
Una bianca colomba che ha steso le ali.
E da sempre –
Le opere degne dell’uomo.
L’amore che danno le sfumature del bianco
Il significato della vita.
L’argento dello specchio dell’anima.
La chiave del cuore –
l’unica chiave del miracolo.
Ciò che non si vende e non si valuta
col denaro.
Il canto segreto di ogni anima.
Il dono della benevolenza
e del sentimento.
Avorio
L’antico pettine del nonno.
Le amare sorti dell’Africa.
La voce di un facile guadagno.
Il destino dei neri.
La leggenda delle leggende.
I sogni che si avverano.
Il profitto ricavato
con l’altrui rovina.
Le sbarre di una prigione.
Il cappio insaponato.
Il filo spinato usato come frusta.
Il pretesto per sparare agli elefanti –
inesauribile pretesto.
Il mondo della bramosia.
Le sette sfere una dentro l’altra,
scolpite in sette anni.
E nei paesi che gemono dal dolore –
i Sakina, i Salman, gli Ahmed.
Grigio
Quelli che mettono radici in ogni suolo.
Quelli di cui si dice: né agli altri, né a se stessi.
Le ombre di una folla di erranti senza volto.
La cenere della sigaretta spenta,
finita tra le dita morte.
Le rose appassite avvolte nel cellofane.
Il riso sulle labbra e la tristezza negli occhi.
Il segno gelido della solitudine
rappreso nei capelli.
Il tempo insignificante,
l’abito di un’orfana,
portato fino al totale logorio.
Una piccola goccia che cade a stento,
e riempie il calice della pazienza.
Le parole ripetute e logore
di verità correnti.
Argento
Armi antiquate, colore disarmato
e colore scoperto nel deposito della memoria.
La canizie del mio primo maestro
e la schiuma
che ha reso d’argento
l’onda.
Il nostro ricordo delle nonne e dei nonni,
di Shamil (1) e delle sue vittorie.
Lo specchio donato alla fidanzata,
il mattino
col vento, insieme col fogliame.
La canizie:
prezzo del sangue, del sudore
della stanchezza, delle notti insonni.
Un lontano
filo di fumo cinerino,
che fa sperare a un viandante il riposo.
Il peso della neve sugli alberi del nord,
tutti i toni di canuto e grigio,
il canuto che è ancora giovane,
come la testa ribelle
di una persona,
che malgrado tutto
crede nei suoi
diritti.
Ed ecco il fratello minore
dell’oro – l’argento.
Pistacchio
Il mare all’inizio della primavera.
La primavera nel dormiveglia,
il primo verde.
I becchi aperti dei pistacchi.
Le labbra di bella donne
in un ghazal (2).
Le labbra, i ghazal e una voce
vicina. E le strette foglie
del salice. E della prima giovinezza
i mille ricordi.
Verde
Pianure e montagne in primavera.
Il grano spuntato.
Il sole penetrato nella risacca dell’oceano.
Il picciolo della prima foglia
che ha cominciato
a crescere.
I paesaggi di Cézanne.
La lucciola del semaforo sulla linea
ferroviaria.
Un sorso d’acqua, quando la sete tormenta.
La preoccupazione di ognuno per tutti.
Azzurro
Il mare senza onde.
L’amore senza tristezze.
La profondità del cielo.
Degas e le sue “Ballerine”.
Il sole disegnato da un bambino.
La serenità negli occhi umani.
La grandezza delle anime umane.
Il conforto dato dalle sfumature dell’azzurro
La giustificazione della docilità –
la peggiore sofferenza.
La speranza che arriverà
il cammello
col carico rimasto a Tabriz.
Brandelli di azzurro del cielo
nei tetti bucati delle capanne.
Le ombre di piccoli arbusti
sull’ardente sabbia del deserto.
La velenosa dolcezza dell’illusione.
E, infine,
il pensiero, viscido come serpe: “Terribile!
Sì, ma…
Non è affare mio!”
Turchino
Il dolore di un amore lontano,
rimasto nella memoria per sempre.
Le onde del mare.
La luce di una lampada color smeraldo,
che cade spontaneamente,
come la neve, sulla parete azzurra.
La tristezza di un dito senza nome
di una povera ragazza dal viso
bello e triste,
desiderio di una piccola gemma al dito.
Baku vista da Cafar Cabbarli (3).
E soltanto due dei miliardi di occhi
generati dal mondo.
Giallo
L’onda dei campi con le spighe mature.
Il volto di una donna il cui bambino è invalido.
Gli alberi nei brandelli dorati dell’autunno.
L’ombra della fame sulle guance di un uomo.
Una manciata di metallo sonante –
per l’amore.
Il singhiozzo delle corde,
un piacevole sogno.
Il tormento degli occhi rappresi nell’attesa.
I narcisi.
Il colore di un notturno di Debussy.
I tori
che vanno ingenuamente al macello.
Due mani umane.
Il pane quotidiano.
Giallo paglierino
Desiderio delle nude pareti
tra le quali sei nato.
La verità vestita di tragico.
Nazim Hikmet (4).
Nazim nei raggi obliqui del tramonto.
Nazim col suo amore malato.
Il duello del cuore col dolore.
E nel fienile la paglia dell’orzo
che a una famiglia non basta
neanche per due giorni.
E un raggio d’inverno
che tra le nuvole
è apparso per un attimo.
Amari ricordi.
Una ferita invisibile
che brucia e brucia,
insistente, come la persuasione.
L’edera, nella quale non c’è
la volontà di attaccarsi al mondo.
La corda
già tesa
alle dita irrigidite.
Un cantore che ha smarrito il canto
e, infine,
la paglia delle spighe:
l’ultimo amore di un grande uomo
e la sua ultima tristezza.
Oro
Il breve sonno di un ergastolano.
Il segno dell’amore portato al dito.
Il bordo delle nuvole in una notte di luna.
La generosità della terra.
I girasoli di Van Gogh.
La bellezza di una frase fiorita.
Escrementi seccati nel deserto senza erba.
Un mucchio di grano.
Il bagliore dei capelli.
L’unica lacrima di un eroe.
Il vino indorato dal tempo.
Il tempo stesso.
Il trono che sonnecchia in un museo.
Il prezzo della testa di un evaso.
Il fratello maggiore dell’argento,
gemello del delitto – l’oro.
Fulvo
Un perfido coltello nella schiena.
Un braccialetto – manetta d’oro.
Il verde nel blu carico.
Il fratellastro che provoca la separazione.
Il filo di paglia di chi affoga.
La chioma di un albero nel deserto riarso.
E il fulvo
più comune –
con le braccia
e con le gambe.
Arancione
Le novelle di Sherazade.
La neve che ha sorbito i tramonti.
Una pelliccia del Chorosan.
L’afa senza corrente d’aria.
Il muggito di una mucca,
alla quale hanno tolto il vitellino.
Un gattino viziato
sulla ciotola del latte.
L’immagine della persona amata, vista
per un istante.
Color dattero
Il deserto e la carovana.
Il Corano
antico e stampato in oro di mio nonno.
La lotta delle colonie –
la sua inestinguibile fiamma.
L’arida calura sui campi di riso.
Tronchi come proboscidi di elefanti,
che nascondono in un’alta tenda
frutti succosi.
Una pena inconsolabile.
Il volto con una lacrima dimenticata.
Occhi, occhi, occhi.
Marrone
La disputa del sole con la sabbia ardente.
Il ricordo di Balzac.
Un tizzone di cuore in fiamme.
Il focolare senza più il colore e il gusto del fuoco.
Le tracce dei piedi di Gauguin a Tahiti.
Oceani di diafane lacrime.
Milioni di modeste tombe.
L’uomo, uomo, uomo
che ride, che piange, onnisciente.
Nero
Un nemico spregevole.
La paura del subcosciente.
Chi striscia per timore, non per malattia.
L’alba nel giorno dell’esecuzione.
La menzogna.
I pensieri impuri.
Oltre a questo, nel mondo troverai
molto nero in un altro senso.
Un nero, ma senza sapore di sangue.
Occhi neri, sopraccigli neri.
Viola
Il profumo della primavera in inverno.
L’ombra della neve primaverile.
Il timore d’improvvise separazioni.
Gli occhi azzurri oscurati dalla rabbia.
Il suono di una corda che si è rotta.
Una testa chinata, come una viola.
Uno stormo di gru che vola via
sulla distesa dei campi
nella foschia.
E ancora:
il gomitolo di filo di mia nonna
sul pavimento.
Violaceo
Il naso di un beone accanito.
Nel primo giorno di scuola la macchia
sul quaderno che ha fatto piangere.
L’inchiostro sulle mani di un bambino.
Le ninfee al sole su uno specchio d’acqua.
Il crepuscolo. Giardini al crepuscolo.
Cobalto
L’azzurro sotto il peso di una tristezza nera.
Una tavola riccamente imbandita.
La furia nascosta del mare.
Un lago di filo sul tappeto.
Il mesto colore di un bacio
non ricambiato.
I semicerchi di occhiaie scure.
I giuramenti di anime sleali.
Rosa
La rivoltante diffamazione degli usignoli.
La felicità che non costa molto.
L’idillio della campagna
E il citrullo che l’ha descritto.
La schiuma della birra.
Un amico grossolano e adulatore.
Le piume nell’aria di un flamingo ferito.
Omar Khayyan (5) nel pieno di un duello
col vino
(così pensano di lui gli sciocchi).
Il vino dell’alba tra la notte e il giorno.
Un grosso volume
di prosa grigio rosa.
La fragranza delle foglie.
Il vortice di una rosa dischiusa.
Il rossore delle guance per la passione e il lavoro.
E ancora:
il santo colore della timidezza.
Rosso chiaro
L’immagine indimenticabile
del fonditore
che versa il metallo nelle forme.
Il papavero che fiorisce sui monti,
E nelle case
il dono inestinguibile
di Prometeo.
Un uomo che vince la paura.
Un’idea di questo colore.
Il coltello di un malfattore.
La tragedia di Ovidio.
Una rivolta armata sotto la pioggia.
Bandiere trionfanti
in una sfilata.
La furia di un popolo
nel combattimento decisivo.
Il breve senso di una parola sincera.
E ancora:
il ricordo degli anni dell’infanzia.
Il minareto del mio villaggio.
La sfumatura rosso chiaro – la speranza
E’ la strada più breve
per la stella più lontana.
E’ il viso aperto di un uomo
e gli occhi,
pieni di fiducia nella gente.
Convinzioni date dalle sfumature del rosso
Il sentiero della speranza, della pazienza.
Grappoli saturi di sole.
Una piazza, la folla e un canto.
L’impotenza delle pallottole e della cattiveria.
Il sapore della rovina.
Il nome di uomo.
Il primo figlio di un padre
tormentato dalla coscienza.
L’amore per l’umanità.
La verità – tutta fino in fondo.
Porpora
Andavano due persone.
Hanno superato valli e montagne.
Ma non trovavano la loro strada.
La mezzanotte coprì le valli e i monti.
Quando il sole sorse all’orizzonte,
i due videro la loro strada.
Bordò
Lo scialle nuziale di mia nonna.
L’odore dello šašlyk berbero.
I ferri del cavallo Guirat (6), caldi dopo lo scontro.
Il ceppo sotto la mannaia del macellaio.
Il velo dell’alba sulla bara della notte.
Le labbra femminili.
Anche le unghie.
Non toccare, vernice fresca!
I sorrisi appiccicosi,
e le agili scimmie.
I camaleonti,
e gli applausi moderati,
leggeri…
La sabbia commestibile.
Una comoda gruccia.
La panna nera.
La fuliggine bianca.
Il saio bianco.
L’agata bianca.
Il surrogato dell’amore.
E la gente,
di seguito,
in camicie, pantaloni,
abiti e guanti di pelli diverse.
E la menzogna che sembra
verità.
Il momento in cui l’anima è vuota.
I sospiri.
Le pulci scambiate per elefanti.
Lo steccato che ha nascosto il casolare.
E tutti quelli
che si affrettano,
dai tempi remoti,
alle nozze dal funerale
e dal funerale alle nozze.
1960-1962
Note:
- Shamil (1797-1871), spiritualmente e militarmente anima e capo della resistenza delle popolazioni musulmane caucasiche contro la penetrazione russa.
- Ghazal, forma metrica molto usata nella letteratura persiana e, per suo influsso, in quella turca classica e indostana.
- Cafar Cabbarli (1899-1934), poeta e drammaturgo azerbaigiano.
- Nazim Hikmet (1902-1963), poeta turco.
- Omar Khayyan, astronomo, matematico e poeta persiano, morto nel 1123 circa.
- Guirat è il cavallo di Keroglu nell’opera in 5 atti (1937) del compositore azerbaigiano Uzeir Hadjibeyov.
(C) by Paolo Statuti
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