
Poesie tradotte da Paolo Statuti
* * *
Come moscerini all’alba,
Di suoni alati un turbinare;
Un dolce amabile sogno
Nel cuore vorrebbe restare.
Ma il fiore dell’ispirazione
È triste tra le spine abituali;
Aspirazioni passate e lontane
Sono come barlumi serali.
Ma il ricordo del passato,
Sgomento nel cuore ancora cova…
Oh, potessi con l’anima esprimermi
Senza dire una sola parola!
* * *
Un sussurro, un timido respiro,
I trilli dell’usignolo, l’argento
E il quieto ondeggiare
Di un ruscello sonnolento,
La luce notturna, le ombre notturne,
L’ombra incessante;
Una serie di magici mutamenti
Di un diletto sembiante.
Porpora di rosa in nuvole di fumo,
Barlume di ambra,
E baci, e lacrime
E l’alba, l’alba!..
* * *
Che frescura sotto il folto tiglio –
I raggi dell’afa qui non sono entrati,
E a migliaia pendono su di me
E oscillano ventagli profumati.
E là, lontano, brilla l’aria ardente,
Cullandosi, come se appisolata.
Stridente e secca, come narcotico
La voce dei grilli continua immutata.
Dietro i rami le volte azzurre del cielo,
Come leggermente di fumo velate,
E, come sogni della natura che riposa,
Le nubi passano e ripassano a ondate.
Impara da loro – dalla quercia, dalla betulla…
Impara da loro – dalla quercia, dalla betulla.
Inverno. Del maltempo c’è la feccia!
Il loro vano pianto s’è ghiacciato,
S’è incrinata e contratta la corteccia.
La bufera strappa le ultime foglie
E con rabbia infuria sempre più,
E il cuore è stretto dal freddo crudele;
Essi stanno lì in silenzio, taci anche tu!
Ma credi alla primavera. Il suo genio
Giungerà volando per dare vita e calore.
Per giorni di luce e nuove rivelazioni
L’anima dolente esaurirà il suo dolore.
Estate piovosa
Non una nuvoletta all’orizzonte,
Ma annuncia tempesta del gallo il canto,
E nel distante suono di campana
Sembra esserci del cielo il pianto.
Non ondeggiano le spighe nel campo,
Coperte di ammalata erba,
E la terra non crede al sole,
Di piogge ormai così ebbra.
Sotto il tetto umido e aperto
La vita tristemente sfaccendata.
D’una falce con frullana battuta,
In un angolo la lama s’è offuscata.
* * *
Di nuovo d’ingannevole fuoco
Trema l’autunnale Diana,
E si accordano gli uccelli
Per fuggire dove il caldo chiama.
E con dolce e severo dolore
Lieto il cuore si lagnerà un po’,
E nella notte s’arrossa la foglia d’acero,
Che amando la vita, vivere non può.
Primavera nel cortile
Come il petto respira fresco e a dismisura –
Le parole non esprimeranno niente!
Come per burroni, a mezzogiorno,
Chiassoso nella schiuma si agita il torrente!
Nell’etere un canto vibra e si scioglie.
Nelle zolle la segala inverdisce –
E una dolce voce canticchierà:
«Ancora la primavera t’intenerisce!»