Archivio | marzo, 2021

Afanasij Fet (1820-1892)

31 Mar

Poesie tradotte da Paolo Statuti

* * *

Come moscerini all’alba,

Di suoni alati un turbinare;

Un dolce amabile sogno

Nel cuore vorrebbe restare.

Ma il fiore dell’ispirazione

È triste tra le spine abituali;

Aspirazioni passate e lontane

Sono come barlumi serali.

Ma il ricordo del passato,

Sgomento nel cuore ancora cova…

Oh, potessi con l’anima esprimermi

Senza dire una sola parola!

*  *  *

Un sussurro, un timido respiro,

I trilli dell’usignolo, l’argento

E il quieto ondeggiare

Di un ruscello sonnolento,

La luce notturna, le ombre notturne,

L’ombra incessante;

Una serie di magici mutamenti

Di un diletto sembiante.

Porpora di rosa in nuvole di fumo,

Barlume di ambra,

E baci, e lacrime

E l’alba, l’alba!..

*  *  *

Che frescura sotto il folto tiglio –

I raggi dell’afa qui non sono entrati,

E a migliaia pendono su di me

E oscillano ventagli profumati.

E là, lontano, brilla l’aria ardente,

Cullandosi, come se appisolata.

Stridente e secca, come narcotico

La voce dei grilli continua immutata.

Dietro i rami le volte azzurre del cielo,

Come leggermente di fumo velate,

E, come sogni della natura che riposa,

Le nubi passano e ripassano a ondate.

Impara da loro – dalla quercia, dalla betulla…

Impara da loro – dalla quercia, dalla betulla.

Inverno. Del maltempo c’è la feccia!

Il loro vano pianto s’è ghiacciato,

S’è incrinata e contratta la corteccia.

La bufera strappa le ultime foglie

E con rabbia infuria sempre più,

E il cuore è stretto dal freddo crudele;

Essi stanno lì in silenzio, taci anche tu!

Ma credi alla primavera. Il suo genio

Giungerà volando per dare vita e calore.

Per giorni di luce e nuove rivelazioni

L’anima dolente esaurirà il suo dolore.

Estate piovosa

Non una nuvoletta all’orizzonte,

Ma annuncia tempesta del gallo il canto,

E nel distante suono di campana

Sembra esserci del cielo il pianto.

Non ondeggiano le spighe nel campo,

Coperte di ammalata erba,

E la terra non crede al sole,

Di piogge ormai così ebbra.

Sotto il tetto umido e aperto

La vita tristemente sfaccendata.

D’una falce con frullana battuta,

In un angolo la lama s’è offuscata.

*  *  *

Di nuovo d’ingannevole fuoco

Trema l’autunnale Diana,

E si accordano gli uccelli

Per fuggire dove il caldo chiama.

E con dolce e severo dolore

Lieto il cuore si lagnerà un po’,

E nella notte s’arrossa la foglia d’acero,

Che amando la vita, vivere non può.  

Primavera nel cortile

Come il petto respira fresco e a dismisura –

Le parole non esprimeranno niente!

Come per burroni, a mezzogiorno,

Chiassoso nella schiuma si agita il torrente!

Nell’etere un canto vibra e si scioglie.

Nelle zolle la segala inverdisce –

E una dolce voce canticchierà:

«Ancora la primavera t’intenerisce!»

Rafael Alberti: Elegia per un poeta che non trovò la sua morte. Federico Garcia Lorca

25 Mar

Non era la tua morte quella che hai avuto.

Malamente, di proposito, ha sbagliato il cammino.

Dove vai? Gridando, non importa quanto alleggerito,

non ho fermato il tuo destino.

Morte mia svegliati presto! Alzati! Per le vie,

i tetti e le torri trema un presentimento.

A tutti i costi il fiume chiama la periferia,

a tutti i costi l’oscurità avverte il vento.

Io, per le isole prigioniero, non sapendo che la tua morte

ti aveva dimenticato, lasciando che la mia vivesse.

Dolore di averti visto, dolore di vederti

come io sarei stato, se mi corrispondesse!

Saresti dovuto morire senza portare a tua gloria

dell’ultimo lampo negli occhi l’orrore

davanti al sangue che ha duplicato la tua memoria,

ogni fiore e senza proiettile il chiarissimo cuore.

Ma se la mia morte è morta, lasciandomi la tua,

se forse lo aspettava una vita più bella e lunga vissuta,

cercherò di meritarla, finché non restituirò

alla terra la luce di una mietitura compiuta.

(Trad. Paolo Statuti)

Josif Brodskij

16 Mar

Un po’ di luna di miele

                                A M.B.

Ricordati ognora

come l’acqua la banchina sfiora

e come elastica l’acqua appare –

come salvagente in mare.

Come i gabbiani gridano,

e i panfili il cielo guardano,

e le nubi in alto volano,

come le anatre si librano.

Possa nel tuo cuore

trepidare con calore,

come un pesce, anche un solo seme

della nostra vita insieme.

E lo scricchio delle ostriche udire,

un arbusto che si erge scoprire.

E la passione, giunta alle labbra,

ti aiuti a capire,

senza aiuto di parola alcuna,

come delle onde la spuma,

giungendo a terra con baldanza,

generi le creste in lontananza.

(Trad. Paolo Statuti)

San Serafino di Sarov

12 Mar

     San Serafino di Sarov (1759-1833) è stato un monaco cristiano e mistico russo, considerato dalle Chiese ortodosse uno dei più importanti. A 35 anni circa si ritirò a vita contemplativa in una capanna di legno all’interno del bosco di Sarov, vivendo come eremita per 15 anni. La leggenda vuole che un orso si fosse affezionato particolarmente al santo, tanto da obbedire ad ogni ordine che questi gli impartiva. Nel 1807 fece voto di silenzio per la durata di tre anni. Nel 1810 tornò nel monastero di Sarov, rinchiudendosi in una piccola cella da cui non si allontanava mai, neppure per i pasti e per la Comunione, che gli erano portati da altri monaci. Nel 1815 iniziò a permettere ai fedeli di fargli visita e di farsi confessare. Nel 1825 terminò la vita da esicasta e iniziò a offrire la sua esperienza ai monaci e ai laici. Ogni giorno centinaia di pellegrini erano ascoltati dal monaco, ricevendo consigli per l’avvenire. Qualcuno lo ha paragonato a Padre Pio da Pietrelcina. Ecco alcuni suoi pensieri che ho tradotto dal russo.

“Bevi dove beve il cavallo. Il cavallo non berrà mai l’acqua inquinata. Fa’ il letto dove si corica la gatta. Mangia il frutto toccato dal verme. Cogli tranquillo i funghi sui quali si posano i moscerini. Pianta l’albero dove la talpa scava la terra. Costruisci la casa dove gli uccelli nidificano al caldo. Coricati e alzati con le galline – avrai il seme d’oro del giorno. Abbi ancora più verde – avrai gambe forti e cuore resistente come un leone. Nuota più spesso – ti sentirai sul terreno come un pesce nell’acqua. Guarda più spesso il cielo, non sotto i piedi – i tuoi pensieri saranno chiari e leggeri. Taci più di parlare – e nel tuo animo regnerà il silenzio, e lo spirito sarà pacifico e sereno”.