Archivio | agosto, 2017

Konstantin Bal’mont (1867-1942): Cigno bianco

24 Ago

 

Ho tradotto oggi questa bella poesia del poeta simbolista russo Konstantin Bal’mont, che propongo con grande piacere ai miei lettori.

 

 

 

 

 

Cigno bianco

 

Cigno bianco, cigno immacolato,

I tuoi sogni sempre celando,

Tranquillamente argenteo,

Tu scivoli, l’acqua increspando.

 

Sotto di te – il baratro silenzioso,

Senza risposta, senza saluto,

Ma tu scivoli, immergendoti

Nel fondo di aria e luce intessuto.

 

Sopra di te – l’etere senza fine

Con la fulgida volta stellata.

Tu scivoli via, trasformato

Dalla bellezza rispecchiata.

 

Simbolo di affetto imperturbato,

Non del tutto espresso, timoroso,

Simulacro femmineo-armonioso,

Cigno bianco, cigno immacolato!

 

1897

 

 

(C) by Paolo Statuti

 

Gli ulivi

23 Ago

Un mio pastello abbinato a una poesia di Eugenio Montale

 

Paolo Statuti: Ulivi

 

 

Da: „Fine dell’infanzia” di Eugenio Montale

 

Pure colline chiudevano d’intorno

marina e case; ulivi le vestivano

qua e là disseminati come greggi,

o tenui come il fumo di un casale

che veleggi

la faccia candente del cielo.

Tra macchie di vigneti e di pinete,

petraie si scorgevano

calve e gibbosi dorsi

di collinette: un uomo

che là passasse ritto s’un muletto

nell’azzurro lavato era stampato

per sempre – e nel ricordo.

Le peonie

23 Ago

 

Tempo fa ho dipinto queste peonie del mio giardino. E’ un pastello. Ho pensato di presentarvelo con questa poesia di Czesław Miłosz che ho appositamente tradotto.

 

Paolo Statuti: Peonie

 

Czesław Miłosz

Presso le peonie

Le peonie fioriscono, bianche e rosate,

E in ciascuna come in un fragrante vaso,

Sciami di bombi conversano tra loro,

Perché il fiore ad essi per dimora è dato.

 

Mia madre sta in piedi sull’aiola,

Prende in mano una peonia e apre i petali,

E a lungo guarda nelle terre peoniane,

Dove un istante è come un anno intero.

 

Poi lascia andare il fiore e, ciò che pensa,

Ripete a voce alta a sé e ai bambini.

Il vento culla il verde fogliame

E macchioline di luce corrono sui visi.

 

 

(C) by Paolo Statuti

Il cigno

22 Ago

 

Questo è un mio pastello dipinto a Chmielno

 

Rainer Maria Rilke

 

Il cigno

Faticare attraverso il non fatto ancora,

e con passo legato avanzare a stento,

è come del cigno la goffa andatura.

 

E morire non avendo mai più

il terreno che sotto i piedi sento,

è come il suo ansioso cadere giù

 

sull’acqua che lo accoglie gentilmente,

e con gioia e rispetto lentamente

sotto di lui si richiude ondulando;

mentre silenzioso nella sua tranquillità

e indifferente nella sua regalità,

si degna di guardarti scivolando.

 

(Versione di Paolo Statuti)

 

 

Or sicuro pascola il gregge

22 Ago

 

 

 

 

 

Ho dipinto questo quadro ascoltando l’Aria dalla Cantata di caccia BWV 208 “Schafe können sicher weiden” (“Or sicuro pascola il gregge”) di J. S. Bach nella trascrizione per pianoforte fatta dal grande pianista Egon Petri (1881-1962).

E’ un’Aria che distoglierà per un attimo il vostro animo dai pensieri terreni, per iniziare la giornata in serenità, con lo sguardo rivolto al Cielo, cullati dalla bellezza e dalla grazia della musica. Vi invito ad ascoltarla nella stupenda interpretazione del pianista Leon Fleisher che troverete in YouTube.

Il bosco

21 Ago

Ecco un mio quadro e una poesia di B. Pasternak nella mia versione:

 

 

 

 

Boris Pasternak

 

 

Nel bosco

 

I prati erano offuscati dal caldo lilla,

Nel bosco turbinava un buio di cattedrale.

Che restava loro al mondo da baciare?

Esso tutto era loro, come morbida cera da plasmare.

 

C’è un sonno tale, – non dormi ma soltanto sogni,

Che desideri il sonno; che sonnecchia un uomo,

Cui attraverso il sonno ardono sulle ciglia

Due neri soli pulsanti sotto le palpebre.

 

Scorrevano i raggi. Scorrevano scarabei lucenti,

Il vetro delle libellule vagava per le guance.

Era pieno il bosco d’uno scintillio minuzioso,

Come sotto le pinzette dell’orologiaio.

 

Sembrava essersi assopito al tic-tac delle cifre,

Mentre in alto, nell’ambra asprigna,

Le ore più provate nell’etere

Qualcuno sposta secondo il calore.

 

Le spostano, scuotono gli aghi

E seminano l’ombra, affaticano e forano

Il buio dell’alberatura, che si è innalzato,

Al languore del giorno, sull’azzurro quadrante.

 

Sembrava che l’antica felicità volteggiasse,

Sembrava – il bosco preda del tramonto dei sogni.

I felici non guardano l’ora.

Ma quei due, sembrava che dormissero soltanto.

 

1917  (100 anni fa!)

 

 

(Versione di Paolo Statuti)

Il girasole

19 Ago

Il girasole in un mio quadro e in una bella poesia di Thomas Moore nella mia versione

 

 

 

Credimi, se tutti i tuoi diletti incanti…

 

Melodia – “La mia dimora è sulla fredda terra”, Sequ. di Barry Taylor

 

Thomas Moore, da: Melodie irlandesi, Vol. 2

 

 

Credimi, se tutti i tuoi diletti incanti

Che oggi ammiro sì teneramente,

Domani si rivelassero infranti,

Per magia d’una fata, di repente,

Saresti ancora adorata come adesso.

Se la tua grazia dovesse svanire,

Ogni mio desìo come verde amplesso

Ti farebbe di nuovo rifiorire.

  1. Non quando possiedi gioventù e beltà

E mai versi una lacrima amara,

Si riconosce l’ardore e la fedeltà

Dell’anima cui sarai ognor più cara:

No, chi ama davvero ignora l’oblio,

E ama sempre fino all’ultima ora,

Come il girasole rivolge al suo dio

Lo stesso sguardo al tramonto e all’aurora.

 

(C) by Paolo Statuti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tramonto

19 Ago

Il tramonto illustrato da un mio quadro e da una mia poesia:

 

 

Passeggiata

 

17.00. Ti parlo,

ma non è la mia voce,

essa tace,

ti parla la voce del bosco.

19.00. Ti guardo,

ma non coi miei occhi,

essi sono offuscati,

ti guardano gli occhi delle stelle.

20.00. Ti sorrido,

ma tu non mi vedi,

ti accecano le fiamme del tramonto.

Ora scenderà dal cielo un angelo

e le spegnerà

sotto una coltre di cobalto.

 

 

 

 

Il mare

18 Ago

 

 

Paolo Statuti: Mar Baltico (olio, 2017)

 

 

Vivendo già da tanti anni in Polonia, ho visitato molti luoghi di questo paese e ciascuno di essi ha lasciato in me impressioni e ricordi diversi. Oggi posso dire che la regione che conosco meglio è la Pomerania, dove vivo già da quindici anni. Vi giunsi la prima volta come turista alla ricerca di un nuovo nido, e in seguito l’ho riprodotta nei miei quadri, partecipando a diversi incontri di pittura organizzati dal Club “St. Morawski” di Słupsk. Grazie ad essi ho conosciuto la bellezza e l’anima di questa regione, dove architettura, storia e natura formano un armonioso insieme. Tutto il litorale baltico è come un nitido e lucente nastro che separa le dune e il bosco dal mare.

Camminando lungo la riva le “tre ali” della mia anima battono all’unisono: la pittura con i colori che vedo, la poesia con le sensazioni e i sentimenti che provo e la musica col canto degli uccelli e il fruscio del mare e del vento che ascolto. Spesso ho l’impressione che la natura sia così incontaminata e quieta, da farmi sentire quasi un intruso, che dovrebbe scusarsi per la sua presenza; ma è solo un’impressione, perché vedo anche che la natura mi sorride e mi dà il suo benvenuto.

Per i miei lettori ho tradotto questo bel testo del poeta polacco Tadeusz Kijonka (1936-2017).

 

*  *  *

 

Non c’è poeta che resti indifferente al  f e n o m e n o  d e l  m a r e, perché egli non potrebbe esistere al di fuori di quella smisurata forza naturale della vita, la cui forma consiste in un perenne movimento, in un divenire e rinnovarsi all’infinito. I dialoghi del poeta col mare, in realtà sono un colloquio con se stesso – pieno di domande riguardanti il senso della vita, i confini dell’esistenza, le leggi della conoscenza, l’identità determinata dal flusso del tempo che trascorre; sono tentativi di dare un nome all’incomprensibile, di abbracciare fenomeni non racchiusi in precise definizioni e neanche nell’ambito razionale di una descrizione oggettiva.

Senza dubbio il mare esiste nella poesia anche come determinata, reiterata sfera di impressioni paesaggistiche, ma soltanto e unicamente nei contatti esterni – limitati alle suggestioni sensoriali ed estetiche, alla semplice ammirazione espressa dalla riva. La completa simbiosi si ha quando il poeta si identifica con questa forza naturale con le sue eterne leggi dell’alta e bassa marea, con lo spavento di un’inerme solitudine, con il grido, il silenzio e lo spazio senza direzione e senza un costante orizzonte, e con la sua primordialità  e imprevedibilità di situazioni improvvise, e il definitivo smarrimento. Appunto – alla fine non rimane che alzare la testa, sospirare all’unica stella, che non coglierà la nostra voce.

La natura del mare è più vicina alla musica; solo essa riesce a raggiungere una completa identità, perfino con la omogeneità della materia, a identificarsi totalmente con esso – perché come il mare essa esiste al di là del linguaggio dei significati diretti, unicamente per se stessa. I poeti lo sanno e per questo così spesso ascoltano la musica, benché non raggiungano mai un livello così ideale di forma ed espressione, di materia e carattere.

Il mare è soltanto uno, benché la gente lo abbia ripartito dandogli nomi diversi. Analogamente hanno agito con la vita, per poi non riuscire a capire la sua essenza e diventare vittima della propria inesorabile logica. La poesia si schermisce da questo e incessantemente si sforza di penetrare le prime fonti delle emozioni e della fantasia, attraverso la sovrapposizione delle culture e i fossili della civiltà. Per questo la forza della poesia è il suo eroico destino di Sisifo – non importa che sia condannata in anticipo alla sconfitta: l’istante in cui appare la vetta ripaga di tutto. I poeti lo avvertono in modo chiaro proprio quando capita loro di specchiarsi nel mare. Soltanto esso non si è arreso all’uomo, non è mai stato conquistato del tutto, mentre la terra domata si è sottomessa da tanto tempo e ha perduto tutta la sua autonomia.

Quando non trovo risposta alle domande che la vita mi pone – ascolto la musica. Allora mi trovo a tu per tu col mare – e benché unicamente con me stesso, non sono solo.