Icchak Kacenelson, nato nel 1886
e morto nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1944. Poeta, drammaturgo,
pedagogo e traduttore ebreo. Scrisse le sue opere nelle lingue jidysz ed ebraica.
Tra le mie carte ho ritrovato la mia vecchia traduzione dal polacco di questa
sua struggente poesia, che ora pubblico col pensiero rivolto alla guerra
scoppiata il 1 settembre di 80 anni fa e ai milioni di morti da essa causati.
Poeta georgiano. Negli anni 1944-1951 fu
presidente dell’Unione degli scrittori georgiani. Negli anni 1954-1960
caporedattore della rivista socio-letteraria Mnatobi (La fiaccola). Fu uno dei leader della corrente dei futuristi
georgiani. Aderì al “Blue Horns”, un gruppo di giovani simbolisti georgiani.
Benché estraneo a ogni tematica proletaria, fece parte dei poeti del “Lef” e ne
divenne il portavoce. Nel 1924 fu arrestato e rischiò di essere fucilato durante
il Terrore Rosso, che seguì alla ribellione georgiana contro l’ordinamento
sovietico. Tra il 1924 e il 1930 pubblicò tre raccolte di poesie che lo
consacrarono come uno dei più originali poeti georgiani del XX secolo. Dal 1924
pubblicò il noto giornale futurista “H2SO4”, ma dal 1930 prese le distanze dal
futurismo, dedicandosi maggiormente alla lirica patriottica e amorosa,
ripudiando la sua creazione precedente, in particolar modo durante la Grande
Purga del 1937, nella quale suo fratello fu fucilato. Praticò la lirica
filosofica, riflessiva e paesaggistica. Nella sua creazione torna
frequentemente la tematica polacca. Fu amato e tradotto da molti poeti russi,
tra i quali ricordiamo Pasternak, Zabolovskij, Tarkovskij, Achmadulina, Evtušenko.
Non conoscendo la lingua georgiana, mi sono servito delle loro versioni, dove
sono conservate le rime degli originali. Ma in questo caso io le ho evitate di
proposito, perché esse costringono a modificare in parte il testo tradotto, ciò
che è certamente accaduto nelle versioni dal georgiano al russo, e ho voluto
evitare di modificarlo ulteriormente.
Poesie di Simon Cikovani tradotte da Paolo Statuti