
Mi guardavano, io ero la Poesia,
mi studiavano, io ero la Poesia,
mi amavano, io ero la Poesia,
ma non mi capivano,
perché per loro capirmi significa
immergersi in un abisso
di ipotesi
senza conclusione
mentre assai più semplice
è la mia intenzione.
Pablo Neruda (1904-1973) – La Poesia
Fu a quell’età…La poesia arrivò
per cercarmi. Non so, non so da dove
uscì, dall’inverno o da un fiume.
Non so né come né quando,
no, non erano voci, non erano
parole e neanche il silenzio,
ma mi chiamava da una strada,
dai rami della notte,
a un tratto tra gli altri,
tra fuochi violenti
o rincasando solo,
stava lì senza volto
e mi toccava.
Non sapevo che dire, la mia bocca
non sapeva
dare un nome,
i miei occhi erano ciechi
e qualcosa batteva nell’anima,
febbre o ali smarrite,
e mi sentii solo
a decifrare
quel bruciore,
e scrissi la prima riga incerta,
incerta, senza corpo, pura
sciocchezza,
puro sapere
ciò che ignoro del tutto,
e ho visto a un tratto il cielo
sgranato
e aperto,
pianeti,
piantagioni vibranti,
l’ombra attraversata,
perforata
da frecce, fuoco e fiori,
la notte opprimente, l’universo.
Ed io, minimo essere,
ebbro dell’immenso vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
sentii che ero pura parte
di un abisso,
rotando con le stelle,
il mio cuore volò via nel vento.
(Versione di Paolo Statuti)
Antonio Tabucchi (1943-2012) – La stanza del poeta
Sono un poeta,
sono un attore,
ma la mattina mi sveglio, mi vesto,
mi infilo le scarpe,
esco per strada e sono come tutti,
e nella strada passano passanti,
e io li guardo, e sorrido perché passano,
e anch’io passo e nessuno mi nota.
Ma poi,
nella solitudine della mia stanza,
apro le botole dell’anima,
guardo nel buio dei sotterranei,
ci sono topi,
ruscelli di diamante,
bellezze, miasmi e rancori:
lo faccio per me, lo faccio per voi,
perché ci vuole qualcuno che guardi,
e questi sono i poeti,
che cercano le stelle in fondo ai pozzi.
Leopold Staff (1878-1957)
Ars poetica
Un’eco dal cuore sussurra:
«Prendimi prima che io languisca,
Che diventi diafana, azzurra,
Che impallidisca, che sparisca!»
Come una farfalla l’afferro,
Non già per stupire il mondo,
Ma per rendere l’attimo eterno,
Perché tu comprenda a fondo.
E il verso che viene dal bardo,
Vestito di suoni e d’arcano,
Sia limpido come uno sguardo,
Sia come una stretta di mano.
(Versione di Paolo Statuti)
Paolo Statuti (1936- )
Poesia
Se non sai cos’è la poesia,
immagina d’esser sordo
e udire scendere
dal cielo un accordo…
immagina d’esser cieco
e vedere accendersi
il fuoco del tramonto…
immagina d’esser muto
e poter dire:
tu piccola stella
risplendi, tremando
d’infinito…