Afanasij Fet (1820-1892)

31 Mar

Poesie tradotte da Paolo Statuti

* * *

Come moscerini all’alba,

Di suoni alati un turbinare;

Un dolce amabile sogno

Nel cuore vorrebbe restare.

Ma il fiore dell’ispirazione

È triste tra le spine abituali;

Aspirazioni passate e lontane

Sono come barlumi serali.

Ma il ricordo del passato,

Sgomento nel cuore ancora cova…

Oh, potessi con l’anima esprimermi

Senza dire una sola parola!

*  *  *

Un sussurro, un timido respiro,

I trilli dell’usignolo, l’argento

E il quieto ondeggiare

Di un ruscello sonnolento,

La luce notturna, le ombre notturne,

L’ombra incessante;

Una serie di magici mutamenti

Di un diletto sembiante.

Porpora di rosa in nuvole di fumo,

Barlume di ambra,

E baci, e lacrime

E l’alba, l’alba!..

*  *  *

Che frescura sotto il folto tiglio –

I raggi dell’afa qui non sono entrati,

E a migliaia pendono su di me

E oscillano ventagli profumati.

E là, lontano, brilla l’aria ardente,

Cullandosi, come se appisolata.

Stridente e secca, come narcotico

La voce dei grilli continua immutata.

Dietro i rami le volte azzurre del cielo,

Come leggermente di fumo velate,

E, come sogni della natura che riposa,

Le nubi passano e ripassano a ondate.

Impara da loro – dalla quercia, dalla betulla…

Impara da loro – dalla quercia, dalla betulla.

Inverno. Del maltempo c’è la feccia!

Il loro vano pianto s’è ghiacciato,

S’è incrinata e contratta la corteccia.

La bufera strappa le ultime foglie

E con rabbia infuria sempre più,

E il cuore è stretto dal freddo crudele;

Essi stanno lì in silenzio, taci anche tu!

Ma credi alla primavera. Il suo genio

Giungerà volando per dare vita e calore.

Per giorni di luce e nuove rivelazioni

L’anima dolente esaurirà il suo dolore.

Estate piovosa

Non una nuvoletta all’orizzonte,

Ma annuncia tempesta del gallo il canto,

E nel distante suono di campana

Sembra esserci del cielo il pianto.

Non ondeggiano le spighe nel campo,

Coperte di ammalata erba,

E la terra non crede al sole,

Di piogge ormai così ebbra.

Sotto il tetto umido e aperto

La vita tristemente sfaccendata.

D’una falce con frullana battuta,

In un angolo la lama s’è offuscata.

*  *  *

Di nuovo d’ingannevole fuoco

Trema l’autunnale Diana,

E si accordano gli uccelli

Per fuggire dove il caldo chiama.

E con dolce e severo dolore

Lieto il cuore si lagnerà un po’,

E nella notte s’arrossa la foglia d’acero,

Che amando la vita, vivere non può.  

Primavera nel cortile

Come il petto respira fresco e a dismisura –

Le parole non esprimeranno niente!

Come per burroni, a mezzogiorno,

Chiassoso nella schiuma si agita il torrente!

Nell’etere un canto vibra e si scioglie.

Nelle zolle la segala inverdisce –

E una dolce voce canticchierà:

«Ancora la primavera t’intenerisce!»

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