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A un uomo semplice

24 Gen

 

 220px-Robotnik_28.10.1931

  

Il 7 novembre 1929, quando il capo del governo in Polonia era Józef Piłsudzki, il poeta ebreo polacco Julian Tuwim (1894-1953), già presente nel mio blog con alcune poesie, pubblicò sul quotidiano “Robotnik”, organo del Partito Socialista Polacco, una poesia pacifista sul pericolo derivante dalle forze nazionalfasciste. Il poeta denuncia in modo esplicito la menzogna della propaganda di guerra. Indica che è un linguaggio ipocrita, che si serve di argomenti elevati (“patria”, “ragioni storiche”, “onore”) per raggiungere scopi ignobili, che si appella ai sentimenti patriottici, apparentemente per difendere il paese, ma in realtà per proteggere gli interessi della classe al potere, a costo delle distruzioni che ogni guerra porta con sé. La critica di destra reagì violentemente, accusando il poeta di plaudire alla distruzione delle armi (“Scaglia il fucile sull’asfalto”) e alla diserzione. Tuwim rispose così:

“Nella mia poesia mi rivolgo chiaramente a tutti i popoli, affinché in un momento cruciale si oppongano a una guerra di aggressione, che come uomo onesto e ragionevole, considero un crimine. E’ assurdo supporre che io non provi stima e ammirazione per l’eroismo a difesa della indipendenza di un paese”.

                                                                                                 Julian Tuwim

E’ sorprendente l’attualità di questa poesia. La pubblico qui nella mia versione.

 

 

 

“A un uomo semplice” tradotta da Paolo Statuti

 

Quando di nuovo sopra i muri

Incolleranno i proclami,

Quando “al popolo”, “ai soldati”

La stampa l’allarme sonerà

Ed ogni stupido e ignaro

Alla vecchia “canzone” crederà,

Che bisogna andare e sparare,

Uccidere e saccheggiare;

Quando la patria in mille maniere

Cominceranno a declinare

Usando emblemi colorati,

Parlando di “storiche ragioni”,

Di terra, di gloria e di frontiere,

Di padri, avi e bandiere,

Di eroi e di sacrifici;

Quando vescovi, pastori e rabbini

Verranno a benedirti il fucile,

Perché Dio stesso ha sussurrato,

Che per la patria – bisogna lottare;

Quando urleranno le lettere

Sulle prime pagine dei giornali,

E donne focose in due ali

Lanceranno fiori “ai soldatini”. –

– Oh, amico semplice e ignorante,

Compagno di questi e altri confini!

Sappi che suonano l’allarme

I re con i padroni panciuti;

Sappi che sono fandonie – tutte –

Quando ti gridano: “Arma in spalla!”

Per loro il petrolio è sgorgato

E molti dollari ha fruttato;

Nelle loro banche qualcosa non va,

E altrove han fiutato casse colme

O grassi furfanti han visto già

Un dazio più alto sul cotone.

Scaglia il fucile sull’asfalto!

Tuo è il sangue e loro è il petrolio!

E da un paese a un altro

Grida difendendo il tuo sudore:

“Io sono onesto e questo è un imbroglio!”

 

 

(C) by Paolo Statuti