Gente vuota
da: Wikipedia, l’enciclopedia libera
«We are the hollow men «Noi gente vuota
We are the stuffed men Noi gente impagliata
Leaning together Ci sosteniamo a vicenda
Headpiece filled with straw… » La testa imbottita di paglia… »
Thomas Stearns Eliot scrisse questa poesia nel 1925 durante un periodo di assenza dal lavoro a causa di un esaurimento nervoso.
Gli uomini vuoti si presentano direttamente attraverso un monologo drammatico: essi non hanno identità, personalità, non riescono a stare in piedi da soli e sussurrano parole vuote As wind in dry grass Or rats’ feet over broken glass (“Come il vento sull’arida erba O i piedi di topo sul vetro in frantumi”). Questi sono il correlativo oggettivo dell’uomo moderno, quegli stessi viventi moribondi che affollavano la “Terra desolata”, “forma senza foggia, ombra incolore, forza paralizzata, gesto immobile”. E’ gente vuota e di paglia. Essa non riesce a sostenere lo sguardo degli occhi degli uomini virtuosi, poiché questi per loro sono come Sunlight on a broken column (“La luce del sole su una colonna spezzata”), sottolineando una morte prematura.
La gente vuota vive in un deserto, in una terra morta, arida come loro sia psicologicamente che religiosamente a causa della mancanza di acqua. In questa terra crescono solo cactus, che danno frutti spinosi, le spine del mondo moderno. Qui hanno costruito immagini di pietra che in realtà sono solo falsi idoli che ricevono The supplication of a dead man’s hand Under the twinkle of a fading star (“La supplica della mano di un morto Nel luccichio di una stella che si spegne”). Poi gli uomini si svegliano soli e innalzano preghiere a quella pietra infranta, sottolineando la mancanza di comunicazione, empatia e condivisione dei sentimenti.
Nella vuota valle di stelle morenti, una mascella spezzata di regni perduti (declino del mondo moderno), non ci sono anime, né occhi, la gente brancola insieme senza parlare, riunita sulla spiaggia del fiume ingrossato. Non torneranno ad essere anime a meno di una speranza miracolosa come la Rosa di molte foglie del Paradiso che appare vana. La gente vuota si trova bloccata in questa situazione di inerzia e paralisi, di debolezza della volontà, incapace di affrontare il salto esistenziale di Kierkegaard.
«Between the idea «Tra l’idea
And the reality E la realtà
Between the motion Tra il movimento
And the act E l’azione
Falls the Shadow… » Si posa l’Ombra… »
L’ombra rappresenta una life-in-death (vita nella morte) che ha avuto la possibilità di riconoscere la differenza tra salvezza e dannazione, ma ha rigettato questa possibilità e ha scelto di non scegliere tra le due, e vivrà per sempre in un Limbo. Irrompe così una voce esterna che dice Perché Tuo è il Regno Perché Tuo è La vita è Perché Tuo è il…, ma “il mondo finisce non con un boato ma con un guaito”.
Presento qui la mia versione di questa celebre poesia.
Gente vuota
Mistah Kurtz – he dead.
A penny for the Old Guy
I
Noi gente vuota
Noi gente impagliata
Ci sosteniamo a vicenda
Le teste imbottite di paglia. Ahimé!
Le nostre aride voci
Quando sussurrano
Sono sommesse e insignificanti
Come il vento sull’arida erba
O i piedi di topo sul vetro in frantumi
Nella nostra arida cantina
Forma senza foggia, ombra incolore,
Forza paralizzata, gesto immobile;
Quelli che sono entrati guardando dritto
Nell’altro Regno della morte
Ci ricordano – se lo fanno – non come anime
Perse e violente, ma soltanto
Come gente vuota
Gente impagliata.
II
Non oso incontrare gli occhi nei sogni
Nel regno sognato della morte
Essi non appaiono:
Là, gli occhi sono
La luce del sole su una colonna spezzata
Là, è un albero che ondeggia
E le voci
Quando il vento canta
Sono più distanti e solenni
Di una stella che si spegne.
Che io non sia più vicino
Nel regno sognato della morte
Che indossi anch’io
Tali ricercati travestimenti
Pelo di topo, piume di corvo, bastoni incrociati
In un campo
Facendo come fa il vento
Non più vicino –
Non l’incontro finale
Nel cupo regno
III
Ecco la terra morta
Ecco la terra dei cactus
Qui le statue di pietra
Sono sorte, qui esse ricevono
La supplica della mano di un morto
Nel luccichio di una stella che si spegne.
Ed è così anche
Nell’altro regno della morte?
Ci svegliamo soli
Nell’ora in cui
Tremiamo di tenerezza
Le labbra che vorrebbero baci
Pregano a una pietra spezzata.
IV
Gli occhi non sono qui
Non ci sono occhi qui
In questa valle di stelle morenti
In questa valle vuota –
Spezzata mascella dei nostri regni perduti
In questo ultimo luogo d’incontro
Brancoliamo insieme
Evitiamo di parlare
Riuniti sulla spiaggia del fiume ingrossato
Ciechi, se
Gli occhi non riappaiono
Come perenne stella
Rosa di molte foglie
Del cupo regno della morte
La speranza soltanto
Di gente vuota.
V
Giriamo intorno al frutto spinoso
Frutto spinoso frutto spinoso
Giriamo intorno al frutto spinoso
Alle cinque del mattino.
Tra l’idea
E la realtà
Tra il movimento
E l’azione
Si posa l’Ombra
Perché Tuo è il Regno
Tra la concezione
E la creazione
Tra l’emozione
E la reazione
Si posa l’Ombra
La vita è assai lunga
Tra il desiderio
E lo spasimo
Tra la potenzialità
E l’esistenza
Tra l’essenza
E il suo frutto
Si posa l’Ombra
Perché Tuo è il Regno
Perché Tuo è
La vita è
Perché Tuo è il
In questo modo il mondo finisce
In questo modo il mondo finisce
In questo modo il mondo finisce
Non con un boato ma con un guaito.
(Versione di Paolo Statuti)
(C) by Paolo Statuti
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