Presento oggi ai miei lettori cinque poesie di Robert Frost nella mia versione.
La strada non presa
Due strade a un bivio in un bosco ingiallito,
Peccato non percorrerle entrambe,
Ma un solo viaggiatore non può farlo,
Guardai dunque una di esse indeciso,
Finché non si nascose al mio sguardo;
E presi l’altra, era buona anch’essa,
Anzi forse con qualche ragione in più,
Perché era erbosa e quindi più verde,
Benché il passaggio suppergiù
Le avesse segnate ugualmente,
E ambedue quella mattina eran distese
Nelle foglie che nessun passo aveva marcato.
Oh, prenderò la prima un’altra volta!
Ma pur sapendo che strada porta a strada,
Non credevo che sarei mai ritornato.
Dirò questo con un lungo sospiro
Chissà dove e fra tanti anni a venire:
Due strade a un bivio in un bosco, ed io –
Presi quella meno frequentata,
E da ciò tutta la differenza è nata.
1920
Fuoco e ghiaccio
C’è chi dice che il mondo finirà bruciato,
E chi dice che finirà nel ghiacciare.
Per quanto in vita ho desiderato
Direi anch’io che sarà bruciato.
Ma se due volte dovesse finire,
Conosco abbastanza il rancore
Per poter anche dire
Che al fuoco il ghiaccio non è inferiore,
E per distruggere il mondo può bastare.
L’uccello fornaio
C’è un cantante che tutti hanno udito,
Nel bosco in piena estate il suo grido
Perfino i tronchi fa di nuovo risonare.
Dice che il fogliame è vecchio, che in estate
I fiori sono assai meno che in primavera.
Dice che i primi petali sono già caduti
Quando i fiori la pioggia ha battuti
Nei giorni di sole per un attimo velati;
E viene l’altra caduta che autunno han chiamato.
Dice che dalle strade tanta polvere s’è formata.
L’uccello tacerebbe come gli altri uccelli
Se non fosse che nel canto sa di non cantare.
La domanda che egli pone in tutto tranne le parole
E’ che fare di ciò che viene a scemare.
Ho conosciuto la notte
Io sono uno che la notte ha conosciuto.
Sono uscito e tornato col temporale.
Ho superato il lampione più sperduto.
Ho visto il vicolo più triste della capitale.
Ho incrociato la guardia notturna armata
E ho abbassato gli occhi, riluttante a spiegare.
La cadenza dei miei passi s’è fermata
Quando da lontano un grido improvviso
E’ giunto dalle case di un’altra strada,
Ma non per chiamarmi o per avviso;
E quasi ultraterreno e più distante
Sullo sfondo del cielo un orologio brillante
Ha dichiarato: “Il tempo non è errato né giusto”.
Io sono uno che la notte ha conosciuto.
Orazione di primavera
Oh, dacci oggi il piacere nei fiori;
Distoglici da ciò che non è d’ora
Come l’incerto raccolto; lasciaci qua
Nel tempo in cui l’anno rifiorirà.
Oh, dacci il piacere di un bianco orto,
Che di notte come spettro è scorto;
E rendici felici nei felici insetti,
Nel loro sciame tra gli alberi perfetti.
Dacci la gioia dell’uccello che si lancia
Improvviso sopra le api e canta,
Penetra col becco-ago come cometa,
E fuori di un fiore nell’aria si acquieta.
Perché questo è l’amore e nient’altro,
Quello riservato a Dio lassù in alto
Per santificare anche il più lontano,
E ha bisogno solo che lo realizziamo.
(C) by Paolo Statuti
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