Michaìl Svetlov: L’Italiano

30 Mar

L’Italiano

Sul petto italiano una croce nera,

Semplice, senza rabeschi giaceva,

Da una famiglia povera conservata,

Dal figlio unico era portata…

Giovane che a Napoli sei cresciuto,

In un campo russo cos’hai perduto?

Ma non potevi felice restare

Nel golfo del tuo celebre mare?

Io che ti ho ucciso dall’Italia lontano,

Quante volte ho sognato il vulcano!

Come ho sognato sulle rive del Volga

Almeno una volta un giro in gondola!

Ma io non sono venuto a luglio

A rubarti l’estate – pistola in pugno,

Non ho lanciato le mie granate

Sulla santa terra dell’Urbinate!

Ho sparato dove ho le mie radici

E sono fiero di me e degli amici,

Dove le storie della nostra gente

In un’altra lingua nessuno sente.

I segreti e i meandri del caro Don

Forse uno straniero ha mai studiato?

La nostra terra – la Russia, la Rus’ –

Hai forse arato e seminato?

No! Sei giunto qui con un convoglio

Per colonizzare con cieco orgoglio,

Perché la croce della tua famiglia

Finisse in una fossa di argilla…

Non lascerò che oltre mari stranieri

Sia portata la mia patria venusta!

Io sparo – e un’altra giustizia non sarà

Mai della mia pallottola più giusta!

Tu non sei mai stato né vissuto qui!..

Ma si è disteso sui campi innevati

Il cielo azzurro della tua Italia,

Ora vitreo nei tuoi occhi sbarrati…

1943

(Versione di Paolo Statuti)

Una Risposta to “Michaìl Svetlov: L’Italiano”

  1. antonio sagredo aprile 6, 2020 a 7:50 am #

    Michail Svetlov (1903-1964)
    ————————————————————
    Dal Corso su Majakovskij 1970-71 di A. M. Ripellino a cura di Antonio Sagredo.
    come nacque l’amicizia fra Majakovskij e Svetlov

    ————————————————————————————————————-
    -(nota 149, pag. 121)[ *Svetlov camminava lungo via Tverskaja a Mosca e giunto nei pressi del cinema Ars (diventato poi Teatro Stanislavskij) in fondo a un cortile vide la scritta Albergo Granada. Lì per lì per celia decise di scrivere una serenata. Continuò a camminare cantando: «Granada, Granada…». Ma non nacque una serenata, bensì un canto romantico internazionale. Svetlov era a corto di denari e cercò di vendere la poesia a diverse redazioni. Ma non vollero accettarla, non piaceva. Si offrì di pubblicarla la rivista Oktjabr (Ottobre), ma non avevano soldi per pagarlo. Alla fine fu stampata dalla Komsomolskaja pravda (La verità della Gioventù Comunista) il 29 agosto 1926, per un compenso ridotto, cioè 40 copechi a riga, anziché 50 come era stato stabilito, motivando la riduzione con le parole: «Voi, Svetlov, potete scrivere meglio». Un giorno il poeta Semën Kirsanov lesse Granada. Il poema gli piacque molto, corse subito da Majakovskij e gli lasciò il testo. Alcuni giorni dopo si svolse una serata di Majakovskij al Museo del Politecnico. La sala era stracolma. «Io stavo in piedi – racconterà nel 1957 Svetlov – mi ero stancato e tornai a casa, senza aspettare la fine della serata, ma un mio vicino che era rimasto fino all’ultimo mi disse: – Perché sei andato via? Majakovskij ha recitato a memoria la tua Granada! In seguito egli la lesse in molte città. Diventammo amici. Una volta sorridendo mi confidò: – Svetlov! Qualunque cosa io scriva non conta, tutti mi chiamano La nuvola in calzoni. Temo che sarà lo stesso con la vostra Granada. Furono parole profetiche. Ogni mio nuovo conoscente dice subito: – Ah sì, Svetlov! Granada! Da una parte fa piacere, ma dall’altra è un peccato che dopo 40 anni di attività letteraria, io risulti l’autore di una sola poesia».*] [*…*] > da: e-mail inviatami dallo slavista Paolo Statuti il 3 nov. 2014. traduttore di Granada dopo sessant’anni da quella del Ripellino nel 1954 (in: Poesia russa del ‘900, Guanda). In edizione Feltrinelli, 1965, stesso titolo, a pgg. 399-401.

Lascia un commento