Tadeusz Różewicz
Poeta, drammaturgo, novelliere e saggista, Tadeusz Różewicz – da qualcuno definito “specchio e sismografo della realtà contemporanea” – è senza dubbio il più illustre scrittore polacco della generazione cui la guerra tolse la prima giovinezza. E’ nato il 9 ottobre 1921 a Radomsko. Durante il periodo dell’occupazione si mantenne dando lezioni private e lavorando saltuariamente come operaio e corriere. Nel 1942 terminò la scuola clandestina per sottufficiali. Negli anni 1943-44 combatté nei reparti partigiani dell’Armata Nazionale.
Il primo volume di poesie, uscito nel 1947, è intitolato non a caso “Niepokój” (Inquietudine, 1947). E’ l’inquietudine dell’uomo scampato allo sterminio, che lotta affinché le atroci esperienze che ha vissuto non si ripetano più. Ancora più incisive, da questo punto di vista, sono le due successive raccolte “Czerwona rękawiczka” (Il guanto rosso, 1948) e “Pięć poematów” (Cinque poemi, 1950). Il poeta penetra sempre più profondamente nelle questioni che lo travagliano, e sempre più faticosamente cerca la salvezza nell’osservazione dei mutamenti che avvengono nel suo paese. L’inquietudine morale continuerà a tormentare il poeta anche nei poemi “Równina” (La pianura, 1954) e “Srebrny kłos” (La spiga d’argento, 1955), nonché nel successivo volume “Rozmowa z księciem” (Colloquio con il principe, 1960). Il moralista non può permettere alla sua coscienza di quietarsi davanti a un mite quadretto della natura o in un pacifico idillio. Różewicz risveglia incessantemente le coscienze, perché la coscienza inquieta determina la ricerca della verità, e la ricerca della verità porta alla ricerca del bello. Różewicz è concreto e misurato. Cerca di cogliere l’essenza di un fatto, di un fenomeno, mette a fuoco ciò che vede e ne evidenzia gli elementi essenziali.
Negli anni ’50 lo scrittore, pur continuando ad esprimersi nella poesia, iniziò la sua attività di novelliere e di drammaturgo. Sono apparse così le sue raccolte di racconti “Opadły liście z drzew” (Sono cadute le foglie dagli alberi, 1955), “Przerwany egzamin” (L’esame interrotto, 1960), “Wycieczka do muzeum” (Gita al museo, 1966) e “Śmierć w starych dekoracjach” (Morte tra le vecchie scene, 1970). Caratteristica specifica delle novelle di Różewicz è l’ostinata ricerca dell’umanità in ogni frammento di vita. E’ una prosa incredibilmente condensata, dai molti sottotesti, che scava il realismo dalle vicissitudini umane. Lo scrittore diventa maestro di una nuova prosa, che si può definire realismo poetico. Spesso intreccia elementi occasionali, brandelli di conversazione, il balbettìo di un ubriaco, annunci, frammenti di trasmissioni radiofoniche e televisive, di giornali e di libri. Tutto gli serve come materiale da costruzione, tutto si amalgama nel crogiolo della sua arte.
Altrettanto inquietante e originale come la poesia e la prosa, è la drammaturgia di Różewicz. Lo scrittore, giustamente definito un classico vivente, è sempre fedele a se stesso, alla sua visione del mondo, alle sue ossessioni e alla sua poetica. “Kartoteka” (Cartoteca, 1960), è il dramma di tanti uomini vissuti nel mondo della seconda metà del XX secolo, un mondo in cui lo scrittore scorge molti sintomi di caos e di crisi dei valori tradizionali.
Nei suoi drammi Różewicz è riuscito magistralmente a “spiare” lo stile di vita di certi gruppi sociali, il cui obiettivo è soltanto l’arricchimento e le cui aspirazioni sono esclusivamente di natura consumistica. Ad esempio in “Akt przerywany” (Atto interrotto, 1970), bersaglio dello scrittore diventa il livellamento, l’appiattimento dei costumi, che riguarda non solo la sfera dei problemi quotidiani, ma si imprime anche nella psiche dell’uomo contemporaneo, impoverendone la vita interiore.
Różewicz – drammaturgo ha creato una nuova forma teatrale, nella quale trovano posto la vita concreta, l’iperbole poetica, l’ironia e il grottesco. Il dramma “Pułapka” (La trappola, 1982), ritenuto da molti un capolavoro, è basato sulla figura di Franz Kafka. Vi si ritrovano fatti della vita di questo scrittore e alcuni echi dei suoi diari. Meditando su Kafka, Różewicz scrive anche di se stesso e un po’ anche di tutti noi, delle nostre paure, del destino dell’uomo – “animale immolato” del XX secolo, “intrappolato” dalla metafisica. La prima trappola di ogni essere umano è l’esistenza stessa. “Sono una trappola, il mio corpo è una trappola in cui sono caduto dopo la nascita”, dice Kafka nel dramma di Różewicz.
Scrive il drammaturgo: “Cosa mi lega al teatro? Al teatro mi lega il desiderio di scrivere un dramma veramente realistico e al tempo stesso poetico. Non è una cosa facile, perché non so in cosa si differenzi il teatro poetico da quello realistico. Considero tutta la mia creazione come un’incessante polemica con il teatro contemporaneo e con le recensioni teatrali.
Nel suo libro “Il teatro della comunità” il regista Kazimierz Braun scrive: “Dopo Wyspiański e Witkacy, dopo Gombrowicz e Mrożek, proprio Różewicz, a mio avviso, è il più autorevole drammaturgo del teatro polacco contemporaneo. Attualmente proprio lui traccia l’indirizzo delle ricerche più importanti”. E’ inutile dire che i drammi di Różewicz sono rappresentati sulle scene di tutto il mondo, inclusa l’Italia.
“Tanti anni sono dovuti passare, prima di riuscire a capire che lo scrittore poeta non ha il diritto di disprezzare, ma ha soltanto il diritto di amare” – ha scritto Różewicz nel volume di saggi “Przygotowanie do wieczoru autorskiego” (Preparazione a una serata d’autore, 1971), e forse in questa affermazione risiede la verità sull’evoluzione di questo scrittore, la cui creazione ha sempre reagito vivacemente sia alle grandi crisi politiche del nostro tempo, sia a tutti i fenomeni della sfera esistenziale, culturale, di costume, attraverso i quali un umanista del rango di Różewicz non può passare indifferente. Giustamente ha detto Konrad Górski che “non si diventa umanisti per caso. La passione del conoscere in un umanista nasce da un’esigenza istintiva, per capire il senso della vita, per scorgere il legame tra l’enigma del mondo e il destino morale dell’uomo”. Queste parole si adattano alla perfezione a tutta l’opera di Tadeusz Różewicz.
Da tanti anni mi occupo di letteratura polacca e conosco bene questo scrittore. Ma c’è una cosa che continua a stupirmi: che cioè non abbia ricevuto il Nobel per la Letteratura, al pari di Henryk Sienkiewicz (1905), Wladyslaw Reymont (1924), Czesław Miłosz (1980) e Wisława Szymborska 1996). In ogni caso ormai è troppo tardi, perché questa grande figura della letteratura polacca è scomparsa il 24 aprile del 2014.
Paolo Statuti
Altre opere di Tadeusz Różewicz:
Poesia
“Czas, który idzie” (Il tempo che va, 1951)
“Wiersze i obrazy” (Versi e immagini, 1952)
“Nic w płaszczu Prospera” (Il nulla nel mantello di Prospero, 1962)
“Duszyczka” (Piccola anima, 1979)
“Płaskorzeźba” (Bassorilievo, 1991)
“Recycling” (Recycling, 1998)
“Nożyk profesora” (Il coltellino del professore, 2001)
Teatro
“Grupa Laokoona” (Il gruppo del Laocoonte, 1961)
“Śmieszny staruszek” (Il vecchietto ridicolo, 1965)
“Wyszedł z domu” (Se n’è andato di casa, 1965)
“Spaghetti i miecz” (Gli spaghetti e la spada, 1967)
“Przyrost naturalny” (Incremento demografico, 1968)
“Na czworakach” (Carponi, 1972)
„Białe małżeństwo” (Matrimonio bianco, 1974)
“Odejście Głodomora” (La partenza del morto di fame, 1976)
“Do piachu” (Morto e sepolto, 1979)
Poesie di Tadeusz Różewicz tradotte da Paolo Statuti
Sono nessuno
the dogs leap on Actaeon
Fu condotto
al luogo di pena
il 24 maggio 1945
alle ore quindici
Ich bin Niemand
Mein Name ist Niemand
lo riconobbi dagli occhiali
e dai peli sulla faccia
aveva allora 60 anni
portava una rozza uniforme
scarponi militari
cintura e lacci
si toglievano alle persone
rinchiuse in gabbia
nei giorni afosi
sfoggiava verdi-oliva
mutande e maglietta
le stecche della gabbia furono rinforzate
diceva che dalla pazzia
lo salvava un’antologia di liriche
che aveva trovato nella latrina
that from the gates of death,
that from the gates of death:
Whitman or Lovelace found
on the jo – house seat at that
in cheap edition!
Whitman liked oysters
stringo alleanza con te
Walt Whitman
Ti ho detestato
troppo a lungo
vengo da Te
come bambino adulto
che aveva un caparbio
padre
sono Nessuno
conoscete Nessuno?
il poeta è una bestia
affogata nel mondo
per questo è così insicura
di fronte al mondo
und schritt im Käfig
auf und ab
ohne einen Blick
nach draussen zu werfen
poi lo lasciarono andare
nel serraglio
calcò nell’erba
un sentiero circolare
che non conduceva
all’abbeveratoio
il ballo dell’intelletto
tra le parole
trovò il manico
di una vecchia scopa
il manico si trasformò
nelle sue mani
in spada
racchetta da tennis
stecca da biliardo
bastone da passeggio
Interrogatorio
nel tribunale di stato
del distretto di Columbia
13 febbraio 1946
Mister Pound è qui
Voglia alzarsi e mostrarsi
Alla corte
Grazie
– Qualcuno conosce Mister Pound?
– Io lo conosco
– La poesia che lei ha letto era buona?
– Penso che quello che ho letto fosse in regola
– Il fatto che avesse mania di grandezza
e una buona opinione di sé
è una cosa singolare, anormale?
– Non nel caso di un poeta
– Ed egli è uno dei più illustri
poeti
– Sì
– Capisce egli di aver commesso un tradimento?
– L’accusato ritiene di possedere la chiave
della pace mondiale
tramite la comprensione e la spiegazione di Confucio
– Soffre di psicosi?
– Sì. Penso che soffra di mania di grandezza
e di mani di persecuzione…
Entrambe tipiche degli stati
Paranoici
Dalla cella della morte
fu trasferito
alla “Gorillakäfig”
il poeta è una bestia
affogata nel mondo
per questo è così insicura
di fronte al mondo
the dogs leap on Actaeon
stava nella gabbia
delle bestie feroci
di giorno
accucciato in un angolo della gabbia
di notte
nella luce dei riflettori
i guardiani tacevano
a volte un soldato passando
si fermava
osservava il curioso esemplare
poeta bestia traditore
“padre della letteratura contemporanea”
gettava nella gabbia
sigarette coccolata frutta
passava oltre
il vecchio bofonchiava
Usura usura usura
Rothschild Roosewelt Morgenthau
Usura usura usura
lodava le stragi hitleriane
il miglior fabbro
Ich bin Niemand
mein Name ist Niemand
the dogs leap on Actaeon
l’amore verso il prossimo lo praticavano Quelli
che respingevano la lettera della legge
sempre ho commesso soltanto errori
le parole per me non avevano più senso
risvegliato
mi stupisco
– – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –
Elpenore come hai raggiunto questa buia riva?
Sei venuto a piedi? Precedendo i Naviganti?
Ed egli in risposta:
Triste sorte e molto vino. Dormivo nel focolare di Circe…
Uomo senza fortuna e senza nome.
CANTO DELLA GABBIA
Chi può Kto może
non vuo’ nie chce
Chi vuo’ Kto chce
non può nie może
Chi sa Kto wie
non fa nie czyni
Chi fa Kto czyni
non sa fare nie umie
e così la vita se ne va!
I sipari nei miei drammi
I sipari
nei miei drammi
non si alzano
e non calano
non coprono
e non mostrano
arrugginiscono
marciscono stridono
lacerano
il primo di ferro
il secondo di straccio
il terzo di carta
cadono
a pezzi
sulle teste
degli spettatori
degli attori
i sipari nei miei drammi
pendono
sulla scena
sulla platea
sul guardaroba
ancora dopo
la rappresentazione
si appiccicano alle gambe
frusciano
pigolano
1967
Il testimone
Tu sai che ci sono
ma non entrare all’improvviso
nella mia stanza
potresti vedermi
tacere
su un foglio bianco
E’ mai possibile scrivere
sull’amore
sentendo le grida
degli ammazzati e dei disonorati
è mai possibile scrivere
sulla morte
guardando le faccine
dei bambini
Non entrare all’improvviso
nella mia stanza
Vedrai un muto
e confuso
testimone dell’amore
l’amore vinto dalla morte
1952
Chi è poeta
poeta è colui che scrive versi
e colui che i versi non scrive
poeta è colui che si toglie le catene
e colui che le catene si mette
poeta è colui che crede
e colui che credere non può
poeta è colui che mentiva
e colui al quale hanno mentito
poeta è colui che mangiava dalla mano
e colui che mozzava le mani
poeta è colui che ha la bocca
e colui che ingoia la verità
poeta è colui che cadeva
e colui che si rialza
poeta è colui che va via
e colui che andar via non può
1962
Angolini
Autunno
le piogge dietro le finestre passano volando
le castagne si spaccano
saltellano
i ragazzi dalla scuola corrono
con un allegro grido
frantumano l’acqua
le cicogne sono volate via
soltanto un passero
col pelo rizzato nero
come un piccolo spazzacamino
aspetta le briciole
di pane del sole
la sera le nebbie si trascinano
per le strade
un uomo
va
sul globo terrestre
con la testa immersa
nell’universo
i ragazzini
non mettono nelle bottiglie
gli spinarelli argentati
e i neri girini
le ragazzine non intrecciano ghirlande
di calta palustre
e di azzurri nontiscordardimé
viene l’inverno
La spina
non credo
non credo dalla fine
all’inizio del sonno
non credo da una sponda all’altra
della mia vita
non credo in modo franco
profondo
come profondamente credeva
mia madre
non credo
mangiando il pane
bevendo l’acqua
amando il corpo
non credo
stando nei suoi templi
tra i suoi sacerdoti e segni
non credo stando sulla strada della città
in un campo sotto la pioggia
nell’aria
nell’oro di un annuncio
leggo le sue parabole
semplici come una spiga di grano
e penso al dio
che non rideva
penso a un piccolo
dio sanguinante
nei bianchi
pannolini dell’infanzia
alla spina che lacera
i nostri occhi la bocca
adesso
e nell’ora della morte
Le forme
Queste forme un tempo così ben disposte
docili sempre pronte a ricevere
la morta materia poetica
spaventate dal fuoco e dall’odore del sangue
si sono spezzate e disperse
si gettano sul loro creatore
lo lacerano e trascinano
per lunghe strade
nelle quali un tempo sfilarono
tutte le orchestre le scuole le processioni
la carne che ancora respira
piena di sangue
è il nutrimento
delle forme perfette
convergono così ermeticamente sulla preda
che perfino il silenzio non filtra
all’esterno
dicembre 1956
Che bello
Che bello Posso cogliere
i mirtilli nel bosco
pensavo
non c’è il bosco né i mirtilli.
Che bello Posso sdraiarmi
all’ombra di un albero
pensavo gli alberi
non danno più ombra.
Che bello Sono con te
il cuore batte così forte
pensavo l’uomo
non ha il cuore.
1948
(C) by Paolo Statuti