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Fryderyk Chopin nella poesia russa

18 Mag

 

 

Monumento a Fryderyk Chopin nel parco Łazienki di Varsavia

 

 

Bella Achmadulina (1937-2010)

 

La mazurca di Chopin

Quale sorte ci aspettava,

che fortuna ci è toccata,

quando il disco rotante

solo lui ci separava!

 

All’inizio con sibilo, esilmente,

come biscia tolta alle pietre,

ma il viso di Chopin mostrava

sempre più evidente.

 

Ed esile come provetta

che contiene acqua azzurra

era lì la fanciulla-mazurca

e scoteva la testa.

 

Ma come così fragile e perché,

con quel bianco visino polacco,

lei comprese le mie tristezze

e le prese tutte su di sé?

 

Tendeva le braccia e lontano

scompariva lasciando

concentrati quei suoni

nel disco rigato dall’ago.

 

(Versione di Paolo Statuti)

 

Aleksandr Revič (1921-2012)

 

La casa di Chopin

 

Un vecchio albero,

La terra più vecchia,

Il mattino più saggio della sera,

Anche grigio

nelle umide nubi,

Con la tramontana

sui funghi

degli alberi.

Albero polacco

sul campo avvallato,

Da quanti,

Quanti anni

di questo sono malato.

Da una sonora goccia

dell’inizio di aprile

Nella lontana infanzia

per sempre ferito,

E come ritorno

di quel dolore –

Questo albero

e questa campagna.

Vecchio parco di Żelazowa Wola.

Dietro la siepe il campo avvallato.

Non c’è ferro qui

né granito,

Solo il rame risuona

della polonése,

Solo i tigli – a coppie –

Scorrono nel vecchio viale,

Solo un albero,

solo una betulla

La nudità cela pudica,

Sullo stagno facendosi le trecce,

Betulla, dolce betulla,

fanciulla viva.

Scusate, cara signora, –

A voi non sussurro parole,

come in un romanzo,

A voi, innamorata di Chopin –

Giovane, magro e castano.

Mi vergogno che con tali parole

A un tratto mi umilio

davanti a voi

così altera,

Io, innamorato dalla nascita

di questo tremolante riflesso

Degli esili rami

sul freddo specchio.

Datemi la mano, per amor di Dio,

Datemi la mano,

date la mano

Come segno d’incontro

e di addio.

 

1968

 

(Versione di Paolo Statuti)

 

Anna Achmatova (1889 – 1966)

 

Ascoltando la musica

 

Di nuovo mi giunge la polonése di Chopin,

O mio Dio! – quanti ventagli

E occhi abbassati e dolci volti,

Ma è vicina e fruscia l’infedeltà.

L’ombra della musica è balenata

Ma non ha turbato il verde lunare.

Oh, quante volte qui mi sono sentita gelare

E qualcuno terribile alla finestra mi salutava.

.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .

E’ pauroso lo sguardo delle statue senza nasi,

Ma lasciami e per me non lottare

E non pregarmi così amaramente.

.  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .  .

E una voce dell’anno tredici

Di nuovo grida: sono qui, di nuovo tuo…

A me non serve la fama e la libertà,

Troppe cose conosco…ma tace la natura

E aleggiò una tombale umidità.

 

Komarovo 1957

 

(Versione di Paolo Statuti)

 

(C) by Paolo Statuti