Poetessa e pittrice polacca, sponsor di una società zoofila, artista eccentrica e di forte temperamento. Nacque il 27 dicembre 1918 a Przemyśl. Dal 1936 studiò pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Cracovia con i professori Władysław Jarocki e Ignacy Pieńkowski. Moglie del pittore Zbigniew Kowalewski. Nel 1990 ha pubblicato due raccolte di poesie: Peryferie (Periferie) e Ściśle intymne (Strettamente intimo). Il poeta e critico letterario Andrzej Warzecha nella sua recensione di queste raccolte ha scritto tra l’altro: “Mi è difficile esprimere un giudizio categorico e definitivo sulla creazione di Milada Kowalewska. Si tratta infatti di poesie spesso difficili da interpretare in modo semplice, ma di una cosa sono certo: in queste raccolte ci sono versi che possono restare a lungo nella mente di un lettore sensibile, se non per sempre”. Morì l’11 gennaio 2011 a Radzanów, presso Busko Zdrój, quando stava preparando il suo terzo volume di poesie, circondata e “assistita” dai gatti abbandonati di tutte le razze, da lei accolti e amorevolmente mantenuti. I gatti ricorrono spesso nei suoi versi; in uno di essi, rivolgendosi al marito, dice: «Ascolta -/ sullo spesso/ piano/ della notte/ il gatto/ incide/ buoni versi». In Polonia la conoscono in pochi. Io l’ho scoperta per caso, quando lessi anni fa la sua poesia “La bambina nel ghetto” su una rivista letteraria. Ma anche senza questo, sono sicuro che prima o poi un suo gatto riconoscente mi avrebbe miagolato nel sonno il suo nome. La sua poesia è semplice, sentita, spontanea, proprio come piace a me. Ecco alcuni suoi versi nella mia versione.
Poesie di Milada Kowalewska tradotte da Paolo Statuti
Il nido
cedronelle pièridi bombi
verbaschi giaggioli luppolo
erba sassi ghiaia e io –
uovo malcovato dal vento
sollevato – uovo che scoppia
di felicità tra
il gracidio delle rane
La città
Respiri fucilati
sussurri investiti
sospiri
così nostalgici
perché qualcuno li senta
Chi crede qui che
I morti voltano
le pagine
di un libro un giorno scelto
e non finito di leggere
Chi otterrà di parlare
a un fuscello nei capelli
chi sa del fruscio
di una rossa farfalla quando
la voluttà del succhiare
le schiude le ali
per me soltanto la questione
che nel ronzio del boiler
il lamento di una mosca
sotto il paralume
mi arriva senza sosta
La bambina nel ghetto
Temeva
più
per la sua bambola
che per se stessa:
a una certo
momento
le coprì
gli occhi
perché
non morisse
di paura
riuscì nell’intento:
la bambola
vive ancora oggi
e il mondo legge
nei suoi occhi che
nulla è successo
Il pianeta zoppicante
Politici rissosi
Cacciatori ottusi
Mariti come i politici
Mogli come i mariti
Animali affettuosi
Drogati innocenti
come Angeli
Angeli come i poeti –
inebriati dalla missione di aggiustare il pianeta
e –
questo è davvero scandaloso –
niente volano soltanto
(e il diavolo si raddoppia e si triplica)
L’Apocalisse?
Cadranno
dal cielo
i grembiulini di scuola
Sorgeranno
dai morti
i nostri animali
Arriveranno in volo
da qualche parte
i nastri persi tanto tempo fa
Subito
alla prima
lezione sotto il Melo
un fiocco
uno di noi annoderà
al collo
del serpente del paradiso
Fuga nell’autunno
A Danka Wiśniewska
Là dove
ottobre
in società col vento
la sua moneta
conia senza tregua
per una carezza
– appena imbrunisce –
frusciando, sul fondo
della zecca scivolano
le anime degli animali
verso la dimora
— — — — — — —
(E’ piuttosto difficile
accogliere un’ombra
in modo che la gioia della visita
sia reciproca)
E così ogni sera
finché
invece delle foglie
comincerà a cadere la neve
(Delle segrete forze della neve
parlerò altrove)
Accordatura degli strumenti
A Maciek Makarewicz
Scrivevi chiedevi se le schiere dei mughetti da me già
s’erano mosse ti piacerebbe la parata Rispondevo fa’ presto
se vuoi vedere le lance Ma tu non c’eri in questa sfilata
(oppure: tu non c’eri nella mia radura) Come da te
deve essere calda questa estate hai sospirato alla busta che
la bambina del postino ha lasciato sull’erba presso il cancello
E qui che mele ho contraccambiato la lettera Hai fatto in tempo
a ringraziare ma non ad assaggiare E qui l’autunno fruscia
come un secco e fine broccato Dunque scriverai io
risponderò che ci incontreremo a Cracovia Nelle fredde
casematte cittadine avvolto nei plaid bevendo il tè
e circondato dai gatti di nuovo abbozzerai i piani per l’estate
Il peccato
In viaggio sventatamente gettarsi
le finestre non chiudere del tutto
i venti leggermente far entrare
cacciare l’uccello dietro il vetro
proibire il ritorno
per noi volare liberamente
per l’uccello zampettare
per noi i ruscelli nel bosco
e per l’uccello la sete
scheletrisci uccello
ti seppelliremo con affetto
ci vuole il tuo tormento
per turbarci a dovere
(il cadaverino leggero come piccola piuma
e il peccato pesante come un secchio di assenzio)
Frivola fugacità
Diceva una volta la vecchia B.
(che è già morta)
a mia zia M.
(che è già morta)
di non dire a mia suocera
(che è già morta)
di avermi vista col mio amante S.
(che è già morto)
E non era S., ma Z.
(che è già morto)
Bombay gentile
esegue Chopin
Ad Ala e Janusz
Jurewicz
telegramma)
Il nostro gatto defunto
Bombay
fa carriera
nei miei sogni
da sempre era chiaro che
avesse l’orecchio assoluto
ma trovarlo allo Steinway
a sonare
la Trauermarsch!
(e come la eseguiva)
L’impero delle foglie
Ad Halszka
Quando di nuovo viene l’autunno
con i suoi minerali, col violino
a tracolla (come dalla caccia)
torna dalla tournée per il mondo
la mia amica con un grido
CALIFORNIA con un grido SPAGNA
(mentre io studio la mappa – il GRANDE
FOGLIAME D’AUTUNNO)
Si vanti pure la Bella poi
le mostrerò come viaggio io e
quali imperi visito
(finché gli alberi mi getteranno
i loro folder)
(C) by Paolo Statuti