Poesie di Olga Celuch
Ossessione
Fotografo…
Incido…
Taglio…
Incollo…
Disegno…
Scrivo…
Devo fermare il tempo!
Voglio immortalare il mondo!
Devo imprigionare le emozioni!
Per liberare me stessa…
(gennaio 2003, Varsavia)
Pensieri
Pensieri instancabili
mi galoppano per la testa
Qualcuno insegni
ai cavalli
a dormire sdraiati
e ai miei pensieri
a riposare
nell’oscurità
della notte irriflessiva…
(febbraio 2003, Varsavia)
Sognando un fiore
Mi addormento
accogliendo sulle mie
le tue labbra
che non mi hanno baciata mai!
Chiudo gli occhi…
disegnando ogni tuo sguardo
che si posa su di me leggero.
Sogno un fiore sbocciarmi dentro
che non sarai tu a cogliere…
(febbraio 2003, Varsavia)
Il gelo
La notte profuma di neve
Il gelo posa le stelle
sul vetro…
Che cosa mi scriverai oggi
col magico codice
del silenzio?
(gennaio 2003, Varsavia)
Il domatore di emozioni
Per scrivere poesia
bisogna vivere…
bisogna essere…
anormali?
squilibrati?
estremamente felici!
patologicamente infelici!
Annegare nei dubbi!
Soffocare nelle passioni!
Bisogna vivere!
Bisogna essere…
privi d’un naturale
domatore di emozioni
cerco
con urgenza
la normalità!
(agosto 2007, Varsavia)
Il giardino quasi a primavera…una nuova vita…
Dal cielo
Ancora grigio
Il sole spruzza
Allegri raggi
Annaffia il mondo
La speranza
Rinasce dopo il freddo…
Il venticello semina…soffia…
Sfiora anche me
Una nuova vita
Seme dopo seme
Presto fioriranno
Colorando il mondo
Con una piena di sorridenti sapori
Con un mazzo di rianimanti odori
La speranza
La nuova vita
Un inno canteranno
Gli uccelli
Sotto i riflettori del sole
Nell’azzurro anfiteatro del cielo
Scene di verde
Fresco in modo naturale!
Quanto amore
Sboccerà!
Quanto da un nuovo seme!
Quanto da un gambo irrigidito dal freddo
Del tempo trascorso!
Rifiorirà
Con nuova forza
Con nuova vita…
Un granello di attimo
Granello dopo granello
Attimo dopo attimo
Si crea la vita
Deserto sconfinato
Visto erroneamente
Dove la fine c’è
Benché invisibile agli occhi
Di quelli che viaggiano ancora!
Io amo questo viaggio…
Lo faccio con passione!
Raccolgo un granello
Da qualche duna
Uno dal deserto
Tre da un’oasi
Li chiudo nello scrigno dei ricordi
E li guardo e riguardo ogni tanto
E io stessa non so più
Cos’era la vita
E cosa un miraggio
Un desiderio un’attesa
Un frutto della mia sfrenata fantasia…
Canto del mare
La musica suonata
Dal vento sugli ormeggi
Accompagna il canto del mare
E poi un applauso…
Batte l’acqua
Sul fianco della nave
In questo anfiteatro
Di una indimenticabile notte scura
Per quell’unico
Dedico questa poesia a quell’unico che
troverà la chiave del mio cuore
Ogni sospiro
Un brivido d’emozione
Un pensiero e una parola
Tinta del rosso d’una rosa
Pensata
Detta
Scritta da me
Nello spazio della mia vita
Non importa in quale
Da quale tappa è nata
Perché tutte le dedico
Soltanto a Te – Unico!
E così ormai sarà…
Come se tu fossi il mio primo
E voglio credere l’ultimo
Mio vero respiro!
Da quando appartieni al mio cuore
Tutto ciò che soltanto…
Porta il profumo delle rose
Il pensiero sbocciatomi dentro
La parola da me espressa
L’attimo eternato dalla
Mia penna…
E’ nato esclusivamente
Grazie a Te…
Su di Te…
Per Te…
Le tue labbra
Ti bacio
anche se non
conosco affatto
il sapore
delle tue labbra…
dei tuoi baci…
Non posso neanche
contare su di essi nel sogno…
nella sequenza dei ricordi…
Quando chiudo gli occhi,
Quando non sei con me,
Quando m’ingoia la solitudine…
con dolore ruminando ogni
alba e ogni tramonto
Vedo soltanto
la vetta del Grostè
riflessa nei tuoi googles
sotto
scritti dalle
tue labbra
in un sorriso…
* * *
Non sono mie poesie,
ma attimi e pensieri,
emozioni e passioni,
sussurrate coi sassolini
nel ruscello delle parole.
Scritte, perché non annegassero
nel mare del tempo,
perché non evaporassero dalla nebbia
della vita.
A Olga ho dedicato questa mia poesia
Il vecchio albero e il fiore
A Olga
Vedi, cara?
La mia corteccia è già crepata
come argilla arsa dal sole,
il sole che ho tanto amato
pur essendomi così lontano…
Nella mia lunga vita
ho visto tanti fiori
intorno a me,
ma non tutti mi apprezzavano,
non tutti mi amavano,
e nessuno era come te
che senti tra i rami
il mio cuore pulsare
e vedi con le foglie
i miei versi vibrare.
Ti ringrazio,
come la vela ringrazia il vento
che ancora la spinge sull’onda
verso l’ultima sponda.
Olga Celuch in un ricordo di Paolo Statuti
Questa poetessa esuberante, bella e sensibile, che prometteva molto è prematuramente scomparsa a Varsavia il 5 giugno 2010, stroncata da un male incurabile. Era nata nella stessa città il 7 gennaio 1980. Eravamo molto amici, veri amici, la nostra era un’amicizia fondata soprattutto sulla poesia e sulla pittura. Conservo di Lei un bellissimo ricordo.
Nel 2010 nel numero 78 della rivista polacca “Poesia oggi” sono apparse 12 poesie di Olga con un breve commento firmato da Daniel Zych. Eccolo nella mia traduzione: “Cos’è la poesia di Olga Celuch?… Forse un modo di rivelare la sensibilità e la capacità di meditare sul mondo? Più di tutto mi piacciono le sue miniature, che definirei flash poetici. Sono brevi lampi che illuminano la realtà, attimi di riflessione sulle stranezze del mondo, sui suoi misteri, sui sentimenti. E’ una poesia insolitamente emotiva, la poetessa assorbe il mondo sensualmente e lo vive in modo molto affettivo. In modo originale rivela anzitutto il fenomeno dell’amore. Ed è sorprendente che lo faccia non solo nella lingua polacca, ma anche in quella italiana”.
Aggiungo qui che Olga conosceva molto bene la nostra lingua per aver trascorso diversi anni in Italia frequentando la scuola italiana.
Sempre nel 2010 la casa editrice “Wydawnictwo Książkowe IBIS” ha pubblicato la sua prima e ultima raccolta di poesie intitolata “Raccontami di te…”
(C) by Paolo Statuti