Dedico questa mia favola scritta e pubblicata negli anni ’80 a tutti i bambini del mondo e in special modo a quelli che soffrono a causa dell’ingiustizia e dell’indifferenza umana.
L’albero di Natale
Era piuttosto basso e tozzo, ed era finito nella casa di un operaio povero e per giunta senza lavoro. Aveva poche palline e nessuna lampadina, ma in compenso era illuminato dagli occhi sgranati di quattro vispi ragazzini. Di tanto in tanto, correndogli intorno, essi lo urtavano facendolo vacillare, ed egli doveva compiere un miracolo di equilibrio per non cadere. Cominciava già a perdere qualche ago e ad ingiallire un po’. Insomma, non era più sano e forte come nei giorni in cui cresceva nel bosco, ma aveva ancora energie sufficienti per svolgere degnamente la sua parte; e poi non era lì per rimpiangere il passato, ma per cercare di abbellire e rallegrare il presente.
In quella casa aveva già assistito a diverse scene e scenette, taluna lieta, tal’altra meno, testimone sempre attento e sensibile, ma la cosa che più lo aveva colpito era stata una conversazione del giorno prima tra i genitori dei quattro bambini, dopo che questi ultimi erano andati a letto. Il papà era serio e avvilito e la mamma aveva gli occhi lucidi…
– Non possiamo permetterci di comprare regali, lo sai che ce la passiamo male – diceva il babbo.
– Lo so – aveva risposto la mamma – ma è un peccato, domani è la Vigilia, in fondo sono stati bravi e si aspettano certamente qualcosa sotto l’albero.
– Sì, ma dove andiamo a prendere i soldi…
Il colloquio era proseguito per un po’, quindi i genitori erano andati a dormire.
L’alberello era rimasto molto male, sia per i bambini che per se stesso – che albero di Natale sarebbe stato senza regali! Ah, che delusione, che dispiacere per quelle povere creature! Bisognava subito trovare una soluzione.
Se qualcuno fosse entrato nella stanza in quel momento, avrebbe visto una cosa del tutto insolita: un alberello che dal punto in cui si trovava, vicino alla finestra, cercava di richiamare l’attenzione degli altri colleghi del palazzo di fronte, che splendevano carichi di palline e di luci colorate. Attraverso il vento gelido e sferzante inviava loro la stessa domanda:
– Non avrò niente, potete aiutarmi?
Ma tutti gli rispondevano allo stesso modo:
– Noi avremo tanti regali la notte di Natale e vorremmo fare qualcosa per te, ma non sappiamo come… se avessimo mani e piedi potremmo venirti in aiuto, ma così…
Dopo questo tentativo poco fortunato, l’alberello diventò ancora più triste. Intanto era giunta la notte di Natale, ed egli cominciava già a rassegnarsi all’amaro destino. Gli era rimasto appena un filino di speranza… ed esso non era infondato. A sua insaputa, infatti, qualcosa stava avvenendo. Il vento, amico da sempre di tutti gli alberi, aveva raccolto il suo messaggio e si era meso subito al lavoro. Aveva aumentato la sua velocità, soffiando come non mai, ed era giunto nel bosco dove il nostro alberello era nato, raccontando ciò che aveva visto e sentito.
In ogni bosco c’è uno spirito buono e uno cattivo. A Natale però, quest’ultimo per secolare tradizione è impossibilitato a perpetrare le sue malefatte, e così lo spirito buono ha mano libera e può agire senza alcun ostacolo. Egli dunque ordinò al vento di tacere e di fermarsi, poi alzò gli occhi alla luna e disse:
– Un nostro fratello sta soffrendo e noi abbiamo il dovere di aiutarlo. O luna, nostra amata regina e fedele compagna, permettimi di impiegare la mia magia in questo triste frangente.
La luna sorrise e lasciò cadere un bigliettino d’argento con la sua risposta:
«Quell’albero e quei bambini
meritano tanti regalini»
Lo spirito buono ringraziò la regina e si avviò verso la povera casa. Ormai mancava poco alla mezzanotte. Tutto intorno si udiva il riso e il cicalare dei bambini, tutte le luci erano accese e una dolce musica riempiva l’aria. Lo spirito fece un rapido giro, si rese subito conto della situazione e scelse gli alberi più ricchi. Si avvicinò e diede loro precise istruzioni, poi si rivolse al vento dicendogli cosa doveva fare, e soltanto allora volò a casa dei bambini poveri e si sedette accanto all’alberello per gustarsi la scena.
Gli alberi prescelti, che non si aspettavano quel compito così inconsueto e delicato, erano molto emozionati e forse anche un po’ titubanti… Ma sapevano che non c’era tempo da perdere. Gli orologi segnavano le 23.50. Avevano soltanto dieci minuti. Attorno a loro erano già raccolti, felici e impazienti, i piccoli destinatari dei pacchetti colorati e così invitanti… Ad un tratto i bambini si fecero seri e attenti… Udivano una voce profonda e accorata che pareva provenire dai propri alberi, e per una segreta ragione – solo loro la sentivano:
– Nella casa di fronte ci sono quattro bambini poveri che non hanno neanche un dono, scegliete un regalo per loro e mettetelo fuori della finestra. Siate gentili e solidali, donate loro un po’ della vostra gioia…
Udite quelle parole, essi restarono sorpresi e interdetti, guardarono i genitori e i parenti che, ignari di quanto stava accadendo, ridevano e chiacchieravano animatamente… nessuno in quel momento poteva consigliarli, e poi era una questione strettamente personale, dovevano decidere da soli e rispondere a quell’invito pressante, a quella voce misteriosa che poteva essere la voce dell’albero, ma che a ben pensarci sembrava piuttosto la voce del cuore… Sì, pensarono, doveva essere proprio così. Ciascuno di loro prese un pacchetto e di nascosto lo mise fuori della finestra. Nessuno si accorse di nulla. In quel momento stesso il vento passò allegro e sibilante e raccolse i loro regali, quindi cambiò direzione e si precipitò alla finestra dei quattro fratellini, con un soffio poderoso la spalancò, entrò e depose i doni ai piedi dell’albero.
Alla vista di quella meraviglia i nostri quattro piccoli amici presero a gridare:
– Mamma, papà, correte, correte!
E’ difficile descrivere la felicità che s’impadronì di tutti, compresi i rametti dell’alberello.
Ma non erano i soli ad essere contenti. Quella notte i bambini generosi non pensarono di aver perso dei regali, ma di avere scoperto una gioia ancora sconosciuta – la gioia di donare.
(C) by Paolo Statuti