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Aneddoti e facezie nell’arte

25 Ott

 

 

   Presento qui ai miei lettori un certo numero di aneddoti e facezie che ho scelto dal libro del polacco Janusz Nowosad Sztuka na wesoło (L’arte in allegria) (v. nel mio blog dello stesso autore: Aneddoti nella musica e La musica che scorre dai versi)

 

   Un giorno un certo conte visitò lo studio di Marc Chagall (1887-1985). Guardò i quadri, chiese il prezzo e poi disse:

   – Potrebbe darmi qualcosa di meno caro?

   – Sì – rispose l’artista e consegnò al nobile una scatoletta di sardine.

 

   Una volta il domestico informò Salvador Dalì che un uomo desiderava parlargli.

   – Cosa vuole? – chiese il pittore.

   – E’ il rappresentante di una Società di Assicurazioni. Vorrebbe farle una polizza sulla vita.

   – Non serve. Digli che sono immortale.

 

   Il pittore e grafico polacco Władysław Daszewski (1902-1971) tornando di notte da una festa, fu abbordato da uno straccione che gli chiese cinque zloty.

   – Per cosa le servono questi soldi? Per bere?

   – Non bevo.

   – Per le sigarette?

   – Non fumo.

   – Allora vuole comprare un regalo alla sua ragazza?

 

   – Non ho la ragazza.

   – Sa che le dico? Le do cento zloty, se lei verrà con me. Voglio che mia moglie veda coi propri occhi, come finiscono quelli che non hanno vizi!

 

   Dopo un’asta in cui fu venduto un quadro di Edgar Degas (1834-1917) per quattrocentomila franchi, un giornalista si avvicinò al pittore e gli chiese:

   – Maestro, non la irrita il fatto che lei non riceverà nulla di questa enorme somma?

   L’artista dopo aver riflettuto un po’ rispose:

   – Caro signore, sono come un cavallo da corsa che, malgrado abbia vinto il derby, deve accontentarsi di una porzione di avena.

 

   Lo scultore polacco Ksawery Dunikowski (1875-1964), che visse 89 anni, raccontava spesso ai conoscenti che nel 1912 un medico, dopo averlo visitato, gli disse:

   – Al massimo ancora un anno di vita.

   – E allora? – chiese uno dei conoscenti.

   – E in effetti, un anno dopo il poveretto se n’è andato.

 

   Un critico si rivolse un giorno a Vincent van Gogh (1853-1890) con questa osservazione:

   – In natura non ho mai visto i suoi colori.

   – Dipingo ciò che vedo io e non ciò che vede lei. Madre natura non si spoglia per tutti nello stesso modo!

 

   Katsushika Hokusai (1760-1849) dipinse un quadro intitolato Foglie autunnali di un acero sul fiume Tsutaya. Quando gli chiesero con quale tecnica avesse dipinto delle foglie di acero così belle, rispose:

   – Prima ho comprato un pollastro, poi ho immerso le sue zampe in una tinta rossa, poi gli ho gridato qualcosa. Il pollastro correndo sulla tela, ha lasciato le impronte a forma di foglia. Il resto l’ho dipinto io.

 

   Durante un vernissage del pittore russo astrattista Vasilij Kandinskij (1866-1944), una dama che si riteneva una grande intenditrice d’arte gli si avvicinò e gli disse:

   – Mi scusi maestro, ma questo quadro non mi dice proprio niente.

   – Oh, lei ha capito bene la mia intenzione!

   – Vuol dire che…

   – Appunto. Questo quadro dovrebbe tacere, perché rappresenta il silenzio.

 

   Un noto banchiere un giorno confidò a Max Liebermann (1847-1935):

   – Ma sa che da bambino sognavo di diventare un famoso brigante?

   – Lei è un uomo fortunato! Non a tutti si realizzano i sogni dell’infanzia!

 

   Lo scultore, pittore e grafico belga Constantin Meunier (1831-1905), un giorno litigò con una sua vecchia amica. Dopo un violento scambio di vedute, lei volendo dire l’ultima parola, gridò:

   – Oh, se io fossi tua moglie, verserei il veleno nel tuo bicchiere!

   – Ah, e se io fossi tuo marito, lo berrei senza esitazione!

 

   Un allievo un giorno si rivolse a Michelangelo (1475-1564) dicendo:

   – Maestro, lo scultore Torrigiano mi ha detto che il suo casato risale al diluvio.

   – E’ possibile, infatti nell’arca di Noè c’erano anche un paio di asini

 

   Un critico che stava visitando una mostra di Pablo Picasso (1881-1973), a un certo punto disse ad alta voce:

   – Se questa è arte, io sono un idiota!

   – Sono perfettamente d’accordo con lei. Questa è arte! – rispose l’artista.

 

   Una dama dopo aver visto il suo ritratto dipinto da Pablo Picasso, disse:

   – Maestro, chiedo scusa, ma io non sono così!

   – Ma lei dovrebbe essere così!

 

   Una volta Raffaello (1483-1520) dipinse due ritratti del papa Giulio II. In uno di essi il papa aveva il volto pallido, mentre nel secondo lo aveva rosso. Quando il papa li vide si risentì. L’artista si giustificò dicendo:

   – Volevo immortalare due istanti diversi della vita di Sua Santità, e cioè il momento del ritorno dalla messa e il momento del ritorno dalla vigna.

 

   Un giorno Joseph Vernet (1714-1789) fu presentato a Voltaire (1694-1778), che lo accolse con queste parole:

   – Signor Vernet, lei diventerà immortale. Lei ha i colori più belli e più duraturi!

   – I miei colori non possono uguagliare il suo inchiostro – rispose il pittore.

 

   Un appassionato di arte ordinò a James Whistler (1834-1903) un quadro che doveva raffigurare una chiesa. Terminato il lavoro, il pittore lo mostrò al cliente, il quale a un certo momento osservò:

   – Lei ha completamente dimenticato la gente nel suo quadro!

   – Sono tutti a messa!

   – Bene. Comprerò questo quadro quando la gente uscirà dalla chiesa!

 

   Una certa dama ordinò il suo ritratto a Jacek Malczewski (1854-1929). Dopo aver visto il quadro già terminato, disse assai scontenta:

   – Vedo che non si è sforzato troppo.

   – Per la verità è la natura che non si è sforzata troppo.

   In un negozio di souvenir il signor Rossi si rivolge al commesso:

  – Recentemente lei mi ha venduto una figura del XVI secolo come avorio, mentre un mio conoscente storico dell’arte afferma che è di plastica!

   – Ma mi scusi, come poteva un elefante avere le zanne di plastica nel XVI secolo?!

 

   Una aristocratica si rivolse al pittore risentita:

   – Ma cosa ha dipinto? Qui sembro un scimmia!

   – Cara signora, doveva pensarci prima di ordinare il suo ritratto!

 

   La signora Rossi ordina il suo ritratto a un giovane pittore. Mentre posa si rivolge all’artista:

   – La prego caldamente di non farmi brutta sulla tela!

   – Non si preoccupi signora. Ancora non mi è mai successo di fare un ritratto somigliante!

 

   Un giovane pittore sta dipingendo un paesaggio. Un agricoltore che passa di lì per caso chiede:

   – Cosa dipinge?

   – Dipingo ciò che vedo.

   – Peccato che lei non veda ciò che dipinge!

 

   Un giovane artista mostrò un suo quadro a un noto critico per un giudizio. Il critico dopo averlo osservato a lungo, disse:

   – Ragazzo, una cosa simile potrai dipingerla solo quando sarai famoso, fino a quel momento bisogna dipingere bene!

 

   Un banchiere di origine ebrea ordinò a un noto pittore un grande quadro raffigurante il Passaggio del Mar Rosso. Dopo aver preso un buon anticipo, l’artista non si fece vivo per un anno. Alla fine dopo molti solleciti del banchiere, il pittore si presentò nella residenza di quest’ultimo, con una grande tela rossa.

   – E questo cosa sarebbe?

   – Il Mar Rosso.

   – E dov’è l’esercito del faraone?

   – E’ annegato.

   – E dove sono gli Ebrei?

   – Sono già passati.

 

   Uno scozzese chiede a un pittore:

   – Quanto costa un ritratto a olio dipinto da lei?

   – Dieci sterline.

   Lo scozzese ci pensa un po’ e poi dice:

   – E se porto io i colori, quanto costerebbe?

 

   Una donna incontra una vecchia compagna di ginnasio e dice:

   – Ho sentito che hai sposato un pittore astrattista, come va?

   – Benissimo! Lui dipinge i quadri e io preparo i pranzi. Poi indoviniamo: io – cosa lui ha dipinto, e lui – cosa io ho cucinato!

 

   Un ragazzo chiede alla ragazza:

   – Chi mi consigli di diventare: un pittore o un poeta?

   – Un poeta.

   – Hai letto le mie poesie?

   – No, ho visto i tuoi quadri.

 

   In un museo un gruppo di visitatori si sofferma davanti alla statua di un guerriero romano privo di braccia e di gambe. La guida dice:

   – Lo scultore ha chiamato questa sua opera Il vincitore.

   – Se quello è il vincitore, immagino come doveva sembrare lo sconfitto – osserva uno del gruppo.

 

   La moglie di un pittore chiamò il medico per il marito. Dopo averlo  visitato il medico disse:

   – Troppo tardi mi ha chiamato, signora. Suo marito ha già delle macchie violacee sulle mani.

   – Ma dottore, mio marito ha quelle macchie, perché ha dipinto un quadro coi colori a olio!

   – In tal caso è fortunato, perché se non fosse un pittore, sarebbe già morto!

 

   In una città dell’Unione Sovietica fu deciso di erigere un monumento al grande compositore russo Piotr Čajkovskij. Durante la solenne inaugurazione del monumento, agli occhi dei presenti apparve Josip Stalin seduto in poltrona.

   – Doveva essere un monumento a Čajkovskij – disse meravigliato uno degli spettatori.

   – Infatti! – rispose l’autore del monumento. – Legga la scritta: Il compagno Josip Stalin ascolta la musica di Piotr Čajkovskij.

 

 

 

 

 

 

Aneddoti nella musica

26 Set

 

 

   Oggi pubblico 24 divertenti aneddoti musicali, scelti e tradotti da me dal volume Anegdota, ciekawostka i dowcip w muzyce (Aneddoti, curiosità e facezie nella musica, Ediz. Polihymnia, 2012) del musicologo polacco Janusz Nowosad, lo stesso autore del libro La musica che scorre dai versi, da cui ho tratto le poesie del mio precedente post.

 

   Un pianista principiante e presuntuoso chiese al compositore e pianista italiano Franco Alfano (1876-1954):

   – Sopra al pianoforte dovrei appendere il ritratto di Chopin o quello     di Mozart?

   – Meglio quello di Beethoven.

   – Perché proprio Beethoven, e non Chopin o Mozart?

   – Perché Beethoven era sordo!

 

                                                 *  *  *

   Per la solenne inaugurazione del monumento a Ludwig van Beethoven (1770-1827) giunsero a Bonn personalità da tutta l’Europa. La tribuna per gli illustri ospiti sfortunatamente però era stata messa in modo tale che la statua di Beethoven si vedeva girata di spalle. Quando venne scoperto il monumento tutti restarono sbigottiti, ma il cerimoniere non si perse d’animo e disse:

   – Lor signori perdonino! In vita era un po’ zotico e tale è rimasto anche dopo la morte!

 

                                                  *  *  *

   Un giovane musicista chiese al compositore francese Hector Berlioz (1803-1869) un giudizio sulle sue composizioni. Berlioz, dopo aver dato loro un’occhiata, dichiarò:

   – Mi dispiace, ma devo confessarle che lei non ha alcun talento musicale. Finché è ancora in tempo, si scelga un’altra professione.

   Quando il giovane avvilito era già in strada, Berlioz si affacciò alla finestra gridando:

   – Ragazzo! Devo anche confessare che quando avevo la tua età, i professori mi dissero esattamente la stessa cosa!

 

                                                  *  *  *

   Johannes Brahms (1833-1897) entrò in un ristorante e  ordinò il vino migliore. Il proprietario per soddisfare la richiesta del celebre cliente portò una bottiglia, dicendo:

   – Questo è superiore a ogni altra qualità, come la musica di Brahms è superiore a ogni altra musica.

   – In tal caso – replicò il compositore – tenga questo vino per sé e mi porti una bottiglia di Beethoven.

 

                                                  *  *  *

   Hans von Bülow (1830-1894) prima di un concerto stava salendo di corsa le scale verso il suo guardaroba, e inavvertitamente urtò un uomo che stava scendendo.

   – Somaro! – gridò lo sconosciuto.

   – Hans von Bülow – rispose il musicista.

 

                                                   *  *  *

   John Cage morendo, disse al notaio che stendeva il testamento:

   – Vorrei che al mio funerale suonasse l’orchestra.

   – Bene, maestro! E quali composizioni vorrebbe ascoltare?

 

                                                   *  *  *

   Enrico Caruso (1873-1921) comprò una casa e ordinò di restaurarla. Durante i lavori, in una delle stanze cominciò a esercitare la voce cantando arie e canzoni. A un tratto entrò nella stanza il mastro muratore e chiese:

   – Maestro, lei vuole vedere la casa ultimata?

   – Naturalmente.

   – Allora smetta di cantare.

   – Perché?

   – Perché tutte le volte che lei canta, i muratori affascinati dal suo canto smettono di lavorare!

 

                                                   *  *  *

   Il compositore russo Piotr Čajkovskij (1840-1893) una volta preparava un concerto in una piccola città. Durante le prove l’obista suonava continuamente troppo forte. Il compositore irritato chiese:

   – Davvero non riesce a suonare più piano?

   – Mah! Se ci riuscissi, non passerei la mia vita in questo buco di paese!

 

                                                  

 

                                                   *  *  *

   George Gershwin (1898-1937) chiese a Igor Stravinskij (1882-1971) di poter studiare con lui. Stravinskij all’inizio si rifiutò, ma poi saputo che a Gershwin le composizioni fruttavano centoventimila dollari l’anno, esclamò:

   – Caro collega, sono io che dovrei prendere lezioni da lei!

 

                                                   *  *  *

   Beniamino Gigli (1890-1957) si espresse così su una certa imponente e corpulenta cantante lirica, che aveva una bellissima voce:

   – E’ un elefante che ha inghiottito un usignolo.

 

                                                   *  *  *

   Durante le prove di un concerto per tromba e orchestra, il solista sbagliava continuamente e stonava, e volendo scaricarsi della colpa disse a Joseph Haydn (1732-1809):

   – Signor direttore, l’orchestra suona così forte, che non riesco a sentirmi.

   Al che Haydn:

   – In tal caso lei è davvero fortunato!

 

                                                    *  *  *

   Una volta un giovane musicista smise di suonare e disse a Joseph Haydn:

   – Dicono che a lei piace ascoltare la buona musica.

   – Non preoccuparti, ragazzo, continua pure a suonare!

                                                    *  *  *

   Quando a Parigi doveva aver luogo la prima esecuzione dell’oratorio La creazione del mondo di Joseph Haydn, il direttore si rivolse ai cantanti pregandoli di indossare abiti adeguati alle parti interpretate.

   – Signor direttore – protestò la cantante che doveva interpretare Eva. – Io sono un’artista rispettabile e nell’abito di Eva non canterò!

 

                                                        *  *  * 

   Un certo aristocratico chiese a Joseph Haydn di giudicare come suo figlio suonava il clavicembalo. Dopo il concerto il padre si rivolse al compositore:

   – Suona davvero bene, vero?  

   – Ha una tecnica formidabile. 

   – Vero, maestro?

   – Sì. Suona le composizioni facili come se fossero estremamente difficili.

                                                   *  *  *        

   Una solista cantava un’aria volgendo le spalle al direttore d’orchestra austriaco Herbert von Karajan (1908-1989). Egli durante l’intervallo si rivolse all’artista:

   – Mi scusi, signora, ma se io dirigo con il tempo di tre quarti, non agiti il sedere con il tempo di quattro quarti, perché mi confonde!

 

                                                 

 

 

                                                   *  *  *

   Il compositore italiano Gioacchino Rossini (1792-1868) era presente a un concerto di Franz Liszt (1811-1886). Durante l’intervallo uno dei presenti gli chiese cosa pensasse del pianista.

   – Liszt fa così tanto per essere osservato, che a tratti non ho avuto il tempo di ascoltarlo…

 

                                                  *  *  *

   Gioacchino Rossini, venuto a sapere che a Pesaro, sua città natale, volevano erigergli un monumento quando era ancora in vita, disse ai membri del consiglio comunale:

   – Signori! Se darete questi soldi a me, prometto che starò sul piedistallo per alcune ore al giorno!

 

                                                   *  *  *

   Robert Schumann (1810-1856) fu anche un apprezzato critico musicale. Una volta fu assalito da un compositore poco conosciuto:

   – Come ha potuto stroncare in tal modo il mio concerto per violino, se ha dormito per tutta la sua durata?

   – Anche dormire è un certo tipo di critica – rispose Schumann.

 

                                                   *  *  *

   Il direttore d’orchestra Leopold Stokowski (1882-1977) durante i concerti non tollerava alcun rumore. Una volta smise di dirigere e si rivolse alla platea dicendo:

   – Haendel ha creato questa composizione per archi e ottoni. Nella partitura non c’è neanche una nota per tossi e raffreddori.

 

                                                   *  *  *

   Rychard Strauss (1864-1949) dirigeva una prova della Sinfonia delle Alpi. In una parte veloce intitolata Il temporale al primo violino sfuggì di mano l’archetto. Il compositore interruppe la prova e disse:

   – Riprendiamo il temporale dall’inizio, visto che il nostro violinista ha perso l’ombrello.

 

                                                   *  *  *

   Una volta Igor Stravinskij salendo su un taki notò che sulla targhetta di identificazione della vettura c’era il suo nome e cognome. Chiese quindi al tassista:

   – Lei è parente del compositore?

   – Quale compositore? – si meravigliò il tassista. – Stravinskij è il proprietario della ditta per la quale lavoro da trent’anni. Io non ho niente a che fare con la musica. Mi chiamo Strauss!

 

                                                  *  *  *

   Una certa contessa propose al celebre basso russo Fiodor Šaljapin di partecipare a un concerto gratuitamente.

   – Cara contessa, la prego di ricordare una volta per sempre, che soltanto gli uccelli cantano gratis!

 

 

 

 

                                                  *  *  *

   Carl Maria von Weber (1786-1826) andò con un amico alla prima rappresentazione di un’opera scritta dal regio direttore generale, che non sopportava Weber. Durante l’esecuzione l’elefante vero che prendeva parte all’azione, alzò la coda e arricchì la scena di un ulteriore accessorio. Allora l’amico sorrise e chiese al compositore:

   – Carl, cosa pensi dell’educazione di questo animale?

   – Forse questo elefante è male addestrato, ma di sicuro è un eccellente critico!

 

                                                  *  *  *

   Henryk Wieniawski (1835-1880) per un certo periodo fu il violino di corte dello zar Alessandro II. Durante un concerto ai piedi dello zar si era accovacciato il suo cane preferito, il quale appena Wieniawski cominciò a suonare, balzò su ululando. Il violinista spaventato smise di suonare. Vedendo ciò lo zar chiese all’artista:

– A quanto pare il mio cane la disturba…

– Oh no, Maestà Imperiale! Sicuramente sono io che disturbo lui.

 

 

(C) by Paolo Statuti

 

 

   

La musica che scorre dai versi

23 Set

 

 

   Care Amiche e Amici del mio blog, “rovistando” in internet ho scovato un libro fatto su misura per me. Si tratta infatti di una antologia di poesie dal titolo “La musica che scorre dai versi”, curata da Janusz Nowosad, musicologo e insegnante di musica, e pubblicata dalla Associazione degli Insegnanti di Musica (Lublino 2012). Da questo libro ho scelto e tradotto le seguenti 10 poesie di 10 differenti autori.

 

Ignacy Krasicki (1735-1801)

 

L’usignolo e il cardellino

(fiaba)

Disse il cardellino all’usignolo che se ne stava muto:

“Peccato che canti poco”. L’usignolo rispose arguto:

“Ciò che la natura mi ha dato, eseguo fedelmente.

Meglio poco, ma bene, che molto e assai mediocremente”.

 

Jarosław Iwaszkiewicz (1894-1980)

 

Musica di notte

 

Non inginocchiarti davanti a me amico

Il tempo tra di noi s’è inginocchiato

 

Il tempo suona

dicono gli Italiani

Stupendo è

il nostro grande rasserenamento

 

Il mondo è spaventoso

ma cantano in esso

come in un enorme acquario

betulle volpi

torrenti di fiori

strade nei campi

e case di legno

 

e anche i concerti di Brahms

e i valzer di Chopin

Accogliamo con umiltà

il grande stupore il grande elevamento

la discesa nel sottosuolo

 

Il tempo ha dato il tempo ha preso

che il suo nome sia lavato nella musica

 

Non inginocchiarti da’ la mano

baciamoci

con il bacio della pace

Cos’altro mai ci resta?

 

 

 

 

 

 

 

Maria Pawlikowska-Jasnorzewska (1895-1945)

 

Uccelli di primavera

 

Un uccellino sopra uno stecco

del giardino accanto

con una sega di vetro

suona una triste canzone. –

 

Poco fa suonava un flauto

di melodioso ghiaccio,

ma il sole lo ha sciolto

e in gocce lo ha sparso. –

 

Là ora un altro, più in alto,

ostinato come un Cinese

che scrolla il capo,

scuote una campanella di vetro. –

 

I crochi crescono, veloci,

in una dolcezza colorata,

come se sulla bionda terra

l’arcobaleno si fosse calato. –

 

L’erba cresce all’improvviso

come estratta con la mano,

profumano i candidi fiori,

le balsamine dell’aria,

 

e un merlo nella nera gola

modella una morbida nota,

attinta anni prima

al pozzo di Melusina. –

 

Józef Czechowicz (1903-1939)

 

La musica di via d’Oro

 

Il cielo muta, la sera si è placata,

il vento sussurra ancora, prima di assopirsi.

Il cielo fruscia col violetto.

Il vento – non più il vento – il sorriso.

 

Da via Dominikańska il canto del coro;

le ragazze lodano Maria.

Dall’Archidiakońska gli fanno eco

le arie di un violino solitario.

 

Il silenzio musicale delle case

è congiunto all’arcobaleno,

sulla fronte della chiesa un raggio

scende come ciocca di capelli.

 

Ed ora qualcuno il silenzio ha teso,

lo batte col pugno di bronzo

la campana della sera,

grondando la forza del metallo,

 

comincia a suonare sotto la croce:

 

uno – e due – e tre –

 

Jerzy Liebert (1904-1931)

 

La musica del mattino

 

Lontano e assai leggero

Il vento culla gli alberi e il cielo,

Gli uccelli l’azzurro dalle piccole gole

A gocce spargono nel silenzio.

 

Il silenzio, come vaso colmo

Fino all’orlo di dolce fluido,

Versa l’azzurro nei bicchieri

Di acacia e di gelsomino.

 

L’azzurro si unisce all’argento,

Spruzza un forte aroma,

Agli uccelli le ugole graffia

E nuove gocce risuonano.

 

Marian Piechal (1905-1989)

 

Musica

 

Sogno scorrevole, luce udibile,

con impeto nei sensi versati.

Spirito che dalla sabbia una palma

porta fin sotto le nuvole.

 

 

 

 

Trama inesplicabile

in un tempo senza spazio –

creata come essere immateriale

che non proietta l’ombra.

 

Puro senso nudo, essenza denudata,

ragione ultima di tutte le cose –

e proprio soltanto qualcosa

troppo ardua per la mente umana.

 

La casta religione, la musica,

toccherà l’impalpabile,

l’intimo paesaggio dell’anima,

davanti al quale si chiudono gli occhi.

 

Jerzy Hordyński (1919-1998)

 

Notturno in Fa-diesis maggiore di Chopin

 

La musica riempie la sera,

allontana la memoria,

siamo entrati nell’ora dei presagi

veramente soli.

 

Qualsiasi cosa adesso accadrà,

non soffocherà l’istante,

indovino la morbidezza del tuo volto

dal fruscio delle foglie.

 

 

 

Gli assorti nel respiro del verde

la città trascurerà,

aspettiamo che Dio ci trasformi

in dalie.

 

Anna Kamieńska (1920-1986)

 

Silenzio

 

Mi sono svegliata nel silenzio

come in una tomba appartata

La luce sorride come Beethoven

col sorriso dei sordi

 

E saranno i miei ultimi giorni

i primi come il violino

perché si sappia

che tutto è nel silenzio

 

Nel silenzio sei nato

nel silenzio ti rivolterai

 

Ludwik Jerzy Kern (1921-2010)

 

Cos’è la musica?

 

Cos’è la musica? Non lo so.

Forse semplicemente il cielo

Con le note anziché le stelle;

 

 

Forse un ponte incantato,

Sul quale gli strumenti

Ci aiutano a passare.

 

Tutto – come una volta qualcuno disse –

Ha una base musicale.

Perfino il chiaro di luna.

 

Cos’è la musica? Non lo so.

Forse semplicemente il cielo

Con le note anziché le stelle.

 

Jerzy Harasymowicz (1933-1999)

 

L’organo del villaggio

 

Prendi un vecchietto

Prendi un litro di miele

Prendi un temporale che brontola lontano

Prendi un gatto da dietro la stufa

Prendi un gruppetto di colombi

Prendi la più grassa perpetua

Prendi i cherubini paffuti come luna piena

morsicchiati dalle api del paradiso

Aggiungi tre sorrisi di san Francesco

La querula smorfia di un angioletto

Di’

Mettetevi in posa per una foto di gruppo

E quando l’avranno fatto aspetta che dalla finestra

entri un fascio di sole

d’oro

E quando li avrà del tutto indorati

Quando non si saprà se è un litro di miele

o un cherubino

 

Allora bacia la mano di legno tarlato del santo

che non lontano caccia via una gazza dalla nicchia

 

Fa’ così e l’organo fratello sentirai

brontolare come un leone

nel barocco della criniera

 

 

(C) by Paolo Statuti