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Dominik Żyburtowicz, uno dei più apprezzati giovani poeti polacchi, è nato a Drawsko Pomorskie nel 1983. Ha studiato economia al Politecnico di Koszalin e ha debuttato con una serie di poesie nell’antologia Pesca.Debutti poetici 2010, Ed.Biuro Literackie, Wrocław 2010. La sua prima raccolta Velieri è uscita a Poznań nel 2015 e contiene poesie scritte nell’arco di molti anni (la più vecchia è del 2005). Il volume è suddiviso in più parti con tematiche diverse, trattate con una profonda sensibilità lirica. Nel 2017 il poeta ha pubblicato la seconda raccolta dal titolo Spaceboy. «In essa il “ragazzo stellare”, smarrito, che ha in sé la sincera fiducia e lo stupore del Piccolo Principe, è il tipo dell’eterno viandante, che pur avendo un posto concreto sulla terra, sente il desiderio inappagato di un mondo “chissà dove”» – scrive Katarzyna Wójcik in un suo articolo dedicato a questa raccolta.
Żyburtowicz ha ricevuto diversi prestigiosi premi letterari, tra i quali quelli intitolati a Jan Śpiewak e Anna Kamieńska, Rafał Wojaczek e Władysław Broniewski. E’ stato tradotto in inglese e spagnolo.
Di lui ha scritto il poeta e redattore di riviste letterarie Roman Honet: «Tende a ciò che è fondamentale: l’amore, la morte, la fiducia nella vita. Per Żyburtowicz anche la morte si rivela una illuminazione, diventa un episodio nell’eterna presenza, con essa non termina nulla. «Se dopo la morte l’amore esiste, è certamente la primavera, la luce» – dice il poeta. Il ritorno dei morti si compie quando «vedi una luminosa polvere su tutte le tue cose». Ma non è un sedimento, una polvere di decomposizione, una polvere tombale, ma la traccia di una esplosione stupefacente – una polvere che fa venire in mente le molecole che volano dopo lo scoppio dello spazio e dei primi secondi dell’universo, minute prove di poderose nascite».
In occasione di un dibattito sul tema Poesia per una nuova era, Żyburtowicz ha detto: “Io sono per la poesia orientata esistenzialmente. Sono per la comunicazione, sarebbe auspicabile che l’arte poetica giungesse al maggior numero possibile di destinatari. A questo aggiungo la metafisica, ma quella nuova, sorprendente. Non mi appaga il contenuto di molti versi che si leggono al giorno d’oggi. Vedo temi banali, questioni forse anche importanti, ma a lungo andare noiose. Si nota una forma che tende alla perfezione, la cura per la bellezza della lingua e l’aspirazione alla novità. Anche questo è importante, ma mi manca il vigore, la potenza del mondo costruito nel verso e della filosofia. Ciò non toglie però che ci siano molti poeti dotati di questa forza creativa. Essi sanno bene cosa devono fare con la poesia, e per questo sono Poeti della Nuova Era».
Poesie di Dominik Żyburtowicz tradotte da Paolo Statuti
Come le mele cadono lontano
A mia madre – Maria Żyburtowicz
quando sei lontana (e adesso è sempre così),
il ragazzo corre al mare, in esso il ragazzo aspetta
tutti i sonnolenti cutter, là dove tu ti trovi,
sfiori le mie labbra con un dito, mi accarezzi come la neve,
sento la minestra della domenica che mangiavo come una bestia
e la pioggia rosata nel giorno della donna –
(il tuo pianto sorridente)
quando sei lontana (e adesso è sempre così),
a ogni altra madre rubo un pezzetto
e lo metto lungo la riva da cui ti allontani
prima dell’alba, cogliendo le mele –
di solito la mattina dopo la tua scomparsa
mi sveglia a letto proprio il loro profumo
Vienna 2007
I luoghi dove maturano i frutti
1.
Il giovane che pescava sulla riva del fiume, lo strano
caldo tocco di colei che si tolse l’abito dicendo: adesso
tu. E il branco di conigli che andava verso i cespugli.
2.
Le navi di carta scompaiono nella spuma marina, oggi
entrano nel porto i velieri – ma il ragazzo non lo sa,
resta impietrito, vedendo un vascello.
3.
La vecchietta che chiede aiuto, tutta la settimana
sposto i mobili che scricchiolano come ossa (muore
domenica). Le chiudo gli occhi. Telefono. Aspetto.
4.
Estate 1999. Lontano dalla riva pesco con mio padre, a un tratto
mi porge la canna. Quando lui si stringe il cuore – lo so,
la vita mi dice qualcosa molto importante.
Ci sono in noi dei luoghi dove il mondo si apre,
e non ci sono altre uscite, solo quelle davanti,
quindi devi convenire: il frutto all’interno, Dio
matura solo quando lo guardi, lo tocchi.
2007
La lingua dimenticata
quando ancora non sapevo parlare
sul davanzale venivano gli uccelli
conversavano nella lingua che conoscevo
benché i loro nomi fossero un mistero
oggi so che sono le rondini
che disegnano il quaderno di musica in giardino
ma ciò di cui parlavano allora
è sparito nella mia prima parola
Vienna 2007
Da vicino
Dormivo.
Mi ha svegliato un pipistrello,
colpendo con forza
la finestra dell’ospedale.
Forse ha confuso qualche linea notturna,
o l’ha ingannato il buio dei sogni locali.
O forse la notte
mi ha abbordato
nella propria persona.
Se è così,
sono vicino.
2011
L’odore dell’uomo si vede solo in sogno
Sogno un bosco pieno di animali.
E un solo comune senso animalesco
che filtra tra gli alberi.
Quando entro
sanno di me.
Il vento cessa, la volpe si gira.
Niente di simile ho visto di giorno.
Col binocolo osservo uccelli, caprioli, cinghiali.
Mi addormento tra giovani betulle.
E soltanto in sogno – di nuovo:
il vento cessa, la volpe si gira.
Tutto il bosco sa di me.
2011
Gli angeli del sole
Uno di loro lo vedevo
subito dopo il funerale come l’amore,
che in forma liberata
penetrava nei cuori dei piangenti.
Come l’amore che aleggiava
nei presentimenti, nei sogni, nei ricordi
e alla finestra mostrando il volto del lutto, sussurrava: guarda,
qui è la tua strada.
Qui è il mondo.
Io veglierò su di te
per un certo tempo.
Un altro angelo lo vedevo all’ospedale (reparto neonatale),
nel giorno di san Giovanni dodici maschietti cantarono insieme:
sole, sole!
E là, al liceo,
dove nella luce di giugno per l’esitazione e la paura
a un tratto fiorì un melo – in quel posto
c’era un
angelo. Di sicuro.
Anche nelle anime di chi crea
c’è un angelo: quando il chiarore, la corda di luce
inonda l’abitazione, quando corre
sui mobili sulla parete sui libri
– e si vede di più. (Conosceva bene questo sole van Gogh,
l’innamorato John Donne oppure Franck O’Hara).
Ma il più bello è l’angelo dell’amare.
– O fanciulla-osanna,
e tu, o fanciullo di sensibili pianeti,
avete qualcosa da aggiungere?
– L’arcobaleno.
2012
Gli uccelli
Quelli che non sono morti, ma per vari motivi
per noi è come se lo fossero. Come se il sole
tramontasse in noi e non volesse sorgere. Tu inganna,
inganna questo tempo – per primo
tendi la mano. Se così farai,
arriveranno vivi portenti, portenti, e riderai,
risusciterà la gente.
Perché per conservare l’amicizia, anzitutto
bisogna imparare a perdonare
le parole stolte, a curare le bruciature, a lavorare
su se stessi ed esigere che faccia così
anche l’altra parte. Dopo un anno
di silenzio ci siamo riconciliati,
su una grande piazza, dietro i campi,
in uno spazio deserto. (Tale spazio
è un ottimo tifoso per quelli in discordia,
per quelli soli). Mentre andavamo il vento
ci osservava dall’alto, finché lui stesso non si esercitò
in abbracci e strette di mano.
Era passato l’inverno.
2014
I delfini dell’oceano
Per vedere bisogna concentrarsi molto.
Le molecole che circolano nello spazio
prima erano nella mia testa..
Sono tornate per comporsi, ammassarsi.
O delfino solare,
di nuovo mi hai notato
in questa parte di Polonia,
sei così bello quando esci dalle nuvole
palleggiando accanto al treno.
Ti vedo.
Mi vedi.
In un nuovo luogo,
in un nuovo paese. Fermo sul ponte
ammiro i grattacieli. Il vento
che corre attraverso è il vento da
tutti i continenti. Dunque c’è
un tale luogo civitas universum
percepibile in un lampo di genio.
Come un’altra superficie
della vita.
La terra che si crea.
Dimensione aperta.
2011/2018
Le preghiere degli innamorati
O what can ail thee, knight-at-arms,
Alone and palely loitering?
John Keats – La belle dame seans merci
Adesso lo so: la voce
non si propaga solo nel suono,
ma anche in una grandine di vigorosi,
vigorosi pensieri che ti colpiscono.
Finché non squilla il telefono. I caprioli
all’alba si avvicinano al recinto,
mentre tutta la notte scrivevo di te.
Dove, per quali canali
passano le preghiere degli innamorati,
che gli animali, gli alberi, i fiori
voltandosi un istante
vogliono ascoltare?
Gli innamorati conoscono bene uno strumento abilitato:
il violino di piume che portano gli uccelli.
Guardando bene, si vedono le piume cadere
e formare autostrade agli innamorati.
Un’ellisse di telescopi e di notti stellate;
il treno che corre dalle mie labbra alle tue,
dalle tue labbra alle mie, attraverso città
e campagne polacche, nelle cui estremità respiriamo.
L’embrione ancora esiste d’inverno, sotto il ghiaccio. Ma già
si vedono le prime fessure nella fodera di luce. E dietro?
Il nudo dio dell’iride.
Tutto ciò che guardi, Chuchanna, si copre di sangue stellare,
poiché è lo sguardo di occhi innamorati, e neanche
gli esperti di fisica quantistica sono arrivati a tanto
nelle loro ricerche. Linfa,
sangue, cellule invisibili di nubi, case, autostrade. Qualcosa
romba nel nucleo del pianeta e finalmente possiamo confermare:
l’amore è il tremito della Testaterrestre.
Perché i più forti al mondo sono i nostri primi baci, quando
dormiamo nello stesso sogno di volare, e nei cieli interiori
si aprono scatole di diamanti.
Come se l’universo,
le sue supernove
aspettassero questa energia. L’amoroso
nutrimento dei soli?
Oh!
Un tunnel sul tetto dell’albergo. Che nelle fredde parti
della materia oscura
scorrano le nostre cascate prostellari.
2016/2018
Il treno Rachmaninov – Amore
La fluida realtà dell’amore,
osservata da un’altra dimensione.
Spostare
con un dito invisibile treni di vetro
sullo schermo di vetro
della Rapsodia di Rachmaninov.
2018