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Tadeusz Kubiak (1924-1979): Poesie e quadri

4 Ott
Tadeusz Kubiak

Tadeusz Kubiak

Tadeusz Kubiak – poeta polacco, satirico, autore di testi per l’infanzia e di radiodrammi. Debuttò nel 1943 sulla rivista clandestina Il futuro della Poesia. Studiò filologia polacca nelle università di Cracovia e Varsavia. Fu redattore delle riviste Generazioni e Semplicemente, e dal 1948 redattore della sezione letteraria della Radio Polacca. Pubblicò numerose raccolte di poesie, tra le quali ricordiamo: Rametto di rosmarino (1944), Parola a vela (1948), L’ombra della terra (1958), Un bel viaggio (1959), Descrizione dell’uomo (1966), Destino ripetuto (1968), Salici polacchi (1971), Reciprocità (1974), Poesie scelte 1946-1976 (1978).
Nel 1973 uscì la raccolta Poesie e quadri, nella cui introduzione il poeta scrive:
…Sia le poesie che i quadri sono il registro delle mie sensazioni e delle mie emozioni. I quadri – il loro specchio, le poesie – la loro registrazione. Le poesie sono differenti, perché differenti emozioni le hanno generate – differenti situazioni, differenti luoghi, diciamo anche…differenti stagioni.
Scrivendo non avevo intenzione né di “raccontare i quadri”, né di “scrivere sui quadri”, o di “parlare a nome loro”. Erano e sono tuttavia l’equivalente pittorico della mia visione poetica del mondo. Dovrebbero essere come due linee parallele, che corrono in armonia tra loro, senza mai tentare d’incrociarsi.

Di questa raccolta ho scelto e tradotto tre poesie. Eccole con i rispettivi quadri che le accompagnano:

Non si ritrae chi si è legato a una stella

Non si ritrae chi si è legato a una stella.
Il GIRASOLE è la stella delle sue notti scure.
La stella è lo scudo dei cavalieri erranti.
Ormai nulla lo riparerà dalla fosca follia.
Calava il sipario del giorno assolato.
La febbrile terra s’immergeva nella notte.
Non domata come fiume di chimere.
Travolge barriere, schiumoso trascina via
GLI ULIVI, LE BARCHE A SAINTES-MARIES,
IL PONTE DI ARLES, vomita bianca spuma,
con un ruggito trasporta verso sbocchi senza fondo.

Nel silenzio dipingeva I GIRASOLI – fiori,
stelle dai molti raggi dorati.
Voleva risparmiare loro la piena maturità,
le bruciature di sole e i colpi di becco.

Non ha salvato se stesso.
In un acceso chiarore gridavano in lui
I CORVI SUL CAMPO DI GRANO,
più neri del carbone spento nel Borinage,
del bramantino MANGIATORE DI PATATE.

La STRADA CON CIPRESSO E STELLA dove portava?
Il CAMPO DI GRANO CON MIETITORE AL SOLE.
Questo sole non tramonta nemmeno nel TEMPORALE
sulla pianura di Auvers.

La sedia vuota è il trono di un defunto sovrano.
La stanza è l’interno di una malattia mortale.
La finestra non è ben chiusa.
Dietro la finestra L’ARLESIENNE,
IL POSTINO ROULIN,
IL DOTTOR GACHET,
Gli IRIS NELL’ACQUA, LE ROSE BIANCHE,
IL BUON SAMARITANO.

Ormai nessuno può aiutare
SULLA SOGLIA DELL’ETERNITA’.

Nel freddo specchio ha salvato l’AUTORITRATTO CON ORECCHIO
fasciato con uno straccio.
LA NOTTE STELLATA.
Non si ritrae chi si è legato a una stella.

Vincent van Gogh, Girasoli, Monaco, Nuova Pinacoteca

Vincent van Gogh, Girasoli, Monaco, Nuova Pinacoteca

Vestita di nebbia

Tutto in lei è di ali e zampette d’uccelli.
Sotto le palpebre di cera di nuovo il balletto.

Con l’inchino dell’agile ninfa Syrinx trasformata
dagli dei in un’esile canna,
si congeda dalla sala sfavillante.

Norwid ha scritto si china, quasi a cogliere
la rugiada o tergere col cuore le lacrime dei fiori.

Tale e quale la vedo io.
Un passo,
un altro passo.

Vestita di nebbia. Proprio come la dipinse Degas.

Edgar Degas, Arabesque, Parigi, Louvre

Edgar Degas, Arabesque, Parigi, Louvre

Nell’inferno dei colori

Modigliani. Questo cupo ubriacone e drogato.
Con la vita come sabbia sparsa. Nessuno conosceva il diagramma
della corrente elettrica del suo cuore. I tagli
dell’elettrocardiogramma. Nessuno aveva radiografato i polmoni.
Espulso dal grembo. Messo alla porta.
Fuori dalla classe. Italiano. Ebreo. Francese. Selvaggio che divora
se stesso. Che farfuglia sull’antenato Spinoza
maledetto dai rabbini. Strano che lo sapesse.
Non sapendo chi siede sul trono papale.
Non sapendo chi scalda la poltrona presidenziale.
Chi paga i quadri. Chi paga il verde assenzio.
L’anice e l’alcol.
Modigliani. Bellini degli angeli caduti.
Denudati dai fianchi lattei fino alla collana
di corallo. Questo intruso ovunque e fra tutti.
Questo ladro che si vende per cinque franchi.
Modi! Mille dollari a un’asta a Londra!
Modi! Modi! Investimento in quadri come in banca!
Un grosso affare. Una mela d’oro! Business!
Nel trentaseesimo anno di vita fuori dalla vita.
Steso sui cavalletti. Modi. Stremato
nell’inferno dei colori. In quell’unica
vera patria.

Amedeo Modigliani, Jeanne Hébuterne con cappello, coll. privata giapponese

Amedeo Modigliani, Jeanne Hébuterne con cappello, coll. privata giapponese

Ed ecco un’altra poesia di T. Kubiak da me tradotta anni fa

 

Ghetto

 

Ai fiaccati, ai corrosi dalle fiamme,

ai massacrati in un cigolio di gelide armi,

la rabbia

ha serrato

le mani insanguinate

in pugni.

 

Ad una percossa, che si chiama Chaja,

ad uno soffocato, che era Salomone –

per i quali nessuna casa

in nessun paese

fu la loro casa.

 

Che mai in nessun portone

torneranno

e busseranno,

ma scorreranno nell’oceano furioso

fino in capo al mondo.

 

 

 

(C) by Paolo Statuti

Amedeo Modigliani

17 Giu
Amedeo Modigliani

Amedeo Modigliani

Jeanne Hébuterne

Jeanne Hébuterne

Il pittore maledetto – Amedeo Modigliani (1884-1920)

Dal sito web polacco “Tu Stolica i Okolica” (“Qui la Capitale e Dintorni) – Kontakt 24, ho tradotto per i miei lettori questo articolo di Maria Cholewczyńska, apprezzata e nota filologa che collabora con molte riviste culturali polacche.

Se “ogni vita è un romanzo”, allora la vita di Modigliani, così creativa e conclusasi così presto, può essere definita la “leggenda delle leggende”. L’uomo, la cui condotta e la cui figura sono sinonimi di disordine, in realtà era ossessionato dalla perfezione. Voleva raggiungere la maestria, e grazie a un lavoro sfibrante e al grande talento, infranse barriere insormontabili per altri – è questa l’essenza della complessa personalità di Amedeo Modigliani, eccentrico individualista dotato di un talento straordinario e invischiato nel dramma della propria vita.
Per nessun artista del XX secolo la leggenda fu tanto benevola e al tempo stesso ingrata. Bello come un adone, adorato dalle donne, noto col vezzeggiativo di Modì, che riassume la sua personalità e significa in un gioco di parole francese peintre maudit: Modì le maudit, cioè uno di quei pittori infelici e condannati alla perdizione. L’apocope del cognome Modigliani sarà strettamente legata al suo destino, mentre per ironia della sorte Amedeo significa “il prediletto di Dio”.
Forse era nato sotto una cattiva stella? Diciamo piuttosto sotto la stella della creazione e di un tragico fato. Spirito aristocratico, principe dell’arte dell’eleganza, arguto, intelligente, maestro di declamazione della poesia di Dante, di temperamento litigioso. Scultore per passione, si realizzò principalmente nella pittura di ritratti e nudi. Classico esempio della tesi: l’amore è l’arte, l’arte è l’amore. Amedeo – esule solitario, nomade alato, proveniente da Livorno, viveva i suoi rari slanci e le frequenti cadute artistiche e amorose a Parigi, condividendole con gli amici più intimi, tra i quali i pittori Chaim Soutine e Utrillo, il mercante d’arte Leopold Zborowski e il poeta Max Jakob. Il cammino artistico di Modì s’incrociò con quello di Picasso, ma i due si discostarono manifestando avversione l’uno per l’altro. Picasso ben presto si arricchì grazie alla sua fama. Modigliani conosceva il valore del suo talento, in modo ossessivo desiderava il consenso e l’immortalità per le sue opere, ma in vita non riuscì a raggiungere la fama che sognava. Avvilito dal mancato acquisto dei suoi quadri e disegni, spesso li distruggeva, li gettava via o li cedeva a un prezzo irrisorio. Si isolò dagli “ismi” di moda (cubismo, espressionismo, futurismo) e dalla “cricca di Picasso”. Si lasciò guidare dalla sua individuale melodiosa linea e grazia, dal caratteristico arabesco, dal serpeggiante andamento dell’ovale del viso, dai colli allungati, dagli occhi senza occhi. Amedeo – “artista dell’abisso”, secondo il giudizio di M. Dale, creava i suoi quadri come “versetti che descrivono la paura, la sofferenza, la morbosa sensibilità dei suoi modelli”. I. Erenburg paragonò i suoi ritratti a “bambini offesi”.
Modigliani – costante scandalo per il borghese parigino, ebbe diverse avventure amorose con le sue modelle, ma come Živago cercava la sua donna, come Dante cercava e trovò la sua Beatrice, anche Modì scoprì di amare di un amore puro la pittrice Jeanne Hébuterne – ragazza taciturna, eterea, slanciata come la cattedrale gotica di Chartres, dai “capelli color cocco”, chiamata per questo “Noix de Coco”, che si suiciderà il giorno successivo la morte di Modigliani.
Alla diletta Jeanne che chiedeva a Modì, perché non dipingesse i suoi occhi, egli rispose che li avrebbe trovati nel quadro, quando egli sarebbe arrivato alla sua anima. Mantenne la parola. Per il bellissimo ritratto di Jeanne incinta l’artista fu premiato in un concorso di pittura, ma purtroppo soltanto in punto di morte; i suoi occhi non avrebbero più visto gli artisti che lo applaudivano, compreso Picasso.
Modigliani fu un artista nemico di se stesso. Sciupò prematuramente il grande talento disperdendolo. Lasciava nel suoi quadri lettere, segni, aforismi vicini alla sfera esoterica e alla tradizione cabalistica.
L’artista visse soltanto 36 anni. Concordo con chi sostiene che fu una personalità “non adatta all’ipocrisia del mondo e al cinismo della gente”.
I preziosi schizzi di Amedeo si trasformarono in oro troppo tardi per lui. Subito dopo la morte i suoi quadri raggiunsero prezzi astronomici. Ma il “miracolo” della fama non poté essere goduto da colui che fino all’ultimo restò fedele a se stesso, al suo talento, che creò con passione secondo il principio: “Creare come un dio, governare come un re, lavorare come uno schiavo”, lavorare non dando retta a nessuno e raggiungere la maestria. E’ triste e amara una civiltà che non apprezza al momento opportuno il genio. Oggi Modigliani figura nel Libro d’Oro delle Celebrità – “oggi, quando tutto è imbellettato, drammatizzato, e siamo saltati oltre la vita, quando tutto è sopravvalutato, surrealistico, e certe espressioni hanno perso il loro significato” (C. Brancusi).

Maria Cholewczyńska

Alcuni quadri di Amedeo Modigliani

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Riproduzione a matita di Paolo Statuti

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(C) by Paolo Statuti