Elena Michajlovna Tager

20 Nov

     Poetessa, scrittrice e traduttrice di prosa. Nacque a San Pietroburgo il 3 novembre 1895. Iniziò a pubblicare poesie nel 1915. Nel 1922 fu accusata di spionaggio ed esiliata ad Anchangel’sk. Tornò a Leningrado alla fine del 1927. Nel 1929 uscì la sua raccolta di racconti Lido d’inverno, seguita da altri libri di prosa. Fece parte del gruppo Il valico (1929-1932).

     Nel marzo del 1938 fu nuovamente arrestata in una vicenda che vedeva coinvolti N. Tichonov e N. Zabolockij. Molti altri scrittori di Leningrado furono messi sotto il torchio e uno di loro – Benedikt Livshic fu fucilato. Sotto tortura Elena Tager testimoniò contro Zabolockij (testimonianza poi ritirata nel 1951). Fu condannata a 10 anni di lavoro rieducativo a Kolyma e liberata nel 1948. Nel 1951 venne arrestata per la terza volta e inviata in una località del Kazakistan. Nel 1956 tornò a Leningrado. Fu riabilitata e riammessa nell’Unione degli Scrittori. Tuttavia diversi manoscritti confiscati durante gli arresti, non sono stati ancora ritrovati.

     Le sue poesie, comprese quelle dedicate ad A. Achmatova e O. Mandelstam furono diffuse nel samizdat. Nel 1965 uscirono a New York i suoi ricordi di Mandelstam. Sue poesie furono pubblicate anche all’estero e nel 1984 sono apparse anche nella “Giornata della Poesia” di Leningrado.

     Morì a Leningrado l’11 luglio 1964 e fu sepolta nel Cimitero delle Vittime del 9 gennaio 1905.

Poesie di Elena Tager tradotte da Paolo Statuti

*  *  *

Se solo avessi abbastanza forze,

Se nel mio cuore il fuoco ardesse,

Io pregherei ancora Dio,

Perché vivere più a lungo mi facesse.

Non nell’età di una dolce donna,

Non come una vecchia senza dolori.

Ma perché mi aiuti a sopravvivere

Come una persona che lavori.

Perché non è nella mia natura

Lasciare qualcosa non finita:

Questo è un libro sul popolo russo

E lo finirò se Dio mi terrà in vita.

Kolyma 1946

*  *  *

Rifùgiati nella notte oscura,

Nascondi tristezza e dolore;

Lascia che la pioggia estiva bagni

I tuoi capelli grigi con amore.

Con calma ricorda ciò che è stato:

Opere e giorni, bene e male,

E la felicità – ciò che è cambiato,

E la sventura – ciò che non s’è piegato

E che non è più attuale, attuale…

Senza avere la tua anima ceduta

A falsi riti e a divinità straniere, –

Sereno dormire sotto il caldo cielo,

E la cortese quiete terrena godere.

1948

Colloquio con l’anima

Dietro le sbarre qualcosa s’è aperto,

S’è schiuso come distanza blu

E giovanilmente ha guardato…

Eppure giovani noi non siamo più!

E allora, Anima? Non siamo vissuti male:

Gli usignoli non abbiamo udito

In una notte di tumulto primaverile,

Nell’ora in cui l’amore s’è inasprito?

Non abbiamo visto questa Terra

Nel verde dei suoi riccioli silvani,

Nel fulgore dei mari Neri, Bianchi,

Azzurri e Mediterranei?

Sì, Anima! La Terra risonava orgogliosa;

La volta celeste qualcosa dirà?

Davvero noi due non siamo saldi

E tranquilli la morte non ci troverà?

Barnaul, carcere preventivo, fine del 1951

(C) by Paolo Statuti

2 Risposte a “Elena Michajlovna Tager”

  1. antonio sagredo novembre 20, 2022 a 9:16 am #

    Da questi pochi e singolarmente dolorosi e speranzosi di Elena Tager versi si può trarre senza dubbio qualche giudizio prematuramente. Mi piacerebbe conoscere la sua produzione a cui so, tramite Statuti, è difficile attingere.
    Il giudizio è che sarebbe piaciuta moltissimo alla Marina Cvetaeva, una sorta di sua sorella maggiore, perchè ne avrebbe compreso i patimenti… noi sappiamo che Marina non è mai stata in un gulag, ma possiamo immaginare quanto questa le sarebbe stata vicina, consigliera ad asciugarle le lacrime…
    eppure nei versi della Elena non notiamo – almeno in questi pochi versi – alcun rancore, alcun astio o odio verso i suoi carnefici, ma ci sorprende questa caòma interiore, questo attenuare al massimo la sua condizione di carcerata dove l’unica isola felice è la luce notturna, come scrive ç

    Rifùgiati nella notte oscura,
    Nascondi tristezza e dolore

    Chissà cosa provò quando seppe della morte per impiccagione della Marina?
    La conosceva Pasternàk? E la Achmatova?
    Erano contemporanei, di sicuro chi meglio di altri poeti, sarebbe stata compresa da Salamov e Mandel’stam e da altri disgraziati poeti e artisti ,che calcarono le scene di quegli orrendi gulag.

    A noi, i fortunati, non ci resta che inchinarci, prima che nel nome della Poesia universale, a queste creature testimoni di una epoca di lupi e di sciacalli.
    Epoca che in quella terra di Russia sembra non mai finire: noi siamo testimoni lontani, ma testimoni partecipi di ciò che da quasi un anno in quelle contrade torturate ancora continua l’efferratezza dei Servizi Segreti, ancora più spietata
    perchè questi per la prima volta nella storia russa detengono il potere assoluto e totale.

    Ma ci sono i POETI che riferendo le gesta terrbili di quella casta ignobile, ora ma pure nei secoli trascorsi, continuamente ci feriscono, specie più ferito è chi per una vita intera di studio ha dedicato a quelle terre la sua esistenza.

    Dobbiamo ai versi di Elena, di Marina e a decine di poeti e poetesse meno noti
    che non videro mai pubblicato nemmeno un verso, ancora la sopravvivenza della Poesia su ogni cosa avversa e nemica!

    Poesia
    sono tornei tra cielo e terra,
    cigni in lagrime, donne innamorate.
    Rosari di canicole dove smania la tòrtora,
    deliri di madreperla, narcisi impazziti.

    (1977 – A. S.)

    • Paolo Statuti novembre 20, 2022 a 2:06 PM #

      Grazie Antonio, ripercorro con loro la Via Crucis e il Golgota patiti. Il terrore si accanì soprattutto coi poeti, perché la “Poesia: ora aspra, ora dolce, ora fiera o disperata, è sempre ardente e non è mai famelica, mai spietata”. Come poteva essere tollerata dalla brutalità, dall’ignoranza, dalla volgarità, dai servi della Menzogna???

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