
Grigorij Khubulava – poeta, filosofo in medicina. È nato nel 1982 a San Pietroburgo. Nel 2005 ha terminato la facoltà di filosofia. Tre anni dopo ha discusso la tesi di laurea sul tema «Aspetti conoscibili della creazione poetica». Nel 2017 ha discusso la tesi di dottorato sul tema «Analisi filosofico-antropologica della comunicazione tra medico e paziente». Insegna filosofia. Oltre ad articoli filosofici, pubblica anche quelli di contenuto critico-letterario. È autore di cinque raccolte poetiche.
Nel cuore dorme una scheggia di ghiaccio
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Nel cuore dorme una scheggia di ghiaccio,
La neve scricchiola rumorosa,
Al crepuscolo da un granello di gelo
Sul vetro è nato un cristallo-rosa.
Sulle labbra i respiri si fermano,
Come vapore nel silenzio dissolti.
Vedi? Il cristallo arde e non si consuma
Nel fuoco solare dai mille volti.
E per nome ti chiama con voce
Che l’essere ha trafitto,
Eterno, solo, onnipresente
Chiaramente nella sua fiamma sentito.
Attraverso lo spazio, inondato di luce,
Il riflesso dell’alba si nasconde,
Tu tremi, finché in questo splendore
In te ora qualcosa si fonde.
Senti nell’aria azzurra e fredda
Una forestiera piccante calura,
Il mondo è colmo di un’eco antica:
«Seguimi, tu che non hai paura!»
Non ci sono salde promesse
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Non ci sono salde promesse,
Rifugio non potrai trovare:
Né solide rocce o eterni edifici,
Dalla barca sull’acqua avanzare –
Dov’è più sicuro. Troppo facile
Tradire se il cuore è ignorato…
Io sono Cefas – Tuo fedele Apostolo
Che Ti ha rinnegato.
Ascolta il frullio di lievi ali
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Listen to the hummingbird
Don’t listen to me…
Leonard Cohen
Ascolta il frullio di lievi ali
Quando il tramonto appare,
Il sospiro che ho scordato –
Loro, non me devi ascoltare.
Ascolta il flauto della libellula
Sul tuo giardino-orto,
Basso blu scuro di temporale,
A lui presta ascolto.
Che raccontino l’amore,
Ascolta con attenzione.
A che ti servono le mie parole? –
Imponderabile confusione.
L’aroma della cannella e del chiodo di garofano
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La cannella e il chiodo di garofano,
Come suono di nota melodia,
È la vita – alchimista e pasticcere
Offre una cattiva apatia.
La cioccolata dell’amore grattugerà,
Tutte le speranze peserà con cura,
La gioia diverrà un boccone amaro
In una magica preziosa mistura.
Al tuo pezzo aggiungi dubbio frullato,
Per esso un giorno la morte pagherà,
Mangi, ma non sarai mai sazio,
Tornerai e non dirai che basterà!
La sua cortina stesa nella nebbia
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La sua cortina stesa nella nebbia,
Dalle nubi la mezzanotte sta a guardare,
Sonnecchia sul fiume la luna,
Appoggiata a un raggio stellare,
Nel vapore latteo l’aria densa
In fine mussola è trasformata
E fiocamente la mia leggera
Barca è illuminata.
Anch’io non capisco e non so
Da chi e dove navigo,
Accesomi, mi spengo, scompaio
Ad occhi aperti come sogno vago.
Quieta la corrente mormora
Dietro la poppa fremente:
“C’è in tutti la predestinazione,
La tua riva è vicina ed evidente…”
E intesi questi suoni
Nel cammino da fare,
La volontà risveglia le braccia,
Aiutandomi a remare.
La bici s’impolvera sul balcone
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La bici s’impolvera sul balcone,
Gli sci spezzati, una sedia sfondata…
Fermati. Nessuno ti corre dietro,
Riposati e intorno dà un’occhiata.
Allora conoscerai tante cose
Che, morto te, vivranno ancora,
Non temere, non si udrà la voce:
«Fummo, siamo e saremo come ora».
Ma è così, non dubitare di questo,
La vita cessa, trattenerla non posso,
E presto anche il tuo corpo inerte
Diventerà un oggetto d’osso.
Il mondo ci guarda quieto e freddo,
Un nodo in gola si forma scivoloso,
E il focherello dell’anima libera
Arde sullo stoppino oleoso.
La vita lascia invisibili tracce
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La vita lascia invisibili tracce,
Il tempo è immobile come un airone,
Tu apri il rubinetto e nel getto d’acqua
Conta le gocce il sole-stregone.
Senti com’è amara la tua libertà?
Ogni anno che passa ciò è più ordinario.
Regge la tazza di caffè la tua mano.
Sul muro s’oscura della luce il contrario.
Culli il passato, serbandone il ricordo.
Un posto vuoto per esso più non si trova,
La gioia del deliquio all’inizio del giorno
È più dolce d’ogni melodia o parola.
Chi ha detto che la sorte è sempre crudele,
Il cuore lacerando in una vana caccia?
La felicità – piccolo petalo caduto
Trema sulla tua mano come rossa macchia.
Mormora come il mare d’inverno
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Mormora come il mare d’inverno
La pioggia che dal tetto di ferro scende,
Si lamenta sottovoce: «Mio Dio!»,
Ma ora più nessuno la sente.
Dorme il fogliame bagnato, scuro,
Dormono sul bosco le nubi turchine,
Dorme nel giardino di notte la vita
Spogliata, col dorso sull’erba e le spine.
Della clavicola l’acqua incolore
Riempie la fonda fossetta,
Addormentati… e domani, come sempre,
Né disgrazia, né miracolo ti aspetta.
Amore, io non dirò: “Sono tuo”
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Amore, io non dirò: “Sono tuo”,
Appartenere è l’arte di un oggetto,
Ma chi conobbe la tua voce,
Non avrà più pace nel petto.
Più vecchio del fuoco, più diafano del ghiaccio
Con la tenera mano hai chiamato,
E se diverrai un fiume: “Io sono l’acqua”,
Dirò sottovoce beato.
Vive nella dura gabbia l’uccello
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… E la gabbia vuota dietro.
Mandel’štam
Vive nella dura gabbia l’uccello ,
Becca il grano e la polvere fiuta,
Grida, canta e impreca
In una lingua sconosciuta.
Dei suoi occhi è rimasto il bianco,
Di neve imponderabile ordito,
Ed è probabile che non ingannerete
Il suo inesperto udito.
Lui la perfidia detesta,
Io temo la sua libertà,
E che la gabbia è il mio petto,
Difficilmente qualcuno vedrà.
(C) by Paolo Statuti
Caro Paolo,
io e non altro immagino questo poeta nella sua cameretta a dar sfogo con parole chiare, talvolta troppo limpide, alle sue riflessioni e questo dopo il suo lavoro di medico che gli dà il sostentamento fisico, quello metale invece è foraggiato dai suoi pensieri filosofici tradotti in versi. Che dire? Prima di tutto: il tuo pregecìvole lavoro di traduttore che non conosce soste e in più la scoperta per me di sempère nuovi poeti russoi, come quello che presenti che ha la metà dei nostri anni (quasi). Sul momento mi ha fatto pensere a Pasternàk, ma è troppo lontano : non ci sono ardite metafore, ma le passioni sono stemperate e controllate fino ad una semplicità espositiva. Comunque è dignitoso, e il suo volto è singolare.
ciao Antonio Sagredo