
A. Pushkin: „Il sogno di Tat’jana” dal romanzo in versi „Evghenij Oneghin”, cap.V, strofe XI-XV, illustrazione di Ivan Volkov, 1891
XI
E Tat’jana fa un sogno strano.
Sogna una radura innevata,
E in quella bianca distesa
Di triste nebbia ammantata,
Cammina tra cumuli di neve.
Romba, turbina oscurato,
Spumeggiante e grigiastro,
Un torrente non ghiacciato.
Su di esso un ponticello
Di pali, oscillante,
A stento ancora in piedi,
E davanti all’ostacolo scrosciante
Tat’jana in quel momento
Si ferma in preda allo spavento.
XII
Come in un triste distacco
Tat’jana si lagna col torrente.
Intorno non vede nessuno
Che l’aiuti in quel frangente.
A un tratto un cumulo si muove,
E chi compare da esso?
Un grande orso irsuto.
Lei ah! lui – un ringhio sommesso,
E la zampa con l’unghie aguzze
Le porge aiutandola a passare.
Tat’jana è spaventata e perplessa,
Ma l’aiuto deve accettare
Di quella zampa ferina,
Ma poi l’orso con lei s’incammina.
XIII
Tat’jana allora affretta il passo,
Impaurita, non osa girarsi,
Di quel compagno irsuto
Non può in alcun modo liberarsi.
Sbuffando affonda il seccatore.
Davanti a loro una pineta
Nella sua cupa bellezza,
Sui rami la neve che pesa.
Attraverso le betulle e i nudi
Tigli scintillano gli astri,
La strada non c’e più, gli arbusti,
I pendii e perfino i fossati
La tormenta ha riempito,
Tutto la neve ha seppellito.
XIV
E’ sempre seguita dall’orso,
La neve le arriva ai ginocchi,
Ora un ramo le graffia il collo,
Ora un altro da un orecchio
Le strappa con forza un orecchino,
Ora dal delicato piedino
Cade nella neve una scarpetta,
Ora perde il fazzoletto.
Di raccoglierlo ha paura,
Sente dell’orso l’andatura,
Per vergogna nemmeno alza
Il lungo abito che intralcia,
Scappa ma l’orso è ostinato
E di scappare lei non è più in grado.
XV
Cade nella neve e prontamente
L’orso sulle braccia la posa.
Lei è docile e come impietrita,
Non si muove, fiatare non osa.
Lui la porta attraverso il bosco.
A un tratto una casetta si vede
Immersa in una fitta macchia
E circondata dalla neve.
Una finestrella è illuminata
E all’interno c’è baldoria.
L’orso dice: «Qui c’è un compare,
Riscaldati da lui per ora!»
Poi si avvicina alla porta
E sulla soglia la posa.
(Versione di Paolo Statuti)
caro Paolo, sei riuscito a ricreare magicamente l’aura dell’originale. Complimenti.
Grazie caro Giorgio, mi piacerebbe tradurre tutto l’Oneghin, ma dovrei trovare un sponsor serio e veramente interessato, e disposto a darmi un adeguato compenso. Vivo, dunque spero, spero finché vivo!