La fine del mondo secondo Zbigniew Herbert e Czesław Miłosz

12 Set

 

 

La poesia “All’entrata della valle” di Zbigniew Herbert contiene riferimenti sia all’Apocalisse di san Giovanni che ai campi di concentramento nazisti. Là i prigionieri venivano divisi e privati delle loro cose, i bambini venivano tolti alle madri. Successivamente aveva luogo la selezione che doveva stabilire chi restava nel campo e chi invece doveva morire nelle camere a gas. Coloro che nella poesia cantano i salmi sono le persone uccise, mentre coloro che digrignano i denti sono quelli che dovranno soffrire nella realtà del campo. Sembra che questa da me tradotta sia la versione censurata della poesia, e che quella non censurata, ma introvabile, contenesse anche un chiaro riferimento all’invasione dell’Ungheria nel 1956 da parte delle truppe del Patto di Varsavia.

La poesia “Canzone della fine del mondo” di Czesław Miłosz, diversamente dalla poesia di Herbert e dall’Apocalisse, presenta un Giorno del Giudizio tutt’altro che spettacolare, come si prevede che sarà. Fu scritta da Miłosz nel 1943 a Varsavia occupata dai nazisti. Nella sua “Storia della letteratura polacca” (1969), il poeta scrive: «Nella breve e ironica poesia “Canzone per la fine del mondo” Armageddon è permanente, ma sempre seguito dagli alberi in fiore, dai baci degli amanti, dalla nascita dei bambini». Da queste parole di Miłosz possiamo dedurre che il “Dies irae” è un fenomeno quotidiano, e che il mondo materiale esiste  come se in realtà nulla fosse successo.

 

Zbigniew Herbert: All’entrata della valle

 

Dopo la pioggia di stelle

Sul prato di ceneri

si raccolsero tutti sorvegliati dagli angeli

 

dall’altura scampata

l’occhio abbraccia

l’intero gregge belante dei bipedi

 

veramente non sono molti

contando anche quelli che verranno

dalle cronache dalle fiabe e dalle vite dei santi

 

ma tralasciamo queste considerazioni

spostiamoci con lo sguardo

nella gola della valle

da cui proviene un grido

 

dopo il sibilo delle esplosioni

dopo il sibilo del silenzio

quella voce suona come fonte di acqua viva

 

è come ci spiegano

il grido delle madri che vengono divise dai bambini

perché risulta

che saremo redenti separatamente

 

gli angeli guardiani sono inesorabili

e bisogna ammettere che svolgono un duro lavoro

 

lei prega

– nascondimi in un occhio

in una mano nelle braccia

siamo stati sempre insieme

non puoi abbandonarmi

adesso che sono morta e che ho bisogno di affetto

 

l’angelo anziano

sorridendo spiega il malinteso

 

una vecchia porta

la salma di un canarino

(tutti gli animali sono morti poco prima)

era così dolce – dice piangendo

capiva tutto

quando parlavo –

la sua voce si perde nello strepito generale

 

perfino il taglialegna

che è difficile sospettare di simili cose

vecchio tarchiato ingobbito

si preme l’ascia sul petto

– tutta la vita è stata mia

anche adesso sarà mia

mi manteneva là

mi manterrà qui

nessuno ha il diritto

– dice

non la consegnerò

 

quelli che a quanto pare

ubbidivano rassegnati agli ordini

vanno a testa bassa in segno di riconciliazione

ma stringono nei pugni

brandelli di lettere nastri capelli tagliati

e fotografie

che ingenuamente pensano

non verranno tolti loro

 

così appaiono

un momento

prima dell’ultima divisione

in quelli che digrignano i denti

e in quelli che cantano i salmi

 

(Versione di Paolo Statuti)

 

 

 

Czesław Miłosz: Canzone della fine del mondo

 

Nel giorno della fine del mondo

L’ape vola e si posa sui nasturzi,

Il pescatore ripara la sua lucente rete.

Saltano in mare allegri i delfini,

I passerotti si aggrappano alle grondaie

E il serpente ha la pelle dorata, come deve avere.

 

Nel giorno della fine del mondo

Le donne vanno nel campo sotto gli ombrelli,

L’ubriaco si addormenta sul bordo di un’aiola,

Chiamano sulla strada gli erbivendoli

E una barca con la vela gialla raggiunge l’isola,

Il suono di un violino si diffonde nell’aria

E la notte si apre alle stelle.

 

E chi si aspettava lampi e fulmini,

Resta deluso.

E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli,

Non crede che stia già avvenendo.

Finché il sole e la luna restano lassù,

Finché il bombo visita la rosa,

Finché i bambini nascono rosati,

Nessuno crede che stia già avvenendo.

 

Solo un vecchio canuto che sarebbe un profeta,

Ma profeta non è, perché ha altre occupazioni,

Dice legando i pomodori:

Una diversa fine del mondo non si sarà,

Una diversa fine del mondo non ci sarà.

 

(Versione di Paolo Statuti)

 

(C) by Paolo Statuti

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