Nel grande giardino della Poesia ci sono fiori che vivono a lungo, altri che vivono meno, e altri ancora che appena sbocciati muoiono. Uno di questi ultimi era senz’altro Joanna Drażba, stroncata a soli 24 anni da un male incurabile. Dotata di una natura artistica, ricca di fascino e di sogni, ha lasciato una raccolta di poesie e di pensieri – Dietro il paravento delle palpebre, pubblicata a Poznań nel 1999 e subito esaurita. E’ un diario della sua malattia. In esso la giovane poetessa si pone molte domande, alle quali non trova risposta. In modo semplice e spontaneo descrive la sua sofferenza, i sogni di qualcosa che alle persone sane possono sembrare assurdi. E’ un libro che induce alla riflessione. Da questa raccolta ho scelto e tradotto 5 poesie.
Poesie di Joanna Drażba tradotte da Paolo Statuti
La lacrima
Clop…è scesa. S’è frantumata contro il reale.
E scorreva così tranquilla sul viso.
Sul viso senza espressione, trasparente.
Ma silenzio! L’anima della nebbia ancora sogna.
Clop…è scesa. S’è infranta contro la realtà.
Era troppo debole, etereamente delicata.
L’ha impaurita la foschia del futuro sognato.
Essa è puerilmente serica e lunare.
Clop…è scesa. S’è scontrata con la verità.
La lacrima che cerca felicità e sostegno
ma incontra uno sdegno spietato
e intolleranza, indifferenza. Teme lo scontro.
Clop…Oh no! Ora nulla più scende.
Niente lacrime. Troppo deboli per la realtà.
Hanno capito che non possono aiutare,
in silenzio conservano il loro carattere
Non c’è più niente che possa scorrere sul viso.
Niente lacrime che rifrangano i raggi del mondo.
Nemmeno forze per piangere. Ognuno pesa il suo valore
e toglie i pesi. Ma forse la bilancia è guasta?
20 febbraio 1987
* * *
aspettare
è cogliere i boccioli dei fiori
rossi nudi
aspettare il loro
innocente compimento
in fiore
nudi avvolti nella rugiada
della nostalgia
battono la palpebra gelata
a qualcuno
che si aspetta
la piccola piccolina attesa
la grande campana della speranza
batte il ritmo della disperazione
ravvolto in un enigma-ragnatela
cominceremo a esistere
come giorni settimane
come granelli di sabbia non versati
nella clessidra della passione
ci stringeremo le mani
che legherà
la stola dei sogni
ottobre 1988
* * *
era piccola
con un velo bianco
camminava sfiorando
il terreno
poi è cresciuta
fino al cielo dei sogni
per vedere dall’alto
che la vita
è una sporca locomotiva
impigliata
in rotoli di binari
27 aprile 1990
* * *
l’odore di capelli stregati
formava il sapore
della notte infocata
della notte dei primi sentieri
di lunghe parole
di cupi ricordi
il vento frusciava dietro la finestra della nostalgia
batteva con le manine
sui vetri dolenti
e anche lui
amava
25 giugno 1990
* * *
una signora fuma
sigarette da caffè
beve poco champagne
ha un golfino rosa
la signora accanto
batte la palpebra verde
getta una lacrima nel caffè lungo
la signora presso la finestra
guarda lontano
la signora con un fiorellino all’occhiello
ascolta il fruscio
della cenere scossa
domani parte
sarà felice
7 aprile 1990
(C) by Paolo Statuti
mi piacerebbe saperne di più di questa Poetessa, che fa parte delle “schiere delle leggende giovani” come dice Pasternak per Majakovskij. – I versi di questi poeti che muoiono giovanissimi possiedono all’interno già i segni di una morte “necessariamente” prematura… è qualcosa che già notai per Corazzini e per Orten a tanti altri… questi versi dunque dicono di un arrivederci irreversibile… questi poeti già lo sanno e si adeguano senza disperazione ma con rassegnazione “attiva”… non provo pietas né compassione, soltanto un segnale che appena appena si è rivelato deve essere velato per sempre!
antonio sagredo
Grazie Antonio per il Tuo commento, molto gradito come al solito, purtroppo in internet ho trovato poco su questa poetessa, ma cercherò di saperne di più. Ciao