La caduta
ovvero elementi verticali
e orizzontali nella vita dell’uomo
contemporaneo
nella versione di Paolo Statuti
Questo poema di Tadeusz Różewicz va considerato come un’aspra critica
rivolta a ogni mortale dei nostri giorni. Il titolo stesso ha un significato estremamente ironico, che rasenta quasi il sarcasmo. L’idea essenziale che
il poeta vuole trasmettere ai lettori è che la gente odierna si trova in una
condizione morale notevolmente peggiore rispetto a tanto tempo fa,
quando “si cadeva verticalmente”. Il “fondo” dell’uomo contemporaneo si trova assai vicino. Oggi cadiamo non in giù, ma di lato. Attualmente l’uomo è
un essere degenerato, privo di valori e principi fondamentali, e per questo si trova costantemente sul fondo. L’uomo è caduto così in basso, che ormai può
muoversi solo in senso orizzontale – in uno stato di perenne degenerazione.
Nel poema l’autore ricorre alla storia della letteratura, tramite diversi riferimenti. Ricorda la figura di Albert Camus che nel 1957 ricevette il premio
Nobel. Różewicz lo definisce “l’ultimo moralista francese contemporaneo”,
e tratta ironicamente il suo romanzo sulla caduta morale dell’uomo. Si ricollega anche alle Confessioni di sant’Agostino che fu vescovo di Hippo Regios (Annaba
in Algeria) negli anni 396-430. E’ un’opera teologica con diversi elementi autobiografici. In essa il filosofo descrive la sua ricerca della verità, cui legherà poi la sua vita. Il rapporto di Różewicz con questa dissertazione filosofica e morale è alquanto ironico – egli deride la convinzione che tutti coloro che hanno sottoposto le proprie opere a Dio, entreranno nel regno divino, nella cui
esistenza egli non crede. Troviamo anche un riferimento ai romanzi di Françoise Sagan e un frammento del dialogo sulla fede fra Stavroghin e il religioso, tratto da I demoni di Dostojevskij. Anche questo è un campo in cui
il poeta può ironizzare. In questo poema Różewicz ribadisce con forza la sua
pessimistica visione dell’uomo, della sua caduta e della scomparsa della moralità.
Tanto
tanto tempo fa
c’era un solido fondo
che l’uomo poteva
toccare
l’uomo che vi giaceva
grazie alla sua sconsideratezza
o grazie all’aiuto del prossimo
era guardato con spavento
interesse
odio
gioia
era additato
ma egli a volte
si alzava
si risollevava
macchiato e grondante
Era un solido fondo
si potrebbe dire
un fondo borghese
un fondo era per le signore
e un altro per i signori
in quei tempi c’erano
ad esempio donne corrotte
screditate
c’erano bancarottieri
un genere oggi quasi
sconosciuto
il suo fondo aveva il politico
il prete il commerciante l’ufficiale
il cassiere e l’erudito
un tempo c’era anche un altro fondo
oggi esiste ancora un vago
ricordo
ma il fondo non c’è più
e nessuno può
toccare il fondo
o restare in fondo
Il fondo che rammentano
i nostri genitori
era una cosa costante
sul fondo
tuttavia
si era
specificati
l’uomo perduto
l’uomo smarrito
l’uomo che
si risolleva
dal fondo
dal fondo si potevano anche
tendere le braccia chiamare “dal profondo”
adesso questi gesti non hanno
alcun senso
nel mondo contemporaneo
il fondo è stato rimosso
l’incessante caduta
non favorisce atteggiamenti
pittoreschi posizioni
salde
La Chute la Caduta
è ancora possibile
solo in letteratura
nel sogno nella febbre
ricordate il racconto
sull’onestuomo
non corse in aiuto
sull’uomo che praticava la “dissolutezza”
mentiva era schiaffeggiato
per questa fede
il grande defunto forse l’ultimo
moralista francese contemporaneo
ricevette nel 1957
il premio
com’erano innocenti le cadute
ricordate
le antiche
Confessiones
del vescovo di Hippo Regius
C’era un pero nelle vicinanze della nostra vigna,
che non allettava né per l’aspetto, né per il sapore.
Noi giovani ignobili dopo aver tirato in lungo i
nostri scherzi per le strade, secondo un’infame
abitudine, ci recammo là, nel cuore della notte,
per scuotere la pianta e raccogliere le pere.
Ne cogliemmo una quantità enorme, ma non per
farne una scorpacciata, ma per gettarle ai porci.
Anche se ne assaggiammo qualcuna, fu solo per
il gusto della cosa proibita. Ecco il mio cuore, Dio,
ecco il mio cuore di cui hai avuto pietà, quando
esso si è trovato in fondo all’abisso…
“in fondo all’abisso”
peccatori e penitenti
santi martiri della letteratura
agnelli miei
siete come bimbi al petto
che entreranno nel Regno
(peccato che esso non ci sia)
– Lei, padre, crede in Dio? – gridò di nuovo Stavroghin
– Credo.
– E’ stato detto che la fede sposta le montagne. Se uno
crede e ordina alla montagna di spostarsi, quella si
sposterà…mi scusi l’indiscrezione, ma m’interessa
sapere se lei, padre, farà spostare la montagna
simili domande faceva il “mostro” Stavroghin
e ricordate il suo sogno
il quadro di Claude Lorraine
alla Galleria di Dresda
“qui vissero uomini bellissimi”
Camus
La Chute la Caduta
Ah, mio caro, per l’uomo che è solo, senza
dio e senza padrone, il peso dei giorni è terribile
quel lottatore dal cuore di bambino
immaginava
che i canali concentrici di Amsterdam
fossero un girone dell’inferno
dell’inferno borghese
naturalmente
“qui siamo nell’ultimo girone”
diceva a un compagno occasionale
nel bar
l’ultimo moralista
della letteratura francese
prese dall’infanzia
la fede nel Fondo
Doveva credere profondamente nell’uomo
Doveva amare profondamente Dostojevskij
doveva soffrire perché
non c’è l’inferno il cielo
l’Agnello
la menzogna
gli sembrava di aver scoperto il fondo
di giacere sul fondo
di essere caduto
Invece
il fondo non c’era più
lo capì senza volerlo
una signorina di Parigi
e scrisse un componimento
sul coito buongiorno tristezza
sulla morte buongiorno tristezza
e i lettori riconoscenti
da entrambi i lati
di quella chiamata allora
cortina di ferro
lo compravano
a peso d’oro
quella signorina signora
quella signorina quella signora
ha capito che il Fondo non c’è
che non ci sono i gironi dell’inferno
che non c’è il risollevamento
e non c’è la Caduta
tutto si svolge
nel noto
limitato spazio
tra
Regio genus anterio
regio pubice
e regio oralis
e ciò che un tempo era
il vestibolo dell’inferno
fu trasformato
da una letterata di moda
in vestibulum
vaginae
Chiedete ai genitori
forse ricordano ancora
l’aspetto del vecchio Fondo
il fondo della miseria
il fondo della vita
il fondo morale
la “Dolce vita”
o Cristina Keller
viveva nel fondo
il rapporto di lord Denning
afferma
tutto il contrario
Il Mons pubis
da questa vetta
si stendono vasti
crescenti orizzonti
dove sono vette
dov’è l’abisso
dov’è il fondo
a volte ho l’impressione
che il fondo dei contemporanei
si trovi poco sotto la superficie
della vita
ma forse è un’ulteriore illusione
forse esiste ai “nostri giorni”
la necessità di costruire
un nuovo
Fondo adatto
alle nostre necessità
Mondo Cane
perché questo quadro mi fece
una grande impressione che cresce ancora
che cresce sempre
Mondo Cane ein Faustschlag ins Gesicht
Mondo Cane film senza stelle
Mondo Cane
dove si mangia si balla si uccidono gli animali
“si fa l’amore” si balla si prega si muore
colorito reportàge
sull’agonia
sull’agonia dei vecchi
sulla cucina cinese
sull’agonia di uno squalo
sui condimenti
sull’uccisione delle vecchie
automobili
ricordo lo schiacciamento delle forme
lo schiacciamento del metallo
il frastuono e lo stridore
l’annientamento delle carrozzerie
le viscere metalliche dell’automobile
il cimitero delle automobili
un altro modo di dipingere
i quadri a ritmo di musica celeste
a Parigi l’impronta del corpo su tele bianche
il velo di santa Veronica
i volti dell’arte
le bocche dei milionari e delle loro donne
la frittura di formiche insetti e larve
neri mucchietti in scodelle d’argento
le labbra di chi mangia
labbra rosse in Mondo Cane
grandi lucide labbra rosse
si muovono in Mondo Cane
Poi è iniziata la discussione
sul capitolo III dello schema relativo alla Chiesa
al popolo di Dio e al laicato
Il cardinal Ruffini
ha spiegato
che il concetto di Popolo di Dio
è assai impreciso
poiché il III capitolo
non ha ottenuto la maggioranza qualificata
dei voti è stato rinviato
alla Commissione Liturgica
per essere riesaminato
C’era un pero nelle vicinanze della nostra vigna, che non
allettava né per l’aspetto, né per il sapore…confessò Agostino
avete notato che
gli interni delle moderne case di Dio
rammentano
la sala d’aspetto di una stazione
ferroviaria di un aeroporto
Cadendo non possiamo
assumere la forma
di una posizione ieratica
le insegne del potere cadono di mano
cadendo coltiviamo i nostri giardini
cadendo alleviamo i figli
cadendo leggiamo i classici
cadendo eliminiamo gli aggettivi
la parola cade non è
la parola adatta
non chiarisce il movimento
del corpo e dell’anima
in cui scorre l’uomo contemporaneo
le persone ribelli
gli angeli dannati
cadevano all’ingiù
l’uomo contemporaneo
cade in tutte le direzioni
contemporaneamente
in giù in alto di lato
a forma di rosa dei venti
un tempo si cadeva
e ci si rialzava
verticalmente
adesso si cade
orizzontalmente
1963 in: Volto terzo,1968
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