Le poesie di Paolo Statuti

11 Set

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Poesie di Paolo Statuti

Vita

Ogni giorno vai smerciando astuta

il logoro corredo dei tuoi stracci,

ti sforzi di ridere e scherzare

ma ogni sera l’ombra ti fa muta.

 

La bancarella

Anch’io ho una bancarella

nel bazar del mondo

Offro parole fatte in casa

pensieri genuini

intenzioni sincere

ricordi ben selezionati

Offro tutto ciò

che ho accumulato

con cura

e che ancora riesco a trovare

di nuovo di fresco di buono

Non devo gridare

per attirare la gente

basta un sorriso

La sera faccio il bilancio

della giornata:

non è mai poco

non è mai molto

è quello che mi aspettavo

Affrettatevi però

prima che mi scada

la licenza di vendita.

1981

Malinconia

Mi stati attaccata come una piovra

perché una buona volta

non te ne vai al diavolo!

Ti sei offesa?

Scusa non volevo

stasera ti porterò al cinema

e poi al ristorante

facciamo pace?

Lo sai che senza di te

non potrei vivere

che senza di te

non potrei nemmeno morire

1981

Capodanno 1981

 

Buon Anno

a mia moglie

che grazie a Chopin e ai suoi anni

è sempre giovane e piacente.

Buon Anno ai suoi amici,

provvidenziali gettoni

del suo conforto.

Buon Anno

a mio figlio –

rocchettaro

che a sedici anni

fa la comparsa muta

nel grigio teatro di famiglia.

Buon Anno a mia figlia

che crede ancora

(chissà per quanto)

che la vita

sia un incanto

(grazie Silvia!).

Buon Anno

anche a me

che in una coppa di spumante

annego la lingua –

innocuo sacripante.

Invito

 

Vieni

nella mia burrasca

trasformati in gabbiano

che ama il cielo plumbeo

e il livido mare

portami

i suoi scrosci di risa

e il suo modo d’amare –

ardenti sguardi

e carezza alate

1982

Riconciliazione

 

Quanta pena, quanta amarezza,

in fondo all’anima provare,

quando c’è un mare di tristezza

dove si può annegare…

Si vorrebbe tendere la mano,

ma l’orgoglio non lo consente,

e qualunque sforzo è vano,

perché non porta a niente…

Si vuole sorridere e dire

che un bacio è come un fiore,

che non potrà appassire

se finirà il rancore…

Ma non capiamo e non riusciamo,

a volte anche se si vuole

non si riesce a dire: ti amo…

eppure sono solo due parole!

Vecchi tram

Vecchi tram

nella vecchia stazione

fuori  uso,

qua e là bucati,

corrosi, sbiaditi.

Vecchi tram

voi m’invitate:

“Perché non sali?”

Un brivido, un sorriso

e un lungo cigolìo

mi danno il benvenuto…

“Avanti c’è posto!

Scusi, scende?

Vietato fumare.

Fermata a richiesta.

E  guarda dove metti i piedi!”

E ancora parole…

Vecchi tram –

vecchine

truccate di ruggine e polvere.

Primavera

Nostalgia di primavera:

il cielo solcato da nere ali,

nei campi le ultime

macchie bianche,

il verde forte, veemente,

e le perle delle pratoline,

timide nel mare di smeraldo.

Intorno il bisbiglio degli alberi –

il primo dopo il lungo silenzio.

Silenzio

La luce si stende

sui corpi di marmo

degli antichi eroi

una vecchietta prega

i santi sonnecchiano

fuori il vento

accarezza i capelli

dei campi

Mini intervista

Dica, Paolo,

cosa fa Lei in Polonia?

Cosa faccio?…

Scrivo…

dipingo…

traduco…

ascolto la musica

guardo gli alberi alti

colgo i fiori di campo

seguo le nuvole che scorrono

conto le stelle che brillano

nella corona dell’eternità –

come disse Tagore.

Che cosa ancora?

Ah, sì:

cerco di capire

cosa pensa il mio gatto

che deve sapere molte cose

cerco gli occhiali

o le chiavi di casa…

E altre cose ancora…

E’ poco? E’ molto?

A me basta.

 

 

Il gufo

Solchi i flutti della notte

senza gorgheggi senza frulli

scivoli via silenzioso

sovrano del buio

i tuoi occhi – una corona

di topazi e smeraldi.

Come vorrei potermi celare

nelle tue soffici piume

e accarezzare con te

il velluto della notte!

A Masečín

Il gallo chicchiriava  presto

la mattina,

ma non m’infastidiva,

anzi mi rallegrava.

Schiamazzavano le galline

e ognuna credeva

d’essere la favorita.

Scrosciava la pioggia

e scorreva via,

scorreva via

come la vita.

Die Kunst der Fuge

Bach si siede:

davanti a lui si spalanca il cielo,

dietro – il silenzio

e il respiro dell’umanità.

All’improvviso dodici note esplodono

dalla tastiera:

potenti, profonde, maestose…

Bach sorride, è felice,

sa che è la voce di Dio.

Le note irrompono, si ripetono,

si rincorrono

tra le canne dell’organo,

si allontanano e ritornano

come eco di sfere celesti.

Seduto nella mia stanza

ascolto un disco:

Bach è con me,

Dio è con lui.

Le dodici note mi danno pace

e conforto,

di tanto in tanto mi chiedono:

senti anche tu la Mia Voce?

Rispondo come in sogno:

Ti ringrazio, mio Dio.

Essere

Essere

come foglia al vento

come fiume scintillante

come sussurro di abete

come soffice nube bianca

come l’alba nei tuoi occhi…

sarei felice

come uccello

che solca lo spazio

con le sue piccole ali.

Senzatetto

Ho dato qualcosa a un senzatetto,

mi ha sorriso e ringraziato:

grazie tante, signore…

vede, io sono schiavo

della mia povertà,

ma sono felice

della mia libertà.

Poi se n’è andato.

Lo guardavo allontanarsi:

lasciava sul terreno

le sue enormi impronte

di umanità.

Ritorni

A volte tornano immagini dimenticate

come nuovo stupore

a volte tornano parole dimenticate

come nuova scoperta

a volte tornano persone dimenticate

come nuova amicizia o nuovo amore

e ogni anno torna

il fresco odore della primavera

e il dorato sorriso dell’autunno

e ogni volta

l’anima ringiovanisce un po’

eppure è sempre più vecchia.

Giewont

Guardando il Giewont

ogni cosa intorno

si fa più piccola

solo l’anima cresce:

si dibatte

nel suo stretto

involucro

e aspira

alla Vetta.

 

 

La lettera

Il fruscio delle foglie secche

punge il corpo

come vespa invisibile

sbatte una finestra

con monotona perfidia

oggi anche il sole fa il broncio

sbocconcellato da una grigia trina

che puzza di pioggia

se tu almeno fossi qui

mi diresti

che il fruscio delle foglie

è uno scherzo di Chopin

che la finestra che sbatte

è una tachicardia

e che una lettera non scritta

non è poi la fine del mondo.

Ho visto un uomo…

Ho visto un uomo

con un buco  nella scarpa

Il vestito mostrava

il lungo sfregamento

contro il tempo

Si è avvicinato  al banco

dei liquori

la vodka nei suoi occhi

sgorgava dalla roccia

saltellava allegra

tra i ciottoli

la fissava pensando

com’è fresca

com’è limpida

peccato…

Mansueto mi ha sorriso

e se n’è andato

come Adamo –

cacciato dal paradiso

Ho visto un uomo

con un buco nella scarpa

Il quinto elemento

Per trovare la terra

fa’  una passeggiata

Per trovare l’aria

spalanca la finestra

Per trovare il fuoco

accendi un fiammifero

Per trovare  l’acqua

apri il rubinetto

Per trovare l’uomo

prendi un specchio

Lo riconosci subito

ha testa braccia e gambe

cammina in posizione eretta

vede sente parla

come robot è inodore

come uomo spesso si lava

eppure quando passa

si lascia dietro

una scia selvatica

accumulata dai tempi

della pelle e della clava.

L’aspirina

Bisogna essere malati

e stare in letto

per vedere le crepe nel soffitto –

come i segnacci sul quaderno

per scoprire

che i fiori nel vaso

sono già appassiti

come le mani della nonna

che i libri sono impolverati

come quella strada di campagna

che il gatto nella cartolina

somiglia tanto a Mustafà

che il pavimento

è di color nocciola

come i gelati di Romolo

davanti alla scuola

che un profilo sul muro

sembra quello

del Corsaro Nero…

– A cosa stai pensando,

hai preso l’aspirina?…

Cara vecchia pasticca –

come una calda carezza

in un inverno lontano.

Morte di un amico polacco

Caro Zbyszek,

qui dove frusciano i ricordi

e il sasso geme

sotto il piede amico,

improvviso sei giunto

e subito cortese, esitante,

hai chiesto d’unirti

al coro dei silenzi,

ma immaginarti silenzio

io non posso:

troppo umana e schietta

era la tua voce.

Continuità

L’abito chiaro dell’alba

gli occhi spenti delle case

il pizzicato degli uccelli

il brontolio delle caffettiere

il viavai  nei bagni

i saluti plastificati

il grugnito delle vetture

L’abito scuro della sera

gli occhi accesi delle case

le avide occhiate

il clic degli interruttori

il cigolio delle reti

i sogni i ronfi

le coscienze archiviate

Roma

Roma, ogni notte

ti getti nei vortici

del tuo amante

e scorrete insieme

finché la draga dell’alba

non ti ripesca

grondante di luce

e di amore.

Erotico

Taci. Non dire niente,

ascolto il tuo respiro

come canto di uccello

all’alba,

come adagio di ruscello

montano.

Nella stanza buia

a un tratto i fari d’una macchina

e il lampo dei tuoi seni –

come due coppe dorate.

Taci. Non dire niente,

non senti anche tu?..

– il cielo sempre più vicino,

il mondo sempre più lontano…

Le stelle

Perché tutte quelle stelle

quello spreco di argento e cobalto

a chi serve tutto quello sfavillio

perché quei miliardi di sguardi

puntati sulla nostra piccola trottola

che gira tranquilla per i fatti suoi

Forse sono lì per ricordare

che dopo il giorno viene la notte

forse sono solo un ornamento

per la gioia degli occhi

o forse – più probabile –

sono lì per sbalordire

per impressionare

per mettere a disagio

davanti a una nudità

così sfrontata e provocante

Una strada buia

in montagna

camminando a testa in su

pensando

ora la Terra è inerme

sotto il fuoco incrociato

del Cielo

Stelle leggiadre e superbe

sprofondate nel baratro dell’infinito

sembrano sapere qualcosa

e di tanto in tanto strizzano l’occhio.

Betulla

Albero – angelo

albero – ricamo

albero buono

albero pietoso

albero piangente

albero – croci

sei così bianco

che t’incontro da lontano

e subito penso:

compagna che amo

consolante rifugio

bellezza serena.

Ascoltando Bach

Mio caro, diletto Bach,

lascia ch’io ti ringrazi

per la tua musica.

Essa è una dolce visione,

dove cherubini e serafini

cantano in coro

la quiete dell’anima

e la gioia di essere.

Nel fluire delle note

il cuore torna sereno,

le pietre che lo schiacciano

diventano piume,

le catene che lo legano –

ghirlande di fiori.

Le note penetrano

sempre più a fondo,

là dove si ha più bisogno

di conforto e di amore.

Il tuo sorriso

è il sorriso che Dio

ti ha rivolto

quando morendo

gli hai portato in dono

le tue armonie…

le Sue armonie!

La pioggia

Senti?

sul davanzale della finestra

la pioggia esegue

il suo balletto:

passo semplice, passo doppio,

vivace, allegro, smorzando…

Le foglie degli alberi

applaudono in silenzio

per non disturbare la musica

che scende dal cielo.

Sui vetri gli occhi delle gocce

osservano la danza

vibrando di gioia

e di commozione.

La cantina dei ricordi

A volte scendo

nella cantina dei ricordi

prendo una bottiglia

d’una buona annata

tolgo con cura la muffa

e levo il tappo

Già pregusto un sorso

di giovinezza –

il primo segreto

la prima promessa…

ma inatteso un topo

mi passa accanto

e da lontano mi osserva

Nei suoi occhi imploranti

leggo una coltre

di calda soffice peluria

che protegge i ricordi

dalla paura

Gli alberi

Vanno tenendosi per mano

e guardandosi negli occhi

gli alberi –

i milleocchi della terra –

essi guardano soltanto

gli alberi non hanno orecchie –

come potrebbero resistere

al chiasso degli uccelli?

gli alberi non hanno la bocca –

cosa potrebbero rispondere

alla prepotenza del vento?

gli alberi sono felici

senza sentire

gli alberi sono saggi

senza parlare

gli alberi muoiono in silenzio

e il loro ultimo desiderio

è leggere ancora una pagina

di cielo.

La vita

Torno dal lavoro

cammino e penso

un’altra vite in meno

nell’ossatura dell’esistenza

Sento alle spalle

la vita che mi pungola

che ha fretta

Non le interessa

l’uomo che vende le mele

del suo giardino

il bimbo che addenta

una pagnotta

ancora calda e fragrante

la ragazza che scivola via

bella nel suo tailleur

color pesca e leggera

come un alito di vento

la vecchietta che racconta

qualcosa al suo bassotto curioso…

Le interessa soltanto

che io arrivi a casa presto

mi sdrai in poltrona

e osservi come essa

si esibisce alla televisione.

Esortazione

Dove correte!

Fermatevi un istante,

o indaffarati,

spogliatevi dell’abito che ormai

ha il peso della notte,

quando le palpebre

vacillano ubriache,

quando la mente

sta per annegare.

Tutta la vita –

come accendere una sigaretta?

Tutta la gioia –

come premere il pedale?

Sappiate!

Ancora non è spenta

la luce che ignorate e seppellite

ogni giorno nell’asfalto,

luce antica e perenne –

Poesia:

vuoi aspra, vuoi dolce,

vuoi lieta o disperata,

ma sempre ardente,

e mai famelica,

mai spietata.

Natale

Di nuovo è Natale:

sulla grotta brilla la cometa,

dal cielo scende un canto di pace.

La dolce Mamma

culla suo Figlio e tace.

Lo Sposo li guarda con amore

e sussurra:

– Maria, ha gli stessi tuoi occhi,

com’è bello!

Ma il Piccolo trema,

ha bisogno di calore,

allora un bue e un asinello

gli offrono il loro fiato buono.

Il Bambinello sorride,

ringrazia per quel dono,

poi rivolge ai genitori,

agli animali, ai pastori,

al mondo intero

queste sante parole:

– E’ Natale,

da oggi amatevi,

non fatevi del male!

Alba

La betulla si veste di rosa,

gli uccelli accorrono e gridano:

– Come sei bella!

Nell’erba il grillo sbadiglia

e accorda il violino.

Il contadino riprende

la via dei campi,

l’impiegato la via dell’ufficio,

il prete la via della sua chiesa,

ed io riprendo la via dei miei sogni,

sempre così vivi e colorati

sempre così sinceri e…irreali.

In memoria di A.M.R

Dopo tanto sfolgorìo

Dopo tanto logorìo

O incantato esploratore

Delle lettere slave

Instancabile cesellatore

Di fantasiosi accenti

Hai serrato per sempre

La tua bottega di portenti

E hai tolto l’insegna:

U zlaté studnĕ.

La Praga di Jaroslaw

La Mosca di Anna e Marina

La Pietroburgo di Aleksandr

Ti chiamano al Gran Festino…

Va’ non tardare

Sei tu l’ospite d’onore –

Angelo Maria Ripellino.

Invito alla Vergine

Vergine Santa,

sei libera stasera?

Ascolta, ho un’idea…

Per un istante voglio toglierTi

all’angoscia del Golgota,

voglio veder scomparire

le lacrime che rigano

il tuo volto dolente.

In una chiesetta di legno

annerita dagli anni

e immersa nelle betulle,

c’è un vecchio organo

che tace da tempo,

ma stasera

lo soneranno per Te

i tuoi celebri cantori:

Vivaldi, Bach, Schubert

e altri ancora.

Potrai chiedere anche

tutti i bis che vorrai,

essi non Te li negheranno.

Poi alla fine del concerto

ci saluterai felice sulla soglia

e ognuno Ti ringrazierà

e porterà a casa

le tue dolci sembianze

nel cuore.

Vergine Santa,

sei libera stasera?

Ascolta, ho un’idea…

Pasqua

Tre giorni al buio

e nel silenzio del Sepolcro,

poi esplodono la luce

e le trombe degli angeli.

In pochi secondi

la Risurrezione!

La profezia si avvera,

Cristo vola verso la sommità

dell’universo

e lancia al mondo la sua promessa:

un giorno tornerò…

La Croce cui era inchiodato

è diventata il trono

dell’Eterno Amore.

Tramonto

Le case paonazze

si coprono gli occhi

coi verdi palmi

delle persiane

Un cane scodinzola

spargendo

aghi di sole ramati

Il mare

contagiato dallo sbadiglio

dei pesci

rimbocca le onde

preparando il giaciglio

alla notte.

Passeggiata

17.00. Ti parlo,

ma non è la mia voce,

essa tace,

ti parla la voce del bosco.

19.00. Ti guardo,

ma non coi miei occhi,

essi sono offuscati,

ti guardano gli occhi delle stelle.

20.00. Ti sorrido,

ma tu non mi vedi,

ti accecano le fiamme del tramonto.

Ora scenderà dal cielo un angelo

e le spegnerà

sotto una coltre di cobalto.

 

Preghiera

Mio Dio,

sapienza eterna e infinita,

signore dell’universo,

creatore della vita,

essa è labile come filo d’erba

ma assai ricca di tuoi portenti.

Ascolta la mia preghiera:

dammi la forza di amare,

la saggezza per ben operare,

la speranza per non soccombere,

la fede per credere fermamente

che Tu sei il mio buon Padre,

che mi ami e mi proteggi

in ogni istante.

Lo so, tante volte ho peccato,

ma per la tua pietà

oso sperare, mio Dio,

che mi perdonerai

e mi sorriderai

nell’ora del supremo addio

alla vita mortale.

Amen.

Ascoltando Strauss

Trin…trin…trin…

tum…tum…tum…

zing…zing…zing…

zannnnnnnn!

sussurrano le note tra loro

rimbalzano sulle spalle nude

si rincorrono tra le vesti-campane

si riflettono sugli alamari d’oro

sulle scarpe-specchi

i violini accarezzano l’aria

i flauti sorridono

i tamburi esultano

i lampadari impazziscono di luce

un fiume scorre

un pipistrello fischia

un bosco racconta

donne vino canto…

caro Strauss,

dovevi essere tremendamente felice

o anche tremendamente triste.

Solitudine

Solitudine

dell’ultimo fiore

che muore nel giardino,

del nido tra i rami

d’un albero spoglio,

della cassetta della posta

eternamente vuota.

Solitudine

d’un cane abbandonato

e d’un uomo

al suo ultimo respiro.

In treno

 

Torno a Varsavia

il treno scivola via

sui pattini-rotaie

tempo e spazio

racchiusi nel vagone.

Nel campo una mucca

suona il fagotto

e concede bis

che nessuno richiede.

Ritorno dalla Russia

Ho fumato l’ultima Stoličnaja,

ho bevuto l’ultimo goccio di vodka,

ma rimangono i ricordi

rimane la nostalgia…

Sante chiese di Russia,

incanto di tombe – altari:

tomba di Lev , bella e  solenne,

tomba a Peredelkino , come un’icona,

candele a Peredelkino, fragili e vibranti,

alla vostra luce religiosa

io dico spasibo

e ripeterò spasibo

ormai per sempre.

Don Chisciotte

Cavaliere della Mancia,

ti vedo alle prese coi giganti.

Dulcinea come sempre

ti è accanto e ammira

il tuo coraggio,

sicuramente ti ama.

Anche Sancio a modo suo

ti ama e ti dà consigli,

ma tu giustamente

non lo ascolti.

Ecco ora sei partito

a lancia bassa,

ma…che succede…?

Dei maligni stregoni

hanno trasformato i giganti

in mulini a vento

e una pala ti ha colpito in pieno.

Ora Sancio si ubriacherà

dal dispiacere.

Ronzinante farà un nitrito

di plauso,

scoprendo i denti gialli

e cariati.

E la dama del Toboso

ti bacerà ,

facendoti arrossire.

Don Chisciotte,

patrono dei poeti,

ogni notte in cielo

vedo la tua stella,

non posso sbagliare,

perché è l’unica stella errante.

Dipingendo l’autunno

Siedo

i colori attendono

e si chiedono:

quale sarà il mio posto?

Guardo:

il verde mi consola

il giallo mi illumina

il rosso mi rallegra

l’azzurro del cielo mi ispira

i colori attendono

e sanno

che troveranno un posto

sulla tela

e pazienti mi guardano…

Autunno

La pioggia

dietro i vetri

le foglie piangono

lacrime – cristalli.

Leggo un libro

a tratti guardo

e penso:

vorrei dissolvermi

nel tuo umido tepore

e lambire le tue labbra

o Autunno – Amore.

Amo la primavera…

Amo la primavera,

ma mi commuove l’autunno,

che nasce

dal caldo grembo dell’estate

e muore

nel freddo abbraccio dell’inverno.

 

Necrologio

Sai, è morto…

Ma no! Davvero?

Un coro di elogi

sospiri e pianti.

Ma perché?

Là di sicuro egli è felice,

la sua tomba

sguazza nell’erba,

ascolta un concerto di allodole,

un terso ruscello lo disseta

e in esso

come un chiassoso corale –

russano le rane.

 

 

 

Il sorriso della rosa

                                                Ad Olga

Quando la rosa si schiude

sorride

e dai petali affiora l’anima,

come dal viso della Gioconda.

Il suo colore non conta,

la rosa è sempre bella,

e sorride…sorride

fino all’ultimo sospiro.

Le spine sono il suo destino,

il suo ornamento ingiunto,

la lieve malinconia

del suo sorriso.        

 

Sainte-Victoire

                                       A Catherine

Sainte-Victoire,

che tanto hai dato

e ricevuto

da Cézanne,

e sei stata compagna

delle sue gioie

e dei suoi timori,

nei ritratti che ti ha fatto

si leggono

le vostre due anime

unite,

e si sentono

le note della tua sinfonia.

Adesso siedo davanti a te

con i miei colori

e ti guardo incredulo,

provando anch’io

gioia e timore.

Perdona la mia ambizione,

credimi:

è un mio vecchio sogno

che solo oggi si avvera.

Amore

                                            A Rosy e a Claudio

Amore, oggi pensavo…

quante belle parole scritte su di te,

che riempiono più la bocca

che il cuore.

Quante facce ti hanno dato,

quante volte ti hanno visto:

nell’uccello che imbecca i suoi piccoli,

in un pane dato a chi ha fame,

nella cura di un lebbroso,

nel pianto di una vedova

e in quello degli orfani,

nella gioia dell’amore corrisposto

e nel dolore di quello respinto…

Quante volte ti hanno letto:

nelle poesie e nei quadri,

nella lettera di san Paolo,

nelle lettere di un soldato dal fronte…

Quante volte ti hanno sentito

nella musica di Chopin…

Anch’io ti ho incontrato tante volte

e ho creduto

di capire il tuo segreto,

eppure mi sei sempre così lontano…

E pensando,

a un tratto mi è venuto in mente

l’amore mercenario

della Maddalena

e le parole di Cristo:

– Io ti perdono, va’ e non peccare più!

Dimmi dunque, amore,

è questo il tuo volto più vero?

E’ questo il tuo segreto?

Musica

E’ l’alba. La luce

bacia le tenebre

e il silenzio del cielo

accoglie il risveglio

della terra,

i suoni ritornano,

le voci umane

si fondono e coprono

il pianto di chi nasce

e il gemito di chi lentamente

si spegne,

come le note di un accordo.

Il sospiro del vento

accompagna

la marcia dei pellegrini

e i rintocchi della campana

portano sollievo,

come fresca mano

su una fronte ardente.

 

Giulietta

 

A Verona

c’è un balcone

scoperto da un poeta

guidato dall’amore.

Quando cala la sera,

sotto la luna,

diventa il salone

dove Giulietta

ballava con Romeo.

Chiunque può salirci,

incontrare Giulietta

e dirle: ti amo.

Un giorno lo feci anch’io,

sorrise e rispose,

lo sguardo fisso lontano:

– Conosci la mia storia,

io sono morta con lui…

Romeo…Romeo…

forse solo il suo amore

era vero…

Natale polacco

                                      A Marek Baterowicz

 Caro Zbyszek,

neppure a Prima Porta

riposi in pace.

Sognavi una Vigilia

di gioia serena,

ma di colpo

è cambiata la scena:

fischia un vento gelido

che scuote la Grotta,

in ginocchio nel fango

la Madonna trema,

sparano ai pastori,

la neve si arrossa.

Inoltre piange a dirotto

e mancano gli ombrelli

della rassegnazione.

Sognavi il Natale,

ed è la Passione.

Roma,  Natale 1981

La finestra della vita 

Sul muro del convento

c’è una piccola nicchia

chiusa da una finestrella.

Qualunque madre può aprirla

e deporvi il “frutto del suo seno”.

Tu inizi così il tuo cammino:

da una parte respinto,

da un’altra accolto da un sorriso.

Tu ancora non capisci

le vicende della vita,

guardi tua madre

che si allontana furtiva

e aspetti che torni…

A un tratto senti un campanello

e il grido di gioia

della suora che ti ha visto,

ma tu ti spaventi

e scoppi a piangere:

no, non è tua madre,

lei aveva gli occhi chiari…

Poesia

Se non sai cos’è la poesia,

immagina d’esser sordo

e udire scendere

dal cielo un accordo…

immagina d’esser cieco

e vedere accendersi

il fuoco del tramonto…

immagina d’esser muto

e poter dire:

tu piccola stella

risplendi, tremando

d’infinito…

Riflessione di Capodanno

Mio Dio,

sono stanco:

stanco di vedere le ossa sporgenti

e gli occhi spenti

dei bambini che muoiono di fame,

stanco di vedere i vecchi

tristi e abbandonati,

stanco di guerre, violenze,

intolleranza, incomprensione,

tradimenti, ipocrisie, disprezzo e odio,

stanco perché nella vita

mi hai concesso di fare molto.

Tu hai creato la Terra e l’uomo,

ma gli hai dato la possibilità

di fare il male.

Perché? Perché l’hai fatto?

Certo, hai creato anche il bene,

ma quanto è difficile

incontrare questo sfuggevole compagno,

guardarlo negli occhi,

piangere di gioia e sussurrare:

finalmente ti ho trovato,

d’ora in poi cammineremo insieme…

In questo fine anno

auguro a tutti questo luminoso e felice incontro.

Mio Dio,

perdonami questo sfogo

e sorridimi…

sono stanco, tanto stanco.

Quando mi chiamerai?

Quando potrò riposare?

2009

Amore

Amore che incanti e tradisci

che infiammi e ferisci

che illudi

che ami, che uccidi…

Quante volte ti ho chiesto:

dimmi, in realtà chi sei –

il buon samaritano

o l’eterno ciarlatano?

E  in risposta ho sempre visto

sul tuo dolce viso

un ironico sorriso.

Il vecchio albero e il fiore

Vedi, cara?

La mia corteccia è già crepata

come argilla arsa dal sole,

il sole che ho tanto amato

pur essendomi così lontano…

Nella mia lunga vita

ho visto tanti fiori

intorno a me,

ma non tutti mi apprezzavano,

non tutti mi amavano,

e nessuno era come te

che senti tra i rami

il mio cuore pulsare

e vedi con le foglie

i miei versi vibrare.

Ti ringrazio,

come la vela ringrazia il vento

che ancora la spinge sull’onda

verso l’ultima sponda.

Sherazade

Sei ancora a Bagdad,

il tuo abito è sempre lo stesso:

tulle, seta, ricami dorati,

gioielli alle dita,

un diadema sui capelli sciolti,

cammini agile e leggera,

quasi danzando.

Sì, sei sempre la stessa,

ma adesso nei tuoi occhi ambrati

leggo fiabe diverse

di rovine e morte.

Sei sempre a Bagdad

ma soltanto io ti vedo,

nessuno ti riconosce

e forse neanche ti ricorda.

Ti chiamo, ti chiedo

di fermarti un istante,

ma tu non mi vedi,

non mi senti e prosegui

alla ricerca

del tuo mondo incantato

delle tue notti inebrianti.

Addio, Sherazade!

Pittura all’aperto

Siedi davanti alla natura:

guarda, concentrati, sii umile

e pronto a sentire

i suoi fremiti e sussurri,

il suono dei suoi colori.

Essa guiderà la tua mano,

affinché nel tuo quadro

ci sia un soffio

della sua immensa anima

e almeno una piccola ombra

del suo immenso amore.

10 aprile 2010

prima silenzio

poi un rombo

uno schianto

uno scoppio…

poi di nuovo silenzio

nel bosco di Smolensk

e in milioni di cuori

polacchi.

Foglie d’autunno

Chi dice che l’oro non arrugginisce?

Guarda le foglie d’autunno

che muoiono smentendo la Natura…

Prendine una che già adorna il suolo,

accarezzala con lo sguardo

e posala tra le pagine d’un libro…

Un giorno ti servirà per ricordare:

l’oro – i momenti più belli,

la ruggine – che sei mortale,

e quando sarà giunta l’ora

restituiscila all’aria, alla pioggia,

al vento, al sole, alla terra,

alle tante compagne care

che l’hanno preceduta,

come aprendo la gabbia a un uccello

che ancora canta e scuote le ali,

ma che ormai non sa più volare.

Dalla mia finestra

I rami oscillano,

le foglie tremano,

il cuore ricorda

un motivo antico:

forse una ninnananna,

forse una barcarola;

intorno lo spazio riempito

di soffi colorati,

come in un paesaggio

di  Cézanne.

La nostra Terra

Su questo granello dell’Universo

c’è chi odia anziché essere indulgente

chi uccide anziché amare

chi vuole la guerra anziché la pace

chi distrugge anziché proteggere

chi arraffa anziché elargire

chi delira anziché ragionare…

e i saggi animali guardano increduli

e non riescono a capire

mentre l’occhio di Dio

che tutto vede

aspetta tollerante

che l’Uomo ritrovi il senno

finalmente

su questa nostra Terra

così inerme e tuttavia

così arrogante.

2010

Vecchio violoncello

Vecchio violoncello

annerito dal tempo

e accantonato

come una cosa inutile

ora sei come un fiume

di voci imprigionate

di carezze represse

sei come un nido abbandonato…

Ricordo il nonno

che ti stringeva a sé

per eseguire “il Cigno”

tutta la casa allora si fermava

per ascoltare

e anche gli uccelli tacevano

solo le tende vibravano

la sala si mutava in un lago

e il cigno scivolava via

fiero della sua bellezza

e del suo soffice candore

e noi lo seguivamo…

Com’è irreale

ora il tuo silenzio

rotto soltanto

dai rumori della strada

che non cessano mai…

 

HAIKU

Pittore – autunno

con l’ultimo colore

indora il bosco

Il lago indossa

il cappotto di ghiaccio

e si addormenta

La foglia cade

e con le labbra arse

bacia la terra

L’arpa del fiume

e gli zufoli – uccelli

danno un concerto

Quiete di neve

qua e là interrotta

dalle cornacchie

Coi mille occhi

gli alberi leggono

brani di cielo

Sereno il grano

attende il carnefice:

la falciatrice

La vela gonfia

scortata dai gabbiani

gioca col vento

La formichina

trascina il suo fardello

ha il fiato grosso

Cigola il carro

lontano gli risponde

una campana

La mia Musa

Non so dove vive la mia Musa:

forse in una conchiglia

in fondo al mare

in un soffione dissolto dal vento

in un fiocco di neve

o anche in un tenero bacio

in un mite sorriso

in un pianto sommesso

in un grido disperato

forse vive in tutto questo

e in altro ancora…

La mia Musa è parca e modesta

non mi lusinga non mi vizia

anzi mi visita di rado

appare sempre all’improvviso

con un lampo di gioia

si avvicina sfiora

le mie docili corde

col suo magico archetto

e mi sussurra:

adesso ascolta e scrivi…

Domani

Domani di nuovo

il chiarore dell’alba mi sveglierà

con un respiro di sollievo

con un soffio di speranza

Domani di nuovo

le ore passeranno veloci

come antilopi in fuga

Domani di nuovo

cercherò risposte

ad astruse domande

e di nuovo ascolterò

il lieto canto della Natura

e le chiacchiere della gente

Domani di nuovo

spegnerò la luce

e mi addormenterò

nella gioia del silenzio.

L’ultimo desiderio

Morire solo

all’improvviso

senza un commiato

senza un sorriso

tendendo le braccia

come estremo saluto

al mondo perduto

ed entrare nel nuovo

serenamente

senza pretese

senza chiedere niente

solo di poter volare

nell’infinito

leggero e contento

come foglia al vento

Riflessione di Capodanno II

Vedo un ragno che tesse la tela,

la falena pazza di luce,

l’onda che rincorre l’onda,

il sole che sorge e tramonta,

l’iride che fende il cielo,

vedo un sorriso, un fiore…

di questo – grazie, o Signore!

Sento le note di un corale,

il fischio di un uccello,

le carezze del bosco,

la pioggia sul tetto,

la voce del mare,

il battito del cuore…

anche di questo –

grazie, o Signore!

E guardo la volta celeste

in una notte serena

e vedo miliardi di stelle,

e Ti chiedo: perché?

Perché hai creato

questo firmamento

misterioso e infinito,

che nel mio mondo

mi fa sentire

inerme e smarrito,

e come in bilico

su uno strapiombo?

Perché?

Tendo l’orecchio ad una spiegazione

e dall’alto mi giunge la Tua voce:

– E’ così com’è e non c’è una ragione!

2011

Il terremoto

 

Quando la terra comincia a tremare

all’improvviso

in un’ora qualunque

del giorno o della notte,

il cuore si stringe,

il sangue si gela,

negli occhi leggi la paura,

un istante sembra un’eternità.

Non sai quanto durerà ancora…

Che fare?

Sai soltanto che devi scappare,

scappare prima che il tetto –

tuo rifugio finora –

diventi la tua tomba.

E intanto la terra romba

e senti solo boati e schianti,

e grida e pianti,

e intanto qualcuno muore…

Ti guardi intorno:

la strada è deserta e spaccata,

le case sventrate,

le chiese crollate

e in mezzo al polverone

tra le macerie,

un cane cerca il suo padrone…

2012

La mia ultima preghiera

 

Mio Dio,

quando mi chiamerai,

accoglimi con un sorriso

per come sono,

per quello che ho fatto

e non fatto nel bene e nel male,

non essere un giudice severo,

sii misericordioso,

ma con tutto il cuore t’imploro,

non farmi tornare mai più

su questo Pianeta:

potrei essere un corrotto

o un terrorista,

un padre senza lavoro

oppure un analfabeta,

un mafioso o un camorrista,

un bambino che muore di fame,

un clandestino annegato,

una donna violentata,

una pianta malata tra i rifiuti,

un pesce soffocato dalla plastica,

un uccello avvelenato

dall’aria inquinata.

Se devo rinascere, mio Dio,

trovami un luogo

nell’immenso universo,

lontano dall’uomo

e vicino ai saggi animali,

e se mi vedrai triste e solo

mandami un Tuo angelo

con tre ali,

sì, un angelo poeta,

musicista e pittore,

con una poesia da tradurre,

una cantata da ascoltare

e una tela da dipingere insieme.

Grazie, mio Dio e adesso –

l’ultimo favore –

che la mia anima

sia per sempre preda

del Tuo Infinito Amore!

Canto amaro

 

Tre soldati sopra un carro,

tre come tanti altri.

– Che fai?! E’ disarmato!

– Fermo! E’ un ragazzo!

– E con questo? Lo stendo io!

– Perché lo hai fatto?!

Quando il sole cala

perché non riposi?

Non profanare il silenzio,

nascondi il fucile,

taci, dunque!

Le tue vane parole

offendono la notte.

Quanti torti, mio Dio!

Quanto sangue e pianto,

le lacrime sono cristalli

che brillano invano,

lo so, ma il riso è infame.

Ascolta! Qualcuno chiede:

– Vuoi morire?

Non temere,

un cieco non vede,

un sordo non sente.

Quei soldati sul carro

li conosco da tanto:

uno mi difenderà,

uno mi libererà

e uno mi ucciderà.

E così finirò

tra le mummie del passato

accanto a un fiore che nasce

per milioni di affamati,

per milioni di condannati

all’odio eterno.

Sventola un vessillo bugiardo

e il vento è suo complice,

c’è scritto: “Pace e libertà”.

Ma quando sarà?

Ride il vento e mi risponde:

– Non lo saprai mai.

Triste presagio…

Cammino lentamente

lungo un sentiero erboso,

mentre la luna

lascia a malincuore

un filo d’erba, un fiore,

l’impronta dei miei passi

al primo sole.

Un cane abbaia,

forse cerca una compagna,

passa un vecchio e mi guarda

indifferente,

sembra chiedermi:

– Dove vai?

Tanti anni ho trascorso

e nessuno mi conosce…

Cosa pensi? Che vuoi fare?

Passa una vecchia

in abito nero,

la faccia bianca,

lo sguardo amaro…

Barcolla e sputa

sulle verdi foglie

coperte di rugiada.

Mi grida: – Hai sbagliato strada!

Il sentiero è chiuso,

ci sono i soldati

che non lasciano passare.

Mi annoia la sua voce roca:

– Ci sono i soldati, ti spareranno,

torna indietro,

oltre quel sentiero

non c’è amore,

non c’è speranza.

Mi guardo intorno e ascolto:

silenzio e solitudine.

Mi nascondo, sento uno sparo,

il sole all’improvviso

non riscalda più il mio corpo,

ho paura,

ma perché…

se già sono morto?

1969

Quando me ne andrò…

Quando me ne andrò

resteranno le medicine

che prendevo mattina e sera

(se mi ricordavo)

i vestiti le scarpe

che forse andranno

a un immigrato

peccato che non vedrò

come gli stanno

resterà un calzino bucato

che mia moglie

voleva rammendare

un mucchio di carte e di libri

che poi bruceranno…

una poesia non tradotta

una tela non dipinta

un corale non ascoltato

un “ti amo” non detto

un sorriso non fatto…

e una macchia di caffè

sulla scrivania

che per quanto abbia fatto

non è mai andata via.

Quando me ne andrò

Resterà tutto questo.

27.1.2015

Lampedusa 

L’Italia! Lampedusa!

Sono arrivati

sfiniti affamati

ma felici

si abbracciano

sorridono

piangono di gioia

vogliono lavorare

vogliono vivere!

Sognano un’officina

un cantiere

una pizzeria

un supermercato

sono in tanti

su quel barcone sgangherato

e tutti vogliono

la stessa cosa:

un sorso d’acqua

un po’ di pane

ora la terra

è a portata dei sogni

è così vicina

incredibilmente vicina

eppure…no…

è lontana

ancora lontana

troppo lontana

inaspettatamente lontana…

lontaaa…looonnn…

looooo…

lll…aaa…!

4.10.2013

Il pianoforte

Pianoforte di casa mia,

pieno di tarli e di nostalgia,

che bel suono un tempo avevi,

quanti applausi ricevevi!

Ora sei solo con le corde antiche –

le tue mute care amiche.

Ricordo che cantavo con te

Fior di giaggiolo: eravamo in tre

con la mamma che accompagnava,

mentre Beethoven ci guardava.

Vicino a te pende ancora il diploma

che la mamma prese a Roma.

Ora vivi solo di ricordi

di tante note, di tanti accordi.

Chopin ti ha lasciato la sua impronta

e quando fuori la pioggia gronda,

risuona il preludio della goccia,

che batte e ribatte sulla roccia…

Vecchio pianoforte così scordato,

Pieno di acciacchi e così forato,

La polvere che copre la tua armonia

è la cipria del tempo che vola via.

2015

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