All’ultimo istante
la morte dà maggiori possibilità di scelta
infatti chiediamo di che è morto e non
di che è nato
Bohdan Zadura
Oggi desidero presentarvi il mio amico polacco Bohdan Zadura, nato a Puławy
il 18 febbraio 1945, prosatore, traduttore e critico letterario, ma soprattutto poeta da più di cinquant’anni, avendo debuttato sul mensile letterario Kamena (Camena) nel 1962. Più volte premiato per la sua opera, ha al suo attivo più di venti raccolte di poesie. Dal 2004 è caporedattore della prestigiosa rivista letteraria Twórczość (Creazione). Quest’anno in occasione del suo settantesimo compleanno, è uscito un volumetto di poesie scelte da diverse sue raccolte, che si intitola Najlepsze lata (Gli anni migliori) e che l’autore mi ha inviato con tanto di dedica. La scelta, approvata da Zadura, si deve al poeta, prosatore e sceneggiatore Darek Foks, e sono state lette personalmente da Bohdan Zadura nel corso di un incontro con l’autore che ha preceduto l’uscita del libro in questione.
Il critico letterario Małgorzata Pieczara-Ślarzyńska, laureata sia in polonistica che in italianistica, nella seconda e terza di copertina presenta così le poesie di questa raccolta: «Ciò che attrae di più nei versi di Bohdan Zadura è la loro perspicacia e la conseguente messa a nudo di ciò che è falso, la loro credibilità, che “si avvera a tutti i livelli di significato”. E non si tratta qui di un avverarsi fisico o di una verifica biografica o di verificabilità, ma del sentire che questi versi sono autentici e grazie a ciò è più facile confidare in essi. Come ha detto il poeta in una delle sue interviste: “Un criterio del tutto idiota è il criterio della veridicità. Diciamo che una poesia è legata ai ricordi, e soltanto io so se ho confuso qualcosa o no. Ho tuttavia il sospetto che, benché ciò non sia verificabile, una poesia che alteri la realtà, abbia una forza d’influenza minore”. E questo si sente. Le poesie di Zadura non alterano.
Ciò che affascina nella sua poesia è il suo tenersi lontano dall’ideologia, lontano dall’impelagarsi nel ruolo della letteratura come missione, dalla fede nella forza rivelatrice del poeta, restando tuttavia così vicino alla vita quotidiana e ai problemi della vita comune. Inoltre, parlando di questi problemi, richiamandosi in modo specifico a ciò che avviene intorno, il poeta non moralizza, non indica come dovrebbe essere, ma semplicemente egli sa che non sa. Stando faccia a faccia (verso a verso?) con i più comuni, semplici e al tempo stesso più difficili fenomeni della vita – ha il coraggio di ammettere che non sa».
Poesie della raccolta Gli anni migliori di Bohdan Zadura tradotte da Paolo Statuti:
Da cosa provengo
da una famiglia dell’intellighenzia
nella prima generazione
dal muovermi carponi
homo erectus
dalla pelliccetta coi pompon
dai calzettoni
dal cappello da aviatore
dal sogno del berretto che rende invisibili
dall’erezione all’alba
che oggi anche se avviene
è solo per un attimo
tanto che passa inosservata
e non bisogna nasconderla
dalla paura della morte
(nell’infanzia temevo
di morire prima che finisse la vita
e invece guarda un po’)
dal ping-pong
dal lancio del peso
dal tennis
dal sogno
di una medaglia d’oro
allo Stadio Olimpico
nel 1960
nella corsa dei 5000 metri
dall’andare in bicicletta
dal bridge
dal guidare l’auto
(posso ancora guidare
ma l’auto non può più andare)
dalla fede
che Dio è piuttosto
tra le nuvole
che nell’azzurro sbiadito
dalla convinzione
che una buona poesia
dia maggior piacere
della vista di due natiche ben fatte
I piccoli musei
I
I piccoli musei come i piccoli paesi
ci sono ma potrebbero non esserci
anche noi dipendenti di piccoli musei
potremmo non essere
dipendenti di piccoli musei
Potremmo misurare la circonferenza
del seno della Venere di Milo Descrivere
la tavolozza degli antichi maestri
Interpretare il significato occulto
insito nelle sagge tele
Ascoltare il battito degli orologi
di epoche morte che
misurano anche il nostro tempo
Ma siamo dipendenti
di piccoli musei Qualche decina
di mediocri paesaggi
che non figureranno mai
nei dizionari di storia
dell’arte Qualche vecchia moneta
Banconote che raccontano
l’inflazione
Fossili Un berretto roso
dalle tarme indossato
da un architetto del posto
Un telaio
qualche pentola
un globo
E’ tutto ciò
che era incluso
nell’inventario
Quelli delle grandi città dei grandi paesi
che ci invidiano i nostri piccoli
musei non sanno che a dispetto delle apparenze
dobbiamo intenderci di tutto
Dalla storia delle guerre alle tecniche grafiche
Dal ricamo all’arte del vasaio e alla tessitura
Ma forse forse occorre
lo stesso indagare quando
sono nati i nostri quadri
senza i quali la popolazione non sarebbe
più povera Scoprire la data
in cui fu creata la pentola
che in centinaia di esemplari
si vendono ogni settimana nei mercati
Valgono per noi gli stessi
modelli di carte di cataloghi scientifici
di cartoteche
Non costruiamo casseforti
nelle pareti Segnali
di allarme automatici
perché non ce li possiamo permettere
Ma le regole sono identiche per i grandi
e i piccoli musei
E da niente siamo esonerati
II
Nei piccoli musei
si parla sottovoce D’inverno
quando sotto le scarpe scricchiola la neve
il silenzio fa scoppiare i piccoli musei
Appoggiate alla stufa in maiolica
vicino al tavolino dove
si trovano i biglietti stanno in piedi
magre lentigginose ragazze
pensano ai propri dispiaceri
ai problemi in casa
al padre che si è ubriacato
al fratello che ha percosso qualcuno
Odorano di sudore acido
Fanno bollire l’acqua per il tè
Credono nei sogni
ma non sanno cosa possono significare
i due teschi
pieni di sangue
che dicono bevici
ed eseguito l’ordine
si riempiono
di nuovo
Cosa possono significare
i due teschi
dell’ultima notte
Non sanno niente di Yorick
E’ inverno In piedi presso la stufa
aspettano che le lancette dell’orologio
segnino le tre Aspettano
l’estate Ogni estate
si sposano
Un’estate si interessavano
di ciclismo Ma il ragazzo
non è più nella squadra
nazionale Sotto il naso
e sul collo sentono ancora
il solletico dei baffi del pittore
sedutosi con loro
la scorsa stagione
D’estate a volte nei piccoli
musei si sente
il rumore dei passi e il pigolio
delle ragazze
Un giorno qualcuno scrive un giudizio
sul quaderno dei visitatori in una lingua
straniera Una di loro
si reca in un paese straniero
e per puro caso diventa la signora
van der Weyden o Wassenhove
III
I musei si dividono in
grandi e piccoli musei
i piccoli musei dipendono
dai grandi musei
I piccoli musei si dividono in
piccoli musei con un passato
e piccoli musei con un futuro
In una situazione migliore
malgrado le apparenze
si trovano i secondi
A volte i piccoli musei
con un futuro
diventano musei con un passato
ma senza futuro
L’idea che nei piccoli musei
si possono leggere molti libri
di narrativa
è giusta solo in parte
IV
1.
Un piccolo museo con un futuro
acquista un grande castello
con un passato
Nel cortile
tra le rovine
che non saranno mai
ricostruite
un banchetto finanziato dalla
televisione
Sotto un ombrello di tela
l’ultimo proprietario
privato
in un completo
un po’ stretto
color pastello
Con voce fioca
racconta per sommi capi
la storia del castello
in cui da alcune decine di anni –
ogni anno arricchendola di nuovi
dettagli –
lui stesso crede
La gente del luogo
– dice la compagna
segretario a nome
delle autorità sociali
e suo proprio –
nutrendo per l’ultimo proprietario
rispetto e simpatia
lo chiamava perfino
principe
Il principe come io lo ricordo
indossava sempre un lacero
cappotto Non fa niente
colombella tesorino
diceva e tirava fuori dalla tasca
le caramelle
2.
Il principe
consegna le chiavi
al direttore del piccolo
museo
Il direttore del piccolo museo
brinda col vino
finanziato
dalla televisione
L’operatore
punta la telecamera
sul coro che canta
tanti auguri a te
La birra nella botte
che rotolano
con ritardo
non è finanziata
da nessuno
3.
Siamo in estate e il vino
è caldo per via del sole
Siamo in estate e gli ospiti
invitati alla cerimonia
hanno i loro problemi
legati alla nuova
suddivisione amministrativa
del paese
Non sono sicuri
se sono piccole persone
con un passato
o con un futuro
Siamo in estate e il vecchietto
dimentica che ha venduto il castello
tira fuori dal borsellino
una moneta con l’effigie di Elisabetta
sul diritto e un leone
sul rovescio
Caro lei guardi prego
qui Elisabetta II e qui il nostro stemma
sappia caro lei che siamo
imparentati
Siamo in estate
La stampa divulga informazioni inesatte
La regina sorride sotto i baffi
Sì sì sussurra dalla moneta
da mezza sterlina Sì sì caro cugino
V
1.
Nel piccolo museo
si presenta un Grande
Collezionista
Tiene sotto il braccio
un Libro d’Onore
rilegato in legno
Signor direttore
impregnato
per settecento anni
Dia un’occhiata
prego
Questa è la colonia estiva
40 persone
qui il campeggio mobile
qui il Responsabile
qui una gita
della comunità polacco-americana
e 4 professori
della Sorbona
Visitarono con ammirazione
pieni di gratitudine
complimentandosi per la fatica
e la passione
E qui
mi sono permesso di esporre
in breve la storia
della mia famiglia
2.
Il direttore del piccolo museo
si reca a visitare le raccolte
del Grande Collezionista
Il Grande Collezionista
insegnante in pensione
di professione falegname
lo accoglie sulla soglia
Qui vedrà
molti interessanti
ricordi del passato
bilance
mobili
un modello di mulino a vento
fatto
con le mie mani
Macina – chiede
il direttore del piccolo museo –
ancora non l’ho finito –
risponde il Collezionista
ecco le macine
con le quali i nostri antenati
facevano la farina
ecco una falce
della rivolta
di Kościuszko
e questo
fatto da me
è un trittico
preceduto
da un mio motto
qui invece è inciso
il giuramento di Tadeusz Kościuszko
secondo Maria Konopnicka
Nelle vetrinette può vedere
dei libri antichi
Usanze turche
XVII secolo
scritte dall’ambasciatore
di Francia a Istambul
con vecchie stampe
nozze turche
un funerale turco
i monarchi dietro il feretro
le piagnone
Qui
la prima edizione
del Pan Tadeusz
Qui
le Liriche di Losanna
Lo sguardo del direttore
del piccolo museo
si posa per un attimo sulla scritta
lirica – componimento
prevalentemente romantico
Qui il Settimanale Illustrato
del 1905 il Convito Letterario
L’unica pubblicazione clandestina
un articolo sui Polacchi
in Siberia
stampato – dice il Collezionista –
all’insaputa della censura
dello zar
Qui
gli animali
dei nostri campi e boschi
il cinghiale
l’alce
la cicogna
Il Grande Collezionista
porge al direttore
il Libro d’Onore
Tira fuori da un cassetto
un quaderno
Ecco signor direttore
nel caso volesse scrivere
prima in brutta copia
Come vede signor direttore
insieme
faremmo grandi cose
3.
Accomiatandosi
il Grande Collezionista
dice
Vorrei signor direttore
che lei si convincesse
che potrei restare
qui
Devo parlare col parroco
vado in canonica
devo sbrigare una faccenda al Comitato
vado dal Segretario
e Dio non voglia
dovessi recarmi al commissariato
anche in questo caso nessun problema
Ma quando è vecchio
l’uomo si sa
è attratto
dalle proprie origini
Eccellenti involtini
dice il direttore del piccolo
museo
di nuovo la prego
di ringraziare
e salutare la sua consorte
VI
Nei piccoli musei
ci si può riparare
dalla pioggia
I piccoli musei
garantiscono piccoli
guadagni piccoli
dispiaceri piccole
soddisfazioni
A volte nei piccoli musei
si può scoprire che un verso
deve avverarsi
a tutti i livelli
di significato
I piccoli musei come i piccoli paesi
ci sono Ma potrebbero non esserci
Il poeta parla con la nazione
E in mancanza di scritti migliori mi legge perfino la corte
- Mickiewicz
Da una settimana non parla con suo figlio
(se avesse più figli
non con quello
ma forse parlerebbe con un altro
Da un mese non parla con la suocera
(meno male che non ne ha due
perché non parla
soltanto con una)
Da sei mesi non parla con l’editore
(l’editore ha fallito e si è dato
all’allevamento di pavoni e pappagalli)
Poteva andare peggio
le figlie della governante si comportano bene
anche della gioventù in generale non si lamenta
le fotocopiatrici funzionano le direttrici delle case della cultura
sorridono mandano bacetti
Ha molto tempo
quindi potrebbe parlare un po’ con la nazione
ma la nazione dovrebbe forse
eleggere una delegazione
Oppure la direzione della TV
dovrebbe dichiarare che ciò è valido
Oppure bisognerebbe prendere degli ostaggi
e richiedere il tempo antenna
come riscatto (il tempo è denaro)
Qualcuno infatti dovrebbe
rendere alla nazione gli estremi onori
Anche se non sa suonare la tromba
non ha i cannoni e nemmeno un tamburello
questo è il suo dovere professionale
In fin dei conti i suoi colleghi scrittori più vecchi
un tempo formarono
questa nazione (anche lui? non contando i genitori naturali)
Quindi chi se non lui deve renderle
gli estremi onori
(Eppure un tempo sembrava
che sarebbe stato sempre il contrario)
(C) by Paolo Statuti
Rispondi