Quando me ne andrò…

27 Gen

Una poesia di Paolo Statuti da prendere tra il serio e il faceto

 

Quando me ne andrò

resteranno le medicine

che prendevo mattina e sera

(se mi ricordavo)

i vestiti le scarpe

che forse andranno

a un immigrato

peccato che non vedrò

come gli stanno

resterà un calzino bucato

che mia moglie

voleva rammendare

un mucchio di carte e di libri

che poi bruceranno…

una poesia non tradotta

una tela non dipinta

un corale non ascoltato

un “ti amo” non detto

un sorriso non fatto…

e una macchia di caffè

sulla scrivania

che per quanto abbia fatto

non è mai andata via.

 

Quando me ne andrò

Resterà tutto questo.

 

27.1.2015

 

 

 

5 Risposte a “Quando me ne andrò…”

  1. ubaldo de robertis febbraio 21, 2015 a 5:32 PM #

    Di faceto c’è ben poco! E’ una poesia bella e struggente! Qualcuno scrisse: “ quei milioni di uomini che passano su questa terra, e muoiono senza lasciare traccia, né memoria di sé, come una foglia di insalata.”.
    Tu dici con mestizia: “i vestiti le scarpe/ che forse andranno/ a un immigrato/ peccato che non vedrò/ come gli stanno/ resterà un calzino bucato…”
    A più lungo termine è calzante il detto Zen, ma non sono un esperto di questa tradizione:
    “Dopo anni che l’abbiamo usata la nostra veste è consunta. Appese a brandelli svolazzanti parti di essa sono portate via dal vento fra le nubi…”
    Caro Paolo il nostro è un attraversare la terra come nudi mendicanti!
    Io di sicuro, tu qualche traccia, e anche importante, la lascerai.

    Ubaldo de Robertis

    • Paolo Statuti febbraio 21, 2015 a 5:51 PM #

      Caro Ubaldo, avrai notato sicuramente la sfumatura ironica. E’ proprio l’ironia la miglior difesa dagli attacchi della vita, almeno per me. La poesia dal canto suo mi aiuta a trovare nuovi spunti, nuovi stimoli, nuove mete, ma questo riguarda anche te…non è così?.

  2. ubaldo de robertis febbraio 22, 2015 a 7:50 am #

    E’ così anche per me, ma ora sembra, caro Paolo, che con l’avvento del nuovo realismo sarà messa sotto tiro anche l’ironia. “L’ironizzazione non regge più, si è mostrata essere tutt’altro che liberante”- dice Maurizio Ferraris – l’ironizzazione di impianto tipicamente postmoderno va superata per generare qualcosa di nuovo, un’attenzione più spiccata al reale e alle sue manifestazioni.”
    Ad ogni modo la tua poesia è valida a prescindere dall’autoironia. Un caro saluto, ubaldo de Robertis

  3. Francesco Casuscelli gennaio 28, 2018 a 5:45 PM #

    è una poesia bella che piace subito appena si legge, e nella rilettura si scoprono note nascoste. Mi piace interpretare il verso “resterà un calzino bucato”, ossia qualcosa di nascosto, consumato che forse ci caratterizza di più di altre cose usate nella vita, apparentemente più luminose.

    Leggere i commenti di Ubaldo de Robertis ha aggiunto una nota di malinconia per il suo ricordo, in quel suo incedere da nudo mendicante che ci ha lasciato poesie, romanzi e buoni esempi di vita

    Un abbraccio

    Francesco

    • Paolo Statuti gennaio 28, 2018 a 5:54 PM #

      Grazie Francesco, con l’occasione ho riletto anch’io con commozione i commenti del carissimo e compianto Ubaldo, un amico da considerare come prezioso modello di vita e di arte.

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